nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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LA VIA DEL SUFISMO



di Gabriele Mandel 

I sufi sono i mistici dell'lslàm. Per i sufi non v'è differenza tra l'essere e l’infinito, poiché ogni essere può giungere all'infinito olistico che è in noi, realizzando se stesso. Ciò è possibile compiendo una via di ascesa mistica, che inizia rimuovendo psicologicamente devianze, condizionamenti e preconcetti, e giunge alla illuminazione, o piena consapevolezza di Dio.
Il primo passo da compiere è il passaggio dalla morale all' etica. Come chiave di lettura dirò che per il Sufismo la "morale" consiste in una serie memorizzata di preconcetti, che albergano nel Superlo e che, contaminando l'Io, causano la nevrosi.
Liberatosi dai preconcetti, l'individuo sviluppa l'applicazione positiva delle esperienze, e individualmente sceglie secondo il concetto di "utile" o di "dannoso" a sé e/o agli altri. Questa è l'Etica.

Per uscire dalla nevrosi, dai limiti della copionizzazione, dai condizionamenti stressanti, occorre che l'individuo sostituisca la morale impostagli nell'infanzia con l'etica sperimentata lungo il corso della vita adulta.
Ciò premesso, chi sono i Sufi?
Sono, come ho detto, i mistici musulmani, divisi in più Confraternite (simili a un dipresso agli Ordini monastici cristiani) a seconda delle correnti interpretative della mistica via dell' ascesa a Dio. Sorte dalla lettura culturalmente progredita del Corano precipua degli lraniani in unione con tecniche filosofico-sciamaniche dei Turchi, le correnti sufiche nacquero nell' Asia centrale, e dai Turchi vennero diffuse in tutto il mondo islamico.
Nel mondo turco emersero ordini che promossero correnti mistiche ricche di pensatori eminenti; presso gli Arabi (gli abitatori della Penisola arabica) e alcune popolazioni arabofone, le confraternite dei Sufi degenerarono in correnti politiche integraliste o di bassa spettacolarità a carattere magico.

Tra i sufi di maggiore importanza il persiano alHallaj, che scrisse pagine di grande affiato mistico, e che venne crocefisso dagli integralisti nel 922; il turco Ibn Sinà, noto in Europa come Avicenna (980-1037), nato in Uzbekistàn, che fu uno dei maggiori medici del Medio Evo (i suoi testi influirono considerevolmente anche sulla formazione della medicina europea); il turco afghàno Birunì (973-1048), grande maestro di scienze positive, astronomo, medico, farmacologo e matematico; l'insigne teologo Ghazalì (1058-1111), nato a Tus, nel Khorasàn -a quel tempo provincia dell 'impero turco dei Selciùkidi -paragonato in Europa a sant' Agostino, a san Tomaso d'Aquino, a Lutero; il grande matematico persiano Ornar Khayyam (1048-1131), celebrato in Europa anche per le sue libere e concettose quartine; il teologo e poligrafo andaluso Ibn al Arabì (1165-1240), che seppe conciliare i contrasti fra tradizionalismo e misticismo; e infine .Talàl alDìn Rùmì (1207-1273), nato a Balkh, in Afghànistàn, e fondatore a Konya (Turchia) della Confraternita dei Mevlevì.

E così dunque, quale è la Via della realizzazione del Sé sulla Via del sufismo? Con quale simbologia e con quale tipo di iniziazione il concetto viene veicolato?
Va detto anzitutto che i Sufi svilupparono sin da mille anni or sono una serie di pratiche psicoterapeutiche, individuali e di gruppo, del tutto precorrenti quelle attuali esercitate in Occidente, e anzi aprirono anche, mille anni or sono, i primi manicomi forniti di apparati farmacologici e terapeuti appropriati.
Questo argomento è già stato oggetto di una lunga serie di studi e di interventi in vari Congressi. Poi, in primis, il sufi non impone la sua linea di condotta etica con la forza o la persuasione. Ciò sarebbe contrario all'indicazione coranica «Nessuna costrizione in fatto di religione» (Corano, 2256).
L'insegnamento del sufi risiede soprattutto nell'esempio fornito dal suo comportamento secondo il motto di base: «Nel mondo, ma non del mondo».
Lo sforzo (il jihad, termine erroneamente tradotto in occidente con "guerra santa", quando il termine "guerra santa", alHarb alHaràm, non è mai citato dal Corano, per il quale nessuna guerra è santa, anche se fazioni sedicenti musulmane ne usano oggi per i loro scopi politici e assolutamente anticoranici), iljihad, dicevo, è sforzo dell'essere umano per convertire se stesso da pietra grezza a pietra levigata.

D'altronde l'etica dei Sufi, come giustamente osserva il giudice Said alAshmawì, un grande giurista islamico contemporaneo, recita che la religione non può venir utilizzata come politica, poiché la religione eleva, mentre la politica corrompe, limita, divide, uccide. Non si può accettare una formula religiosa spinti dall'ignoranza, dalla paura o dal preconcetto. Base di ogni religione è la fede in Dio e la rettitudine nei comportamenti. Ciò si consegue solo con la penetrazione del concetto che l'essere umano è un tutt'uno olistico con l'umanità e l'universo.

Il Sufismo è da secoli impegnato in questo conseguimento, e si proprone come risoluzione della ricerca di identità di un concetto olistico dell 'Islàm stesso, che nelle plurime e a volte perfino aberranti o inquinate manifestazioni oggi rischia di allontanarsi dai precetti coranici così come ne sono lontani (pur proclamando si invece musulmani) vari capi di Stato del periodo attuale.
Il Sufismo avvicina l'essere umano a Dio attraverso l'avvicinamento dell'essere umano a tutti gli altri esseri umani, grazie alla tolleranza per ogni pensiero differente dal proprio, al rispetto per l'individuo ma anche per i suoi diritti e per il suo ambiente.
Sin dal XII° secolo i Sufi hanno scritto nelle loro tekkye il motto «libertà, eguaglianza, fratellanza». Questo nonostante le persecuzioni da parte di dittatori, ulema corrotti, teologi limitati. Persecuzioni che sono state esemplate dalla figura di alHallaj, uno dei poeti mistici più eminenti dell'umanità tutta.

Personaggio di spicco per la comprensione dell' etica sufica è Jalal alDìn Rùmì, il Dante Alighieri della gente turca, uno dei più grandi mistici dell’umanità. Nato a Balkh (Afghànistàn) nel1207, morì a Konya (Turchia) nel 1273.
Di lui il professor Halil Cin, rettore dell’Università Selciukide di Konya, ha scritto: «Rùmì, superando le frontiere religiose del pensiero turco e dell'Islàm, è simbolo di un amore, di una tolleranza e di una pace indirizzati a tutta l'umanità. Trova la fonte dell'ispirazione nell' Islàm e nella cultura turca; li esprime e li amplifica, e li offre a tutti senza distinzione alcuna; mentre la maggior parte dei conflitti fra gli uomini deriva appunto dalla mancanza d'amore, dall' egoismo, dal fatto che non viene dato alla persona umana il valore che merita».
Questo messaggio di Rùmì trova veramente l'ambito universale nella quartina che leggiamo all'ingresso della Mevleviyya di Konya:

« Vieni, vieni; chiunque tu sia vieni,
Sei un miscredente, un idolatra, un pagano? Vieni.
Il nostro non è un luogo di disperazione,
e anche se hai violato cento volte una promessa, vieni!»


Ebbi a dire in altra sede che Rùmì ci insegnò a superare il preconcetto limitante, il condizionamento restrittivo, il ricatto morale ed ogni sentimento egoistico che acidamente semina nelle coscienze terrene l'imposizione violenta di una ideologia, sia essa politica o religiosa, che non sia a dimensione umana valida per tutta l'umanità; in grado di insegnare la pace, la tolleranza, il rispetto reciproco.
Oggi tutti invocano la pace, ma secondo i concetti di Seyyd Hossein Nasr essa non viene mai raggiunta proprio perché dal punto di vista metafisico è assurdo aspettarsi che una cultura consumistica ed egoistica dimentica di Dio e dei valori dello spirito possa darsi la pace. La pace fra gli esseri umani è il risultato della pace con se stessi, con Dio, con la natura, secondo una componente etica che abbia superato false morali, preconcetti, interessi unilaterali e presuntuose ignoranze. Essa è il risultato dell' equilibrio e dell’armonia che si possono realizzare soltanto aderendo agli ideali delle società iniziatiche. In questo contesto è di vitale importanza la pace fra le religioni. In questo campo la punta di diamante è da secoli rappresentata dal Sufismo.

In tema di pace va detto qualcosa a proposito della pace interiore che oggi gli esseri umani cercano disperatamente tanto da aver favorito l'insediamento in Occidente di pseudo-yoghi e di falsi guaritori spirituali. In realtà si avverte per istinto l'importanza dell'ascesa mistica ed etica, ma ben pochi accettano di sottoporsi alla disciplina di una tradizione autentica, .la sola che possa produrre effetti positivi.
Allora, quando si è atei, quando mancano ideali religiosi o etici o morali, molti si volgono alla droga, che è violenza su se stessi e fuga, oppure alla violenza sugli altri giungendo anche al massacro sistematico di popolazioni inermi o di gruppi etnici diversi dal propno.
Perché questo? Gli esseri umani riconoscono un solo Dio, ma in realtà molti vivono come se avessero molti dei: servono molti interessi. Così è implicito nel loro modo di agire il politeismo, l'ipocrisia per la quale da un lato professano un principio e dall'altro agiscono con una prassi opposta.
Il Sufismo cerca di portare alla luce questa ipocrisia e sanare così la malattia mortale dell' anima. Il suo scopo è rendere l'essere umano di nuovo integro, olistico, e la meta del Sufismo è questa integrità, in tutta la profondità e vastità della sua essenza, in tutta l'ampiezza compresa nella realtà dell’essere che si è realizzato spiritualmente.
La dottrina sufi è offerta all'essere umano la cui mente è confusa, come una conoscenza teorica della struttura della realtà e della posizione che in essa l'essere umano occupa. Il labirinto delle contraddizioni, paralogismi, ambiguità, le trappole intellettuali che caratterizzano certo pensiero moderno, sono il massimo ostacolo alla vita dell' anima, e possono venir risolti solo attraverso l'esperienza etica, quella dei sufi ad esempio, che libera dalle scorie del contingente e del molteplice.
Rùmì scrisse: «Le vie sono diverse, la meta è unica. Non sai che molte vie conducono a una sola meta? La meta non appartiene né alla miscredenza né alla fede; lì non sussiste contraddizione alcuna. Quando la gente vi giunge, le dispute e le controversie che sorsero durante il cammino si appianano; e chi si diceva l'un l'altro durante la strada "tu sei un empio" dimentica allora il litigio, poiché la meta è unica».

Questo non è solo il superamento della religione, ma il "rispetto" d'ogni religione, come insegna lo stesso Corano. Non vi è infatti altro testo sacro che parli così diffusamente e in modo tanto aperto dell'universalità di tutte le religioni; e ancora una volta si dimostra che i vari emiri, re e dittatori che interpretano i versetti del Corano a loro stretto beneficio momentaneo e si pretendono musulmani, in effetti sono ben lungi dall'esserlo.

In definitiva, nell' ambito dell’olismo, possiamo riconoscere al sufismo la risoluzione della dialettica fra il particolare e l'universale. E' allo stesso tempo chiusura iniziatica e confronto universale. Dalla iniziazione rituale iniziale dell'individuo giunge a porsi come ideale regolamentatore di una società universale. Non per nulla Assaf Hàled Celebì (Parigi 1987) definì il Sufismo «il rifugio degli spiriti liberi contro il fanatismo devastatore dei dogmatici».

E veniamo ora alla Via dei Sufi che conduce alla realizzazione del sé. Essa comprende cento "dimore", divise in inizi, porte, comportamenti, costumi, princìpi, valli, stati mistici, santità, realtà, dimore supreme. La presa di consapevolezza della realtà olistica, ad esempio, è della massima importanza. C'è a questo proposito un detto sufi evidente: «Prima di essere sulla Via credevo che le montagne fossero montagne, e i mari fossero mari. Quando percorsi la Via mi accorsi che le montagne non sono montagne e i mari non sono mari; e ora che sono giunto so che le montagne sono montagne e i mari sono mari».

Le varie tappe si dividono in sette gradi, o sette organi chakra, ognuno simbolizzato da un profeta-prototipo:
- il mondo della natura dell’uomo (Adamo);
- il mondo delle forme (Noè);
- il mondo della percezione spirituale (Abramo);
- il mondo dell'immaginifico (Mosé);
- il mondo dell'informale (Davide);
- il mondo della natura divina (Gesù);
- il mondo dell' essenza divina (Maometto).

Si toccano allora vari stati spirituali (ahwàl), sino all' estasi, o illuminazione in atto nella comprensione globale dell'Essenza divina; passando di volta in volta attraverso varie stazioni spirituali (maqàmàt).
La comprensione utile per ogni passaggio, e l'aderenza al mondo fenomenico sono assicurati da simboli, architetture auree, simboli geometrici e numerici che sono lo zero, l'uno, il due, il tre, il quattro, il cinque, il sei,il sette, l'otto, il nove, il dieci, l'undici, il dodici, il ventotto, il trecentossessanta.

Questa la Via dei Sufi.
Il materialismo storico ha mostrato le sue grandi incongruenze; la civiltà dei consumi ha prodotto mostri di violenza e ci ha portato ad uno stato di fallimentare degrado etico ed ecologico. Entrambi sono responsabili dei disastri d'oggi, che vedono moltiplicate le azioni negative di un tempo.
Alle soglie del XXl° secolo una delle cose necessarie alla salvezza dell'umanità, di tutta l'umanità, è la comprensione e l'accettazione dei valori globali basati sulla tolleranza, la fratellanza universale, la comprensione e l'accettazione dei valori delle varie e più disparate civiltà, che sono in effetti patrimonio comune di tutti.

(atti del Convegno “L’uomo fra materia e spirito” )
Direttore dell’Istituto di Storia e Psicologia dell’arte presso lo Iulm (Istituto Universitario di Lingue Moderne) di Milano, è stato insignito di una laurea honoris causa in Scienze islamiche dall’Università Statale di Konya (Turchia). Ha pubblicato numerosi libri, fra cui: ”Corano senza segreti (1991) e ”Saggezza islamica” (1992). E’ da decenni attivo come autore ed organizzatore di grandissimo talento anche nel campo della grafica.

sito



Un testo chiaro e molto completo nell'esposizione forzatamente concisa di un articolo.
Grandi, i Sufi che sembrano avere attraversato i secoli nella loro elegante compostezza etica, sempre assente da un giudizio verso altri umani... anche ....non in cammino.
Il loro sguardo sereno viaggia nel Tempo senza perdere la purezza delle origini.
Una corrente che conserva una freschezza e che può continuare ad offrire ad ogni viandante che cerca, perchè porta in sè l'accettazione e il riconoscimento dell'altro.

scritto da: Francesco il 22/02/2015 alle 22:20
L"Amore di Dio non ha confini.... .......Amore, amore solo amore, ove Dio oltre Dio portarmi non volesse .......a cio" lo forzerei col puro amore.....nel sublime amore si ama anche .......senza conoscere.....Amo una cosa sola e cosa sia non so" ......e per questo l"ho scelta,,,,o forse ha scelto me", perche" non la so" ......L"amore e" il nostro Dio.....tutto vive d"amore,,,,beato colui che vi resta ......praticare l"amore e" grande fatica....non solo si deve amare, ma essere ......come Lui , l"amore stesso.....La speranza finisce, la fede si fa visione ......le lingue non si parlano...e quanto costruiamo trapassa con e oltre il Tempo ......solo l"Amore resta......Dio e" Unico Amore.....!!! ......l"Anima si muove verso l"amore della belleza in se" ....del bene in se" .....dove l"amore cessa di essere legame e passione...per identificarsi con la .....cosa amata......il cammino dell"Amore e" di progressivo distacco .....bisogna imparare a non amare...per imparare ad amare....scartando le .....false immaggini di Dio....e cosi" al termine del cammino, amore, amante .....e amato sono una cosa sola....in questo senso,,,,l"amore e" la Baraka,,,, .....quell"Amore in cui l"uomo ama Dio e" lo stesso in cui Dio ama l"uomo,,,,, .....un unico amore....una stessa vita......!!! fL.....

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