nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario

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L'ECOLOGIA IN PRATICA
UNO STILE DI VITA NATURALE
PER SE' E PER IL PIANETA
L'ECOLOGIA IN PRATICA
Sono la natura
sono la terra.
i miei occhi sono il cielo,
le mie membra gli alberi.
Sono la roccia,
la profondità dell'acqua,
non sono qui per dominare
la Natura.
Io stesso sono la Natura.

Indiani Hopi

Questa terra é sacra
<b>Questa terra é sacra</b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
ONDE DI CRESCITA INTERIORE
ONDE DI CRESCITA INTERIORE La crisi ecologica - ovvero il principale problema di Gaia - non è l’inquinamento, i rifiuti tossici, il buco nell’ozono o qualcosa del genere. Il principale problema di Gaia è che un numero non sufficiente di esseri umani si è sviluppato ai livelli di coscienza postconvenzionali, planetari e globali in cui sarebbero spinti automaticamente alla cura per il globale comune. E gli esseri umani sviluppano questi livelli postconvenzionali, non imparando la teoria dei sistemi, ma passando attraverso almeno una mezza dozzina delle principali trasformazioni interiori, che vanno dall’egocentrico all’etnocentrico al mondocentrico, punto in cui e non prima, possono risvegliarsi a una profonda e autentica cura per Gaia. La prima cura per la crisi ecologica non consiste nell’imparare che Gaia è la Rete della Vita, per quanto vero ciò sia, ma nel promuovere queste numerose e ardue onde di crescita interiore, nessuna delle quali viene indicata dalla maggior parte di questi approcci del nuovo paradigma.
Continua... 
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE
UN'ALTRA ITALIA E' POSSIBILE 1 L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo. Più che in altri paesi, è visibile in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi di fondamentali valori etici; permangono aree vaste di ignoranza, incapacità, ingiustizia. Meno facilmente che altri paesi, l’Italia quindi può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche, il risanamento ambientale e morale del paese, la partecipazione diretta delle persone alla attività sociale ed una effettiva realizzazione di una sana cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero regolare ed ispirare la vita sociale collettiva. 2 Sia in Europa che nel resto del pianeta, vi è una tripla crisi :a) economica e finanziaria (causata da un modello di crescita superato) b) ambientale conseguente, c) socio-culturale. Tre grandi crisi che non trovano più risposte adeguate dal sistema della politica: non dai partiti socialdemocratici in crisi dappertutto e neppure dall’egoismo sociale e dall’indifferenza ambientale dei vari partiti conservatori. Solo un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che all’idea di una crescita senza limiti sostituisca un idea di sobrietà, che non escluda anche l’utilità di avere aree di decrescita virtuosa e felice, può essere in grado di affrontare le difficoltà del presente. ...Continua...
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO
IL BENESSERE ANIMALE E' BENESSERE UMANO di Maneka Gandhi

Mangiare carne è una delle maggiori cause della distruzione ambientale. Ogni specie non solo ha il diritto di vivere, ma la sua vita è essenziale per il benessere dell’umanità. Ciò che chiamiamo sviluppo, cioè la sterile città nella quale portiamo i nostri cani al guinzaglio, non è vita. Ci abituiamo così velocemente al malessere, alla tensione, alle carestie e alle alluvioni che pensiamo che i pezzi di carta che teniamo in tasca possano sostituire un corpo sano e una mente gioiosa. Scegliamo di non sapere che, praticamente tutte le nostre malattie sono causate dalla mutilazione e dall’uccisione di animali: dai 70.000 acri di foresta pluviale del Sudamerica abbattuti ogni giorno – che in gran parte servono per far pascolare il bestiame – fino al virus Ebola, proveniente dalle scimmie strappate dal loro habitat naturale in Africa allo scopo di fare esperimenti. Abbiamo ottenuto più cibo uccidendo i lombrichi con le nostre sostanze chimiche o abbiamo ottenuto più malattie? Abbiamo ottenuto una salute vigorosa allevando forzatamente bestiame per il latte e la carne, o abbiamo piuttosto ottenuto emissioni di gas metano che hanno contribuito enormemente all’effetto serra, mettendo in pericolo la vita del pianeta? Continua...

LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE
LA RIVOLUZIONE AMBIENTALE

di Lester Brown

Per creare una economia sostenibile bisognerà sostenere una rivoluzione ambientale, come è avvenuto per quella agricola e industriale. Alla fine del libro Piccolo è bello, Schumacher parla di una società che violenta la natura e danneggia gli esseri umani e, da quando queste parole sono state scritte, diciotto anni fa, abbiamo potuto vedere con maggiore evidenza i modi con i quali la nostra società agisce proprio in quella direzione.Mi trovavo all’aeroporto di Dulles e presi una copia del US News and World Report, che conteneva un editoriale di David Gergen, un alto funzionario dell’Ufficio Stampa di Reagan alla Casa Bianca. L’articolo descriveva quello che stava accadendo oggi alla società americana e l’autore affermava che, in un certo senso, abbiamo perso la strada. Continua...

RISPETTA LA (TUA) NATURA
<b>RISPETTA LA (TUA) NATURA </b> Michele Vignodelli

Il nostro corpo e la nostra mente sono meraviglie naturali in pericolo, da difendere come le foreste, i fiumi, il mare e le montagne. Sono continuamente aggrediti dal sistema tecnologico ed economico che ci governa, proprio come il resto del mondo naturale.
Non potremo mai rispettare e vivere veramente la suprema bellezza e armonia della natura esterna se non cominciamo da noi stessi. Eppure esiste una spaventosa ignoranza sulla nostra natura interna, che fa pensare a una congiura del silenzio.
Negli ultimi anni sono emerse abbondanti prove dell’esistenza di
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RICORDO DI IVAN ILLICH
RICORDO DI IVAN ILLICH


di Giannozzo Pucci *

Il primo libro di Illich, pubblicato alla fine degli anni '60, riguarda appunto la Chiesa nel processo di trasformazione della società moderna (The Church, change and development).
Il secondo, del 1970, intitolato "Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza": un appello alla rivoluzione istituzionale), è contro le certezze delle istituzioni che imprigionano l'immaginazione e rendono insensibile il cuore.
Poi, nel 1971, esce "Descolarizzare la società", che è stato al centro del dibattito pedagogico internazionale con la tesi che la scuola produce la paralisi dell'apprendimento e danneggia i ragazzi, educandoli a diventare meri funzionari della macchina sociale moderna. Convinto che il sistema educativo occidentale fosse al collasso sotto il peso della burocrazia, dei dati e del culto del professionalismo, combatteva i diplomi, i certificati, le lauree,
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LA VENDETTA DI GAIA
LA VENDETTA DI GAIA

di James Lovelock

La vendetta di Gaia : assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Per millenni abbiamo vissuto con la strategia del parassita, ai danni dell'organismo vivente che ci ospita. Ora, assediati dall'inquinamento e dalle crescenti anomalie del clima, siamo al punto di non ritorno. Lo sostiene uno scienziato di fama mondiale.
Il parassita e' un essere che vive a spese di un altro organismo. Se ne nutre, cresce, si riproduce e prospera. Eppure, la sua non e' una strategia lungimirante. Le energie dell'organismo ospite diminuiscono giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Finche' un giorno accade l'inevitabile: l'organismo ospite si avvia a una fine certa. E il parassita, senza risorse, e' destinato a scomparire. Questa immagine e' la perfetta metafora della storia della specie umana. A dimostrarlo sono i fatti. Migliaia di anni di occupazione del pianeta hanno provocato distruzione degli habitat, estinzione di molte specie, emissioni record di gas serra in atmosfera e nubi di polveri sottili nell'emisfero nord e sulle metropoli. Un'aggressione prolungata alla quale la Terra ora reagisce innescando una lunga serie di disastri naturali, quali inondazioni e uragani, sempre piu' numerosi e violenti, ed eventi climatici estremi, come estati torride e punte di freddo anomalo. Il pianeta che abitiamo non ha piu' anticorpi per difendersi. E allora attacca.
Lo sostiene a gran voce uno scienziato autorevole e indipendente, James Lovelock, nel suo nuovo libro, The revenge of Gaia (La vendetta di Gaia) in uscita il 2 febbraio in Gran Bretagna! . Il nostro mondo, afferma, potrebbe avere superato il punto d! i non ritorno: la soglia oltre la quale non possiamo fare piu' nulla per evitare che, entro la fine del secolo, i cambiamenti causati dall'attivita' umana distruggano la nostra civilta' Continua....
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Ambiente e Territorio


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CORONAVIRUS E 5G: DUE ARTICOLI
CORONAVIRUS E 5G: DUE ARTICOLI

di Martin Pall

La domanda che viene sollevata qui non è se il 5G sia responsabile del virus, ma piuttosto se il 5G, le radiazioni che agiscono tramite l’attivazione dei Vgcc possono esacerbare la replicazione virale o la diffusione o la letalità della malattia innescata dal Covid-19 (i Vgcc sono i canali ionici del calcio dipendenti dalla tensione elettrica presenti nella membrana delle nostre cellule, Ndr). Facciamo un passo indietro e guardiamo alla storia recente del 5G a Wuhan per avere una prospettiva su quelle domande. Un articolo dell’”Asia Times”, datato 12 febbraio 2019, ha dichiarato che a Wuhan alla fine del 2018 c’erano 31 diverse stazioni base 5G, ovvero antenne. In seguito sono stati sviluppati piani tali, che alla fine del 2019 sarebbero state installate circa 10.000 antenne 5G, la maggior parte su lampioni “intelligenti” a led 5G. Il primo lampione “intelligente” è stato installato il 14 maggio 2019 ma un numero maggiore ha iniziato a essere attivato solo nell’ottobre 2019. Questi risultati mostrano che il rapido ritmo dell’epidemia di coronavirus si è sviluppato in correlazione all’aumento di antenne 5G. Quindi abbiamo questa constatazione: il primo 5G “intelligente” della Cina, con Smart City e autostrada “intelligente”, è l’epicentro di questa epidemia, e questa scoperta che l’epidemia è diventata rapidamente più grave quando il numero di antenne 5G è salito alle stelle.
Questi risultati sono casuali o il 5G ha un ruolo “causale” nell’esacerbazione epidemica del coronavirus? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo determinare a valle gli effetti. L’attivazione di Vgcc aggrava la replicazione virale, gli effetti dell’infezione virale, specialmente in quelli che hanno ruoli nella diffusione del virus, e anche il meccanismo con cui questo coronavirus provoca la morte. Di conseguenza, la replicazione dell’Rna virale è stimolata dallo stress ossidativo. La principale causa di morte per questo coronavirus è la polmonite. La polmonite è notevolmente esacerbata da ciascuno di quei cinque effetti a valle dell’attivazione del Vgcc, calcio intracellulare eccessivo, stress ossidativo, elevazione di Nf-kappaB, infiammazione e apoptosi. La prima delle citazioni elencate di seguito mostra che i bloccanti dei canali del calcio, lo stesso tipo di farmaci che bloccano gli effetti dei campi elettromagnetici, sono utili nel trattamento della polmonite. Ciò prevede che i campi elettromagnetici, agendo tramite l’attivazione di Vgcc, renderanno sempre più grave la polmonite; quindi, le radiazioni 5G – così come altri tipi di campi elettromagnetici – possono aumentare i decessi per polmonite.
Tutti sostengono che è probabile che le radiazioni 5G esacerbino notevolmente la diffusione del coronavirus e aumentino notevolmente la mortalità delle infezioni da esso prodotte. La buona notizia è che è probabile che quelli di noi che vivono in aree senza radiazioni 5G e che evitano altri campi elettromagnetici, ove possibile, probabilmente sfuggiranno a molti degli impatti di questa potenziale pandemia globale. È altamente probabile che una delle cose migliori che Wuhan può fare per controllare l’epidemia in città sia spegnere il sistema 4G e 5G. In sintesi, abbiamo una serie di eventi collegati al 5G che si sono verificati in più di una situazione, in cui noi abbiamo dimostrato meccanismi plausibili con cui le radiazioni 5G possono causare effetti biologici dannosi. Questi includono: effetti neurologici e neuropsichiatrici, segnalati sia in Svizzera che a Stoccarda in Germania; effetti simili ma più gravi degli effetti causati da altre esposizioni ai campi elettromagnetici (tre suicidi a 11 giorni l’uno dall’altro nel personale delle ambulanze); effetti cardiaci, riportati anche in Svizzera e a Stoccarda: effetti simili a quelli trovati nell’uomo in seguito ad altre esposizioni ai campi elettromagnetici e in esperimenti su animali.Continua...
LA ZOONOSI SECONDO QUAMMEN - LA PANDEMIA DIPENDE DA NOI
LA ZOONOSI SECONDO QUAMMEN - LA PANDEMIA DIPENDE DA NOI


Intervista di Stella Levantesi a David Quammen

autore di Spillover che spiega il nesso tra uomini e pipistrelli. E perché la pandemia dipende soprattutto da noi
Otto anni fa, nel 2012, il divulgatore scientifico e autore David Quammen ha scritto nel suo libro Spillover (Adelphi, 2014), una storia dell’evoluzione delle epidemie, che la futura grande pandemia («the Next Big One») sarebbe stata causata da un virus zoonotico trasmesso da un animale selvatico, verosimilmente un pipistrello, e sarebbe venuto a contatto con l’uomo attraverso un «wet market» in Cina.
Ma non si tratta di una profezia, Quammen è arrivato a queste conclusioni attraverso ricerche, inchieste e interviste accompagnate dai dati scientifici degli esperti.Dalla sua casa in Montana, Quammen ci aiuta a comprendere meglio la pandemia di coronavirus, la sua genesi e il suo sviluppo.
Come avviene lo «spillover»? Spillover è il termine che indica quel momento in cui un virus passa dal suo «ospite» non umano (un animale) al primo «ospite» umano. Questo è lo spillover. Il primo ospite umano è il paziente zero. Le malattie infettive che seguono questo processo le chiamiamo zoonosi.
Una delle sezioni del suo libro si chiama «Tutto ha un’origine», in che modo la distruzione della biodiversità da parte dell’uomo e l’interferenza dell’uomo nell’ambiente creano le condizioni per la comparsa di nuovi virus come il coronavirus?Nei nostri ecosistemi si trovano molti tipi diversi di specie animali, piante, funghi, batteri e altre forme di diversità biologica, tutte creature cellulari. Un virus non è una creatura cellulare, è un tratto di materiale genetico all’interno di una capsula proteica e può riprodursi solo entrando all’interno di una creatura cellulare.
Molte specie animali sono portatrici di forme di virus uniche. Ed eccoci qui come potenziale nuovo ospite. Così i virus ci infettano. Così, quando noi umani interferiamo con i diversi ecosistemi, quando abbattiamo gli alberi e deforestiamo, scaviamo pozzi e miniere, catturiamo animali, li uccidiamo o li catturiamo vivi per venderli in un mercato, disturbiamo questi ecosistemi e scateniamo nuovi virus.Continua...

PERCHE' L'AUSTRALIA STA BRUCIANDO?
PERCHE' L'AUSTRALIA STA BRUCIANDO?


di Giorgio Vacchiano

Cosa dice la scienza sugli incendi in Australia? Dieci punti spiegati da un ricercatore forestale

1) Quanto territorio è in fiamme?
Gli incendi hanno percorso da ottobre a oggi circa 8 milioni di ettari di territorio tra New South Wales, Victoria, Sud Australia e Queensland - una superficie doppia a quella degli incendi del 2019 in Siberia e in Amazzonia combinati, e pari ai quattro quinti di tutte le foreste italiane. In sole quattro annate negli ultimi 50 anni la superficie bruciata in NSW ha superato un milione di ettari, e oggi ha quasi raggiunto il doppio della seconda annata più drammatica (il 1974 con 3.5 milioni di ettari percorsi). Un altro asperto inedito è la simultaneità dei fuochi su territori enormi, che che di solito si alternano nell'essere soggetti a incend. E non siamo che all'inizio dell'estate (le stagioni in Australia sono spostate di sei mesi rispetto alle nostre, quindi ora è come se fosse l'inizio di luglio), perciò queste cifre saliranno ancora, potenzialmente fino a 15 milioni di ettari percorsi dal fuoco. L'Australia è grande 769 milioni di ettari, quindi non possiamo dire che stia "bruciando un continente". Inoltre, nelle savane del centro-nord bruciano in media 38 milioni di ettari di praterie (il 20% del totale) ogni anno nella stagione secca, che in quella parte di Paese è aprile-novembre. Ma si tratta di un ecosistema completamente diverso da quello che ora è in fiamme.
2) Quale vegetazione sta bruciando?
Si tratta soprattutto di foreste di eucalipto e del "bush", una savana semi arida con alberi bassi, fitti o sparsi, fatta soprattutto di erbe e arbusti e simile alla macchia mediterranea. Si tratta di una vegetazione che è nata per bruciare: il clima dell'Australia centrale è stato molto arido negli ultimi 100 milioni di anni (da quando l'Australia ha compiuto il suo viaggio dall'Antartide alla posizione che occupa attualmente), e gli incendi causati dai fulmini sono stati così frequenti da costringere le piante a evolversi per superarli nel migliore dei modi: lasciarsi bruciare! Il fuoco infatti, se da un lato distrugge la vegetazione esistente, dall'altro apre nuovi spazi perché le piante si possano riprodurre e rinnovare. Molte specie del bush contengono oli e resine molto infiammabili, in modo da bruciare per bene e con fiamme molto intense quando arriva il fuoco. Poiché i semi di queste specie sono quasi completamente impermeabili al fuoco, questo stratagemma è l'unico modo per "battere" la vegetazione concorrente e riprodursi con successo sfruttando le condizioni ambientali avverse a proprio vantaggio. Tuttavia, questa volta le condizioni di siccità sono così estreme che sono in fiamme anche ecosistemi forestali tradizionalmente più umidi e raramente interessati dal fuoco. Continua...

DUE  FORESTE, ANZI TRE
DUE  FORESTE, ANZI TRE


di Guido Dalla Casa

La Foresta Amazzonica e la Taiga Siberiana Le due foreste più estese della Terra, diversissime per clima e caratteristiche, sono la foresta amazzonica, equatoriale-pluviale a clima quasi-costante, e la taiga siberiana, subartica e con inverni molto freddi. Un’altra grande foresta, quella dell’Africa centrale, è di natura equatoriale-pluviale. Ora stanno bruciando tutte tre, per mano umana, ed erano già piuttosto compromesse. Le cause di questi disastri sono:

1) una delle più distruttive culture umane, che ha ormai invaso tutto il mondo, cioè la civiltà industriale, con il suo tragico primato dell’economia;
2) la mostruosa sovrappopolazione umana che affligge la Terra.
La straordinaria varietà e abbondanza di viventi che caratterizza le foreste equatoriali è notissima. E’ pure conosciuto il ruolo vitale di tutte queste foreste nei grandi cicli della vita e nella regolazione dei gas principali dell’atmosfera terrestre, e in particolare del ciclo respirazione-fotosintesi su cui si regge la Vita macroscopica del Pianeta.
Le grandi foreste sono in fiamme tutte tre: la colpa non è solo “dei governi”, come si dice di solito, è anche di coloro che si oppongono al controllo delle nascite, che riconoscono un ruolo primario all’economia, che invocano la crescita come un rimedio a tutto o un fattore di “progresso”, che accettano il PIL come indicatore di benessere  o di felicità. La civetta delle nevi, quando si accorge che ci sono pochi topolini in giro (lemmings) o ne prevede la scarsità, non fa le uova; gli elefanti, che non hanno predatori, fanno pochissimi figli.
Attualmente hanno un nemico terribile, l’uomo,  ma anche in questo caso è l’economia che li uccide, dato che l’avorio ha un valore monetario. La colpa è del mostruoso cancro che divora la Terra: la crescita economica, un processo che distrugge la Vita, poiché sostituisce materia inerte a sostanza vivente. Un popolo pensa a fare più quattrini vendendo bistecche (Brasile), un altro pensa alle “nuove rotte commerciali” dell’Artide (Russia), un governo vuole far fuori anche l’Alaska e sta tentando anche con la Groenlandia (USA). Ovunque gli stessi mali che portano alla morte: l’economia, la crescita, la globalizzazione. Continua...

ADATTAMENTO PROFONDO: COME AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
ADATTAMENTO PROFONDO: COME AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

di Jem Bendell

(Abstract) Lo scopo di questo documento è di fornire ai lettori uno strumento per ripensare il proprio lavoro e la propria vita consapevoli dell’ormai inevitabile collasso sociale verso cui il cambiamento climatico ci sta portando.
L'approccio del documento verte sull’analisi degli studi più recenti sul cambiamento climatico e sulle sue conseguenze per i nostri ecosistemi, per le nostre economie e per le nostre società realizzati da riviste epubblicazioni accademiche provenienti da istituti di ricerca.
La conclusione di questo studio, in sintesi, è che ci sarà un collasso sociale nel breve termine con gravi conseguenze nella vita di ogni persona. Il documento passa in rassegna alcuni dei motivi per cui il negazionismo sul cambiamento climatico esiste in particolare nelle professioni di ricerca epratica della sostenibilità portando alle argomentazioni qui presentate finora assenti nella letteratura prodotta su questi campi.
Questo articolo offre inoltre una nuova meta-definizione delle implicazioni per la ricerca, per la pratica organizzativa, per lo sviluppo personale e per la politica pubblica chiamata Agenda per l’Adattamento Profondo (Deep Adaptation Agenda). Proseguendo nella lettura verranno spiegati concetti chiave del programma di resilienza, rinuncia e ripristino. Questo programma non cerca di basarsi sulle conoscenze già esistenti sull'adattamento climatico, dal momento che introduce un nuovo punto divista per cui risulta ormai inevitabile il sopraggiungere di un collasso sociale.
L'autore ritiene che questo sia uno dei primi articoli nel campo della gestione della sostenibilità dove si conclude che il collasso sociale indotto dal clima sia ormai inevitabile nel breve termine e invita per questo motivo gli studiosi a esplorarne le implicazioni.
INTRODUZIONE Possono i professionisti nel management della sostenibilità, della politica e della ricerca - me compreso - continuare a lavorare con il presupposto o la speranza di poter rallentare i cambiamenti climatici o di reagire adeguatamente per sostenere la nostra civiltà?
Man mano che le informazioni inquietanti sul cambiamento climatico mi si sono palesate davanti non potevo più ignorare questa domanda e ho quindi deciso di investire due mesi all’analisi degli ultimi studi sul clima. Quando ho iniziato a concludere che non è ormai più possibile ragionare su questo presupposto o coltivare speranze, mi sono posto una seconda domanda: all’interno dei loro lavori, i professionisti del settore della sostenibilità stanno discutendo la possibilità che sia troppo tardi per evitare una catastrofe ambientale con le sue relative conseguenze?
Una rapida revisione della letteratura ha rivelato che i miei colleghi professionisti non hanno pubblicato lavori che esplorino o partano da questa prospettiva. Ciò mi ha portato a una terza domanda: perché i professionisti del settoredella sostenibilità non stanno esplorando questo problema di fondamentale importanza per tutto il nostro campo e per le nostre vite personali?
Per rispondere a questo terzo quesito ho attinto all'analisi psicologica, alle conversazioni con i colleghi, alle recensioni dei dibattititra ambientalisti nei social media e all'auto-riflessione sulla mia stessa reticenza. Arrivato alla conclusione che sia necessario promuovere la discussione sulle implicazioni di un collasso sociale innescato da una catastrofe ambientale, mi sono quindi posto una quarta domanda: qualisono le modalità con cui le persone parlano di collasso all’interno socialmedia?
Ho identificato una varietà di concettualizzazioni e, infine, da quelle mi sono chiesto: che cosa potrebbe fornire una mappa utile alle persone per essere guidate in un problema così complesso? Ho attinto perciò ad una serie di letture ed esperienze nel corso dei miei 25 anni di esperienza nel campo della sostenibilità per delineare un programma che ho definito Adattamento Profondo (Deep Adaptation) al cambiamento climatico.  Continua...
LA DOPPIA VERITA' SUL 5G
LA DOPPIA VERITA' SUL 5G


di Claudio Poggi

In questo articolo affronterò tre argomenti: il Principio di Precauzione: come potrebbe/dovrebbe essere inteso, e come è invece interpretato; il 5G: le criticità della nuova tecnologia; la sistematica demolizione dell’approccio protezionistico più avanzato al mondo: quello italiano.
PRINCIPIO DI PRECAUZIONE La prima volta accadde (a mia memoria) in un posto che difficilmente si potrebbe immaginare… il deserto sabbioso della Penisola Arabica [2], e precisamente fu quando igovernanti dell’Arabia Saudita decisero che era arrivato il momento di introdurre, nello stato da loro amministrato, la telefonia cellulare.Era infatti successo che nei pressi della capitale saudita sorgessero, ad alcuni chilometri di distanza tra loro, le antenne di Radio Riad ed un campo da calcio, nel quale accadevano le cose piu’ strane, causate dall’energia elettromagnetica “catturata” dalla tensostruttura che lo proteggeva dai raggi solari.
Non entrerò nei dettagli, basta sapere che da questa situazione i pianificatori sauditi trassero una lezione: con i Campi Elettromagnetici non si scherza.
Saggiamente dunque pensarono di valutare l’impatto della nuova tecnologia PRIMA di adottarla, quando cioè si era ancora in tempo per prendere tutte le misure precauzionali, e NON DOPO, quando sarebbe stato molto più difficile e costoso farlo.
Vennero convocati esperti, furono eseguiti lunghi ed approfonditi studi e finalmente si decise di adottare la seguente formulazione per il Principio di Precauzione: ”Un danno sospettato deve essere trattato come un danno reale, fino a prova contraria, soprattutto se tale danno riguarda la salute o la sicurezza delle persone”.Alla luce di questo poi si procedette a progettare e realizzare la rete cellulare, con il minimo impatto possibile (veramente!) sulla popolazione. Cosi’ si fa.
Nella civilissima ma algida Europa si preferisce esprimere il Principio di Precauzione usando una ventina di pagine, fitte fitte, in cui c’e’ tutto e il contrario di tutto, esattamente come le clausole delle assicurazioni.
Spesso viene ripetuto che deve essere tutelata la salute della popolazione, anche in caso di incertezza scientifica, ecc. ecc., ma poi, tra le righe, nascosto sotto mille parole rassicuranti si trova il vero faro guida del Principio di Precauzione europeo: “6.3.4 Esame vantaggi e oneri… L’esame dei vantaggi e degli oneri dovrebbe tuttavia comprendere un’analisi economica costi/benefici quando ciò sia adeguato e realizzabile… “. Dunque: la salute è solo una delle cose da considerare , un’ altra è la convenienza economica. E infatti, guarda che combinazione, nel caso del Campo Elettromagnetico, come in molti altri, l’onere della prova è a carico del Cittadino…Infine la domanda (per avere buone risposte occorre porsi buone domande): preferiamo essere tutelati dal Principio di Precauzione saudita o da quello europeo?Continua...

CAMBIAMENTO CLIMATICO: PERCHE' TUTTO PUO' COLLASSARE
CAMBIAMENTO CLIMATICO: PERCHE' TUTTO PUO' COLLASSARE

di Max Strata

La chimica-fisica dell’atmosfera funziona come un sistema complesso e diversamente non potrebbe essere all’interno delle altrettanto complesse dinamiche che determinano il comportamento delle componenti fondamentali della vita su questo pianeta.
L’aumento della temperatura, dovuto al riscaldamento prodotto dai gas serra rilasciati dalle attività umane, in questo periodo storico ha effetti che si manifestano soprattutto alle alte latitudini e che nell’emisfero nord si esprimono provocando il disgelo dei ghiaccio marino e del suolo ghiacciato (il permafrost). Per quanto riguarda il permafrost, l’aumento della temperatura è in grado di mobilizzare gli idrati di metano (1) che vi sono contenuti .
La particolare struttura chimica di questi composti permette di immagazzinare notevoli quantità di idrocarburi e si stima che un metro cubo di idrato produca circa 160 metri cubi di metano. La liberazione di questo gas è dovuta principalmente a due fattori: quello termogenico, ovvero quando il gas si origina in seguito all’alterazione termica della materia organica contenuta nelle rocce madri, oppure quello biogenico, quando il gas viene prodotto dalla decomposizione della stessa materia grazie attività di alcune specie di batteri ed è questo secondo caso quello che ci interessa più direttamente. Ma gli idrati sono imprigionati anche sotto la superificie sottomarina (in particolare della piattaforma continentale) ed è stato calcolato che abbiano una consistenza di circa 1.400 miliardi di tonnellate (Gt) di carbonio equivalente.
Il metano (CH4) è un gas estremamente attivo e una sua molecola intrappola tanto calore quanto 21 molecole di CO2. Già nelle condizioni attuali, l’enorme quantità immagazzinata potrebbe a breve rilasciare fino a 50 Gt di questo gas, un quantità tale da incrementare il contenuto di metano nell’atmosfera di un fattore dodici.
Consideriamo che gli effetti climatici di questo rilascio potenziale possono essere significativi per un periodo di tempo che va da mille a centomila anni, tanto che si ipotizza (seppure per altre cause) che l’estinzione di massa del Permiano (2), nel corso della quale scomparirono oltre il 90% delle specie marine e il 70% dei vertebrati terrestri, possa essere stata effettivamente causata da un evento di questo tipo. Continua...

NON SOLO CAMBIAMENTI CLIMATICI
NON SOLO CAMBIAMENTI CLIMATICI

di Guido Dalla Casa

Greta Greta Thunberg è una ragazza svedese che ha appena compiuto 16 anni. Ha parlato alle Nazioni Unite e in qualche altra sede “importante”. Ma è diventata famosa soprattutto per il suo discorso ai leader mondiali alla conferenza sui cambiamenti climatici che si è tenuta in Polonia alla fine del 2018. In sostanza ha detto a quei signori che stanno rubando il futuro alla sua generazione, perchè non fanno assolutamente nulla per evitare la catastrofe climatica appena iniziata. Greta ha pienamente ragione: quasi tutti gli scienziati sono d’accordo sulla gravità della situazione, tranne pochissimi, di solito ben pagati in vario modo dalle multinazionali e dagli industriali in genere. In fondo ha semplicemente detto ai leader mondiali di ascoltare gli scienziati invece che le multinazionali!
Forse non stanno rubando il futuro solo alla sua generazione, ma anche a quella dei suoi genitori.
Poi ha proclamato uno sciopero mondiale degli studenti per la giornata di venerdì 15 marzo. La sua iniziativa ha avuto un successo incredibile in centinaia di città di tutto il mondo. Forse questa grande adesione ha spaventato alcuni “sviluppisti” che hanno gridato allo scandalo e si sono tirati dietro il solito gruppetto di intellettuali e giornalisti servi del sistema: qualcuna/o è arrivata/o a lanciare maledizioni alla ragazza svedese, che comunque ha certamente ottenuto almeno un risultato. Ora se ne parla molto più di prima.
Di solito, i convegni sul clima si concludono con discorsi molto vaghi sui limiti di temperatura entro cui andrebbe tenuto il riscaldamento globale della Terra. Già questo fatto ha l’aria di una colossale presa in giro, dato che il legame fra emissioni di gas-serra e aumento di temperatura media è sicuro ma numericamente poco definibile: quindi non ne faranno niente. La limitazione andrebbe fatta sulle quantità di gas-serra emessi, in particolare di CO2, che viene riversata nell’atmosfera in miliardi e miliardi di tonnellate ogni anno. Dati i numeri attuali, le emissioni di questo gas dovrebbero essere quasi azzerate, il che significa porre subito fortissime limitazioni all’estrazione e sfruttamento di tutti i combustibili fossili, che ora alimentano in gran parte la produzione di energia e i trasporti di tutto il mondo. Invece le emissioni, già enormi, sono in forte aumento anche negli ultimi anni, e tale andamento continua senza soste. Continua...
DECRESCITA COME SOLUZIONE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI
DECRESCITA COME SOLUZIONE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

di Luca Madiai e Gloria Germani

Forse non è del tutto chiaro che, se vogliamo quantomeno limitare l'aumento inesorabile delle temperature globali e tutti gli effetti negativi che ne conseguiranno, dobbiamo abbandonare prima possibile un modello economico-sociale basato sulla crescita.
La crescita dei pannelli fotovoltaici e delle auto elettriche, sebbene auspicabile in parte,  non  sarà sufficiente a invertire la rotta intrapresa. Non basterà usare di più la bicicletta, abbassare di qualche grado il termostato o rinunciare alla carne per qualche giorno.
Quello che occorre fare per tentare di limitare le conseguenze dannose del nostro incosciente sviluppo, è compiere un'autocritica profonda e cominciare a ricostruire una società fondata su un nuovo modo di pensare e vedere il mondo: non più centrata sull'ego individuale, ma su una forte consapevolezza di interconnessione e interdipendenza; non più sostenuta dalla competizione bensì dalla collaborazione; non più regolata dalle algide leggi di mercato a da condivisi principi etici; non più alimentata dalle brevi  gioiette  del consumismo, ma dalla riscoperta che armonia e felicità sorgono dalle relazioni;  non più una società improntata al modello maschilista, dove dominano il calcolo e l'aggressività, ma ai tratti femminili della cura, dall’ascolto e della sensibilità.
E tutto questo, in fin dei conti, non lo dobbiamo fare solo per risolvere la crisi climatica, poiché la crisi nella quale oggi siamo immersi  non riguarda solo il clima e l'ambiente,  ma è una crisi di una economia “inventata”( Latouche)   che   riguarda  l'economia e la società nel loro insieme (divario tra ricchi e poveri crescente, instabilità, disoccupazione, migrazioni) e in ultima analisi dell'uomo stesso (i suicidi e il malessere psichico è più sempre  più altro  nei paesi ricchi). Continua...
GEORGESCU-ROEGEN PER LA DECRESCITA
GEORGESCU-ROEGEN PER LA DECRESCITA

di Luca Madiai

Tra i precursori della decrescita di Serge Latouche non poteva mancare Georgescu-Roegen, il padre della bioeconomia, un matematico rumeno che ha finito per occuparsi di economia e delle sue implicazioni sociali e ambientali. Sebbene i suoi ultimi scritti siano risalenti alla fine degli anni ottanta, le sue riflessioni sono, purtroppo direi, ancora all’avanguardia.
Sono numerosi gli spunti forniti dai lavori di Georgescu-Roegen, molti dei quali oggi si ritrovano tra i capisaldi del movimento per la decrescita. Nel suo programma bioeconomico minimale ha condensato gran parte di questi punti: uno tra tutti è quello che si riferisce al valore della sobrietà, unito alla consapevolezza dei limiti delle risorse e degli effetti negativi, sia a livello individuale che collettivo, del superamento di detti limiti.
«Dobbiamo curarci dalla passione morbosa per i congegni stravaganti», «dobbiamo liberarci anche della moda, quella “malattia della mente umana”. […] È veramente una malattia della mente gettar via una giacca o un mobile quando possono ancora servire al loro scopo specifico. Acquistare una macchina nuova ogni anno e arredare la casa ogni due è un crimine bioeconomico». Altri punti sono la durabilità e la riparabilità degli oggetti prodotti, quindi l’abolizione di quella che ormai oggi è tristemente conosciuta come obsolescenza programmata. «I beni devono essere resi più durevoli tramite una progettazione che consenta poi di ripararli».
La messa al bando degli armamenti che, oltre a essere un pericolo costante per il mantenimento della pace, rappresenta un ingente spreco di risorse, che invece potrebbero essere impiegate per «aiutare le nazioni in via di sviluppo ad arrivare il più velocemente possibile a un tenore di vita buono (non lussuoso)».
La riduzione dei consumi deve essere però accompagnata dalla riduzione della popolazione mondiale, «portandola a un livello in cui l’alimentazione possa essere adeguatamente fornita dalla sola agricoltura biologica», e nel contempo dall’incremento invece dell’efficienza di conversione energetica. Georgescu-Roegen individua, tra le fonti energetiche primarie, il sole come l’unica a poter realmente apportare un cambiamento migliorativo nell’approvvigionamento energetico e in tutte le questioni a esso connesse, non solamente di natura economica ed ecologica. «Solo una forma di energia accessibile arriva a noi in modo continuo e quasi a costo zero: l’energia solare» afferma Georgescu-Roegen evidenziando subito però il suo principale svantaggio, ovvero quello «di giungere a noi in una forma altamente diluita, come una pioggia estremamente fine», cioè con una bassa densità energetica. Tuttavia resta il fatto che «l’energia terrestre è molto scarsa rispetto all’energia solare, la quale è inoltre un bene libero».
Nel condensato del programma non manca di evidenziare il grande paradosso dell’attuale sistema economico, quello di correre sempre più forte, producendo e consumando sempre di più, senza alcun apparente scopo se non quello di aumentare ulteriormente i nostri ritmi, non prendendo in considerazione alcun limite. Continua...
ECCO IL PICCO DI PETROLIO E NON E' UNA ESERCITAZIONE
ECCO IL PICCO DI PETROLIO E NON E' UNA ESERCITAZIONE

di Pietro Cambi

il k2, un picco meraviglioso Uh, guarda, avevamo ragione. Il picco del petrolio “convenzionale”, come da noi di Aspo Italia a suo tempo previsto una quindicina di anni fa, è avvenuto nel 2008.No so nemmeno io quante volte ne ho scritto. 
Non lo dice una cassandra qualunque. Lo dice L’IEA ( International Energy Agency), ovvero una dei due più titolati osservatori internazionali del settore. A pagina 45 del suo rapporto annuale, uscito tre giorni fa.“La produzione di petrolio greggio convenzionale ha raggiunto il suo picco nel 2008, a 69,5 Mb / g, e da allora è diminuita di circa 2,5 Mb / g.”Avevamo ragione, CHIARO?!!!
E’ una svolta epocale. L’IEA , insieme alla sua “cugina “EIA ha sempre negato anche solo il concetto di picco del petrolio, figuriamoci la possibilità che si verificasse, anche in un futuro più o meno lontano. L’anno scorso aveva fatto timide assunzioni che potevano far intravedere qualche problema. Quest’anno è come se fosse caduto un velo.
Come previsto da uno dei più famosi membri dell’associazione, il picco del petrolio è stato riconosciuto, ex post, dopo quasi dieci anni, guardando “nello specchietto retrovisore.  Se la produzione mondiale è ancora aumentata, si deve, sostanzialmente, al recupero di produttività dell’Iraq e dell’ex URSS ed all’esplosione del fenomeno dello shale gas & fracking, che , sostanzialmente, è stato sostenuto solo da enormi afflussi di dollari, costituendo ad oggi, una minaccia per l’economia mondiale maggiore di quella dei famigerati mutui subprime che innescarono la recessione dieci anni fa.
Non solo: l’aumento della domanda per i prossimi anni dovrà essere coperto da pochissimi paesi, che hanno in realtà poche speranze di aumentare la propria produzione. L’esplosione dei prezzi, l’arrivo del picco non solo del petrolio ma dei combustibili fossili potranno essere evitati solo da una triplicazione della produzione degli Usa da shale gas&oil. Una cosa, sostanzialmente, impossibile per motivi temporali, geologici, finanziari, sistemici. Questo scenario di una specie di “rinascimento petrolifero”, con un poderoso sforzo per aumentare la produzione è stato chiamato “new policies “. Continua...
L'UOMO GUARISCE CON LE CATASTROFI
L'UOMO GUARISCE CON LE CATASTROFI

di Guido Dalla Casa

L’uomo non evita mai le catastrofi. Ne guarisce. ​​​​​Non mi ricordo più chi l’ha scritto, ma mi sembrano parole adattissime alla situazione attuale.  Moltissimi scienziati, filosofi, pensatori – non politicanti - sono d’accordo sulla estrema gravità della situazione del Pianeta. Si tratta di una maggioranza schiacciante, ormai non più neanche mascherata dalla piccola minoranza che esprime parere contrario, costituita in gran parte da pochissimi scienziati-filosofi pagati dalle multinazionali e dagli industriali in genere; anche se i mezzi di informazione fanno tutto il possibile per far apparire “i due pareri” come numericamente quasi-paritetici e per rovesciare il principio di precauzione, allo scopo di continuare tutto come prima. I cambiamenti climatici, ormai evidenti e velocissimi, sono uno dei sintomi del male.
Ricordiamo “I limiti dello sviluppo”: il grafico BAU (business as usual), uscito dal calcolatore quasi 50 anni orsono, indicava proprio in questo decennio (2010-20) l’inizio dei grossi guai. E così sta accadendo. Successivamente, in assenza di modifiche delle interazioni fra le grandezze considerate (che significa il modo di vivere) nelle proiezioni di quel rapporto si nota la scomparsa, a partire dal 2050, di almeno cinque-sei miliardi di umani, oltre l’estinzione e lo sterminio evidente, già iniziato da tempo, di un numero molto più grande degli altri esseri senzienti.
Se nell’umanità restasse un briciolo di saggezza, si dovrebbe procedere come segue. Occorre, a partire da domattina, e senza condizioni:
- Inondare il mondo di anticoncezionali; - Diventare tutti quasi-vegetariani, come oranghi, gorilla, scimpanzè e bonobo; - Cessare ogni estrazione e impiego di combustibili fossili; - Non costruire più alcun veicolo con motore a combustione interna; - Cessare ogni “produzione” di energia di origine non solare diretta; - Smettere immediatamente la produzione e l’impiego di materie plastiche;- Chiudere tutti gli impianti petrolchimici, o di chimica industriale in genere; -  Non abbattere più alcun albero, né distruggere un solo metro quadrato di foreste, né boschi in generale;-  Cessare immediatamente qualunque monocoltura e impiego di pesticidi; - Non parlare più di economia, del PIL, dello spread, del reddito e simili amenità. Forse abolire anche il denaro e i concetti di ricchezza e povertà. Chiudere tutte le Borse: abbiamo vissuto almeno uno-due milioni di anni senza tutte queste sovrastrutture inutili e soprattutto dannose. Continua...
L'ONDATA DI CALDO GLOBALE E IL COLLASSO DELLA CIVILTA'
L'ONDATA DI CALDO GLOBALE E IL COLLASSO DELLA CIVILTA'


di Nafeez Ahmed 

Benvenuti in un pianeta [con rialzo termico] di 1°C: il precursore della catastrofe di 8°C in 82 anni, se continuiamo a consumare combustibili fossili come se non ci fosse un domani.
Gli eventi meteorologici estremi dell’estate 2018 non sono solo sintomi della crisi climatica. Sono le prime avvisaglie di un processo di collasso della civiltà che si protrae, mentre le società industriali affrontano alcuni dei sintomi iniziali per l’aver già superato i limiti di un clima sicuro. Questi eventi sono un assaggio delle cose che verranno su una traiettoria di normalità. Essi suscitano la sensazione di quanto siano vulnerabili al collasso i sistemi di civiltà industriale, a causa dell’escalation degli impatti climatici. E sottolineano l’urgente necessità che le comunità intraprendano iniziative per raggiungere una transizione sistemica di civiltà, verso sistemi post-capitalisti che possano sopravvivere e prosperare dopo i combustibili fossili. 
Il “destino tragico” del clima è già qui  Il clima estremo di quest’estate ha colpito nel segno la cruda realtà. Il disastro climatico non è previsto che si verifichi in un remoto futuro astratto.È qui, e ora. Siccità che minacciano forniture alimentari, inondazioni in Giappone, precipitazioni estreme negli Stati Uniti orientali, incendi in California, Svezia e Grecia.
Nel Regno Unito, i turisti che tentavano di attraversare il tunnel della Manica verso la Francia hanno dovuto affrontare massicce code, quando i servizi di condizionamento dell’aria sui treni sono andati in tilt a causa dell’ondata di caldo. Migliaia di persone sono state bloccate senza acqua per cinque ore a 30°C di calore.Nel sud del Laos, forti piogge hanno provocato il crollo di una diga, rendendo migliaia di persone senzatetto e inondando diversi villaggi. Le notizie sono giunte in modo fitto e veloce, da tutto il mondo. La maggior parte dei media tradizionali non ha segnalato questi incidenti come sintomi di una crisi climatica in evoluzione. Alcuni commentatori hanno sottolineato che gli eventi potrebbero essere collegati ai cambiamenti climatici.
Proprio nessuno ha riconosciuto che questi eventi meteorologici estremi potrebbero essere collegati al fatto che, dal 2015, abbiamo sostanzialmente abitato un pianeta che è già circa 1°C più caldo della media preindustriale: e che quindi stiamo già, sulla base della migliore scienza disponibile, abitando in un clima pericoloso. Continua...

CRONACA DI UN APOCALISSE ANNUNCIATA
CRONACA DI UN APOCALISSE ANNUNCIATA

di Massimo Sandal

Questa storia è già successa. Due miliardi e mezzo di anni fa una masnada di organismi viventi aveva fame di energia, e alcuni di loro trovarono un modo per ottenerla, eternamente e a buon mercato. Quel patto col demonio però aveva un prezzo: diffondere gas letali, ciecamente, nell’atmosfera. Nel giro di poco tempo le emissioni di gas avvelenarono l’aria, sconvolsero la geologia del pianeta e condannarono incalcolabili quantità di individui. Le rocce si corrodevano, il pianeta si coprì letteralmente di ruggine. Pochi fortunati se la cavarono: alcuni nascosti in nicchie dove il gas non riusciva ad arrivare, altri impararono a conviverci, a utilizzarlo a proprio vantaggio, finché quel veleno non divenne addirittura indispensabile.
Il gas velenoso era l’ossigeno, e i colpevoli si chiamavano cianobatteri o alghe azzurre: i primi microrganismi che emettevano ossigeno tramite la fotosintesi, come oggi fanno le piante. Il Great Oxygenation Event, variamente reso in italiano come "grande evento ossidativo" o "catastrofe dell'ossigeno", è oggi spesso considerato la prima estinzione di massa del pianeta Terra. L’ossigeno infatti di per sé è un gas tossico. Lasciato a sé stesso aggredisce le molecole biologiche. Riusciamo a domare l’ossigeno e a respirarlo solo perché vari enzimi si occupano incessantemente di spazzare via i prodotti reattivi che ucciderebbero le nostre cellule. Anche se non abbiamo tracce dirette della morìa che accadde con il Great Oxygenation Event, fu senza dubbio una catastrofe ecologica senza precedenti
Due miliardi e mezzo di anni dopo i gas cambiano, la situazione è la stessa. Il report 2018 dell’International Panel on Climate Change non lascia più spazio non dico all’ottimismo, ma alla semplice speranza, che è sempre l’ultima a morire ma è in seria agonia. Primo, è necessario mantenersi sotto +1,5 C di riscaldamento - entro il 2100 - per avere qualche possibilità di gestire il cambiamento. Secondo, bisogna farlo in fretta, entro circa un decennio. Terzo, richiede dei cambiamenti economici, politici, culturali tali e talmente globali in un lasso di tempo talmente ridotto da essere praticamente impossibile. +2 gradi di riscaldamento sono garantiti. Anche seguendo alla lettera gli attuali patti per tagliare le emissioni, ci troveremo serenamente a +3 gradi entro il 2100.
Ogni decimo di grado fa differenza, perché gli effetti del riscaldamento globale non sono lineari. Per esempio se inizia a sciogliersi il permafrost, il terreno gelato nell’Artico, si scongeleranno anche tonnellate di materia organica che diventerà ulteriore CO2 in atmosfera, creando un circolo perverso. Continua...
SILENZIO E PRESENZA DEL TUTTO
SILENZIO E PRESENZA DEL TUTTO


Intervista radiofonica di Krista Tippett con Gordon Hempton

Il silenzio è una specie in via di estinzione, dice Gordon Hempton. Definisce il silenzio reale come presenza - non un'assenza di suono, ma un'assenza di rumore. La Terra, come lui afferma, è un jukebox alimentato ad energia solare. La quiete è un think tank dell'anima. Prendiamo il mondo attraverso le sue orecchie Gordon Hempton è fondatore e vice presidente della One Square Inch of Silence Foundation con sede a Indianola, nello stato di Washington. I suoi libri comprendono, insieme a John Grossman,  One Square Inch of Silence: Quest One Man's Preserve Quiet . Ha prodotto più di 60 album di paesaggi sonori naturali. Trascrizione dell'Intervista:

K. Tippett: Gordon Hempton afferma che il silenzio è una specie in via di estinzione. È un ecologista acustico - un collezionista di suoni in tutto il mondo. Lui Definisce il silenzio reale come presenza - non un'assenza di suono, ma un'assenza di rumore. La Terra, come afferma Gordon Hempton, è un "jukebox alimentato ad energia solare". La Quiete è un "think tank of the soul". Prendiamo il mondo attraverso le sue orecchie.
G. Hempton: Non molto tempo fa si presumeva che l'acqua pulita non fosse importante, che vedere le stelle non fosse così importante. Ma ora lo è. E ora penso che ci stiamo rendendo conto che la tranquillità è importante e abbiamo bisogno di silenzio. Quel silenzio non è un lusso, ma è essenziale.
K. Tippett: "The Last Quiet Places". Sono Krista Tippett, e questo è On Being . Gordon Hempton vive a Joyce, Washington, vicino all'Olympic National Park, un posto che chiama "Yosemite dell'ascoltatore". Ho parlato con lui nel 2012. Ha registrato tronchi di abete Sitka nel Pacifico nord-occidentale, tuono nel deserto del Kalahari, all'alba attraversando sei continenti. Il suo lavoro appare in film, colonne sonore, videogiochi e musei. E Gordon Hempton potrebbe aver inventato "l'attivismo del silenzio" - l'altra passione animata della sua vita.
K. Tippett: Dove sei cresciuto? Non l'ho visto da nessuna parte.
G. Hempton: Da bambino, ero un membro di una famiglia militare, ho iniziato nel sud della California, poi sono andato alle Hawaii, poi sono tornato in California prima di andare a Washington, DC, Seattle, San Francisco, e quindi posso dire di dozzina di altri posti prima che uscissi dal liceo. Così quando è stata l'occasione per andare al college, ho deciso di riempire lo spazio intermedio andando nel Midwest, l'Università del Wisconsin.
K. Tippett: Quindi non c'era davvero - non c'è davvero un posto dove tu - che sembrasse un centro di gravità anche con tutto ciò che si muoveva.
G. Hempton: Oh, c'è sicuramente, e questo è le Hawaii. Continua...

SIAMO CONDANNATI AL CAMBIAMENTO CLIMATICO?
SIAMO CONDANNATI AL CAMBIAMENTO CLIMATICO?


di Patrick Barkham 

Mayer Hillman parla di una realtà climatica che nessun’altro osa menzionare.Ecco di cosa parla. “Siamo condannati,” dice Mayer Hillman, con un sorriso così radioso che occorre qualche istante per capire veramente il senso della frase. “Il risultato è la morte ed essa rappresenta la fine della maggior parte delle forme di vita del pianeta, perché siamo diventati completamente dipendenti dai combustibili fossili. Non c’e modo di invertire il processo che sta provocando la fusione delle calotte glaciali. E, a quanto pare, sono pochi quelli in grado di riconoscerlo.”
Hillman, un ottantaseienne studioso di scienze sociali e membro emerito anziano del Policy Studies Institute, lo riconosce. Le sue fosche previsioni su un cambiamento climatico ormai fuori controllo, e lo dice senza enfasi, sono “le sue ultime volontà e il suo testamento.” Il suo ultimo intervento nella vita pubblica.”Non ho intenzione di scrivere più niente perché non c’è più nulla da dire,” aveva affermato la prima volta che lo avevo sentito parlare, di fronte ad una platea sbalordita all’Università dell’East Anglia, l’anno scorso.
Da Malthus, fino al Millennium Bug, le teorie apocalittiche hanno sempre dato risultati assai poco significativi. Ma, quando vengono da Hillman, potrebbe valere la pena starle a sentire. In più di 60 anni, nelle sue ricerche, ha utilizzato dati di fatto per sfidare l’opinione comune degli uomini politici. Nel 1972 aveva criticato i centri commerciali extra-urbani vent’anni prima che il governo, per fermare la loro diffusione, cambiasse la regolamentazione urbanistica. Nel 1980 aveva raccomandato la sospensione della chiusura delle linee ferroviarie secondarie e, solo ora, alcune di queste tratte dismesse vengono riaperte. Nel 1984 aveva proposto un punteggio energetico per le abitazioni, diventato in seguito legge dello stato nel 2007. E, più di 40 anni or sono, aveva prescentemente sfidato la corsa alla crescita economica della società.
Quando ci eravamo incontrati nella sua rimessa ristrutturata di Londra, la classica Dawes da corsa appoggiata speranzosamente al muro dell’ingresso (con uno stroke e un triplo bypass coronarico gli è stato proibito di pedalare), la preoccupazione di Hillman era stata quella che non uscissimo dal campo delle sue ricerche più conosciute, quelle che mettono in dubbio la supremazia dell’automobile.
Con la condanna che ci aspetta, sostenere la causa della bicicletta come mezzo primario di trasporto è abbastanza futile,” dice. “Dobbiamo smetterla di bruciare combustibili fossili. Troppi aspetti della vita dipendono dai combustibili fossili, con l’eccezione della musica, dell’amore, dell’istruzione e della felicità. E’ queste le cose, che non dipendono dai combustibili fossili, che dobbiamo focalizzarci.” Continua...

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
E LA GRANDE CECITA'

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO<BR> E LA GRANDE CECITA'


di Guido Viale

Il cambiamento climatico in corso è il grande assente dalle politiche non solo italiane, ma anche europee e mondiali. Con poche eccezioni lo si nomina solo per non doverne più parlare.
C’è un negazionismo esplicito che risorge periodicamente nonostante l’evidenza dei fatti (...); un negazionismo di fatto che consiste nel parlarne e farne parlare il meno possibile ("i problemi sono altri"… “il problema è la crescita”…); e c’è un negazionismo opportunista che dice tutto e il contrario di tutto (...).Ma in tutti e tre i casi i negazionisti hanno un denominatore comune, come spiega Naomi Klein in Una rivoluzione ci salverà: tutti sanno che una catastrofe è alle porte, ma hanno anche capito che per fermarla bisognerebbe cambiare alle radici l’organizzazione sociale, e non sono disposti a farlo. Non possono farlo, ma non possono nemmeno pensarlo, cioè concepirne e accettarne le implicazioni. Ma attenzione, una pigrizia mentale come questa colpisce spesso anche noi…
Bisogna invece prender atto che il cambiamento climatico sta assumendo un andamento irreversibile. Ce lo dicono innanzitutto i glaciologi: i ghiacciai continuano ad arretrare e non torneranno più come prima; e così le calotte polari. In tutto l’emisfero boreale si sta sciogliendo il permafrost, liberando quantità sterminate di metano (un gas serra 20 volte più potente della Co2). E altro metano viene sprigionato dal riscaldamento dei fondali artici.
Non si alzerà solo il livello del mare; cambieranno le correnti marine, a partire da quella del Golfo; e quelle aeree, come El Nino e i monsoni, alterando completamente l’assetto climatico del pianeta e moltiplicando, come già accade, gli eventi estremi destinati a trasformarsi in catastrofi. Mentre nelle aree tropicali e temperate avanza ovunque il deserto. E’ altamente improbabile che questo processo si arresti o addirittura si inverta per tempo: gli obiettivi fissati al vertice di Parigi sul clima sono insufficienti, ma nemmeno quelli vengono rispettati. Il tempo passa e tutti i cambiamenti in corso stanno subendo un’accelerazione imprevista. 
Il mondo in cui vivranno i nostri nipoti, ma forse già i nostri figli, se non anche alcuni di noi, non sarà più quello che conosciamo; sarà molto più ostico e renderà a tutti la vita molto più difficile, e a molti impossibile. Continua...

SIAMO TUTTI MIGRANTI DEL CLIMA
SIAMO TUTTI MIGRANTI DEL CLIMA


di Jeffrey Sachs 

Gli uomini moderni, nati in una era climatica chiamata Olocene, hanno varcato il confine di un'altra epoca, l'Antropocene. Ma al posto di un Mosè che guida l'umanità in questo nuovo e pericoloso contesto selvaggio, una banda di negazionisti della scienza e inquinatori oggi trascina l'umanità verso pericoli sempre maggiori. Oggi siamo tutti rifugiati climatici e dobbiamo individuare un percorso verso la salvezza.
L'Olocene è stata l'era geologica che ha preso avvio più di 10.000 anni fa, con condizioni climatiche favorevoli che hanno permesso la civilizzazione umana come la conosciamo. L'Antropocene è una nuova era geologica con condizioni ambientali che l'umanità non ha mai sperimentato prima. Purtroppo, la temperatura della Terra ora è più alta rispetto all'Olocene, a causa dell'anidride carbonica che l'umanità ha emesso nell'atmosfera bruciando carbone, petrolio e gas e trasformando indiscriminatamente le foreste e le praterie del mondo in fattorie e pascoli.
Nel nuovo ambiente le persone già soffrono e muoiono, ed è in arrivo molto di peggio. Si stima che lo scorso settembre l'uragano Maria abbia causato più di 4000 morti a Puerto Rico. Gli uragani ad alta intensità stanno diventando più frequenti e le forti tempeste stanno causando un numero crescente di inondazioni, per il maggiore trasferimento di calore dalle acque degli oceani la cui temperatura è in crescita, della più elevata umidità presente nell'aria più calda, e dell'aumento dei livelli del mare – il tutto reso più estremo dai cambiamenti climatici indotti dall'uomo.
Proprio il mese scorso, oltre 90 persone sono morte nella periferia di Atene a causa di un devastante incendio boschivo alimentato dalla siccità e dalle alte temperature. In modo analogo, quest'estate, enormi incendi boschivi stanno infuriando anche in altre località sempre più calde e quindi aride, tra cui California, Svezia, Gran Bretagna e Australia. L'anno scorso, il Portogallo è stato devastato. Quest'estate molto spesso si stanno raggiungendo temperature record in tutto il mondo. Continua...

CRESCITA? QUALE CRESCITA?
CRESCITA? QUALE CRESCITA?

di Max Strata

Qualche sera fa, dopo molte settimane, ho nuovamente acceso la TV e intorno alle 21 ho assistito ad un “talk show informativo” che veniva trasmesso da una rete nazionale. Sono davvero rare le occasioni in cui decido di dedicare del tempo a visioni di questo genere ma, con l'inconscia e assurda speranza che qualcosa fosse mutato, ancora una volta ho provato ad ascoltare i cosidetti esperti (...) che si accapigliavano sul tema della crescita economica di questo Paese. L'accento, per l'ennesima volta, era posto sul perchè la crescita sia necessaria, su come sia possibile ottenerla e su come andassero letti i più recenti dati macroeconomici e un modestissimo incremento del PIL.
Nel dibattito sono comparsi giornalisti, politici, sindacalisti, docenti universitari, “maître à penser”, e tutti, dico tutti, non mostravano alcun dubbio sulle loro competenze e su quanto stavano affermando: i punti di vista apparivano dissimili, ciascuno aveva una sua ricetta e i contenuti sembravano ben argomentati ma ogni dichiarazione rientrava nel grande contenitore del progresso inteso come sinonimo di crescita materiale e dunque di ricchezza prodotta e accumulata, (...) secondo uno schema chiaramente consolidato e considerato sostanzialmente immutabile, se non in alcune sue sfaccettature.
Insomma, il tutto avveniva senza la minima considerazione dei pochi essenziali elementi di riferimento che oggi, con lo stato delle conoscenze aquisite, rendono non solo ozioso ma intrinsecamente inutile un simile dibattito. Il “talk show” (perchè di spettacolo si tratta) aveva seduto tra il pubblico un convitato di pietra che tutti hanno finto di non vedere: il suo nome è noto ed è quello di limite alla crescita. Continua...
PIANURA PADANA, NON SI RESPIRA PIU'
PIANURA PADANA, NON SI RESPIRA PIU'

di Elena Tioli

Ma non interessa a nessuno ... La Pianura Padana ha conquistato il primato di area con l’atmosfera più malsana d’Europa. Un triste record di cui però c’è poco da stupirsi visto i ripetuti allarmi lanciati dalle autorità nazionali e internazionali (tra gli ultimi avvertimenti quello del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Agenzia Spaziale Europea) e visto l’assenza di qualsiasi presa di coscienza a riguardo.

Come se il problema dello smog non fosse una delle prime cause di morte al mondo: tre volte più dell’effetto combinato di Aids, tubercolosi e malaria e 15 volte più di tutti conflitti armati e delle altre forme di violenza. L’inquinamento uccide più di tutti gli incidenti stradali Ma a quanto pare poco importa. Non importa nemmeno che l’Italia sia ai primi posti anche di questa triste classifica: con circa 91.000 morti premature all’anno per inquinamento atmosferico, battiamo le 86.000 della Germania, le 54.000 della Francia, le 50.000 del Regno Unito e, di molto, le 30.000 della Spagna. Una strage silenziosa che si consuma ogni giorno ma che purtroppo, agli occhi di molti, lascia il tempo che trova. Continua... 

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