Il silenzio è l'eloquenza della sapienza
Samael Aun Weor

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UN ALTRO MONDO POSSIBILE
Creando una nuova Consapevolezza 
UN ALTRO MONDO  POSSIBILE
I FIORI DEL DOMANI
Tutti i fiori di tutti i domani
sono i semi di oggi e di ieri.

Proverbio cinese
Ancora un sogno
... Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere.
Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa continuare nonostante tutto.
Ecco perché io ho ancora un sogno...
Continua...
Varsavia
<b>Varsavia </b>







Hanno ucciso il ragazzo di vent'anni
l'hanno ucciso per rabbia o per paura
perché aveva negli occhi quell'aria sincera
perché era una forza futura
sulla piazza ho visto tanti fiori
calpestati e dispersi con furore
da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Sull'altare c'è una madonna nera
ma è la mano del minatore bianco
che ha firmato cambiali alla fede di un mondo
sulla pelle di un popolo già stanco
Continua...

POTETE SOLO ESSERE LA RIVOLUZIONE
Ursula le Guin

Non abbiamo nulla se non la nostra libertà.
Non abbiamo nulla da darvi se non la vostra libertà.
Non abbiamo legge se non il singolo principio del mutuo appoggio tra individui.
Non abbiamo governo se non il singolo principio della libera associazione.
Non potete comprare la Rivoluzione.
Non potere fare la Rivoluzione.
Potete solo essere la Rivoluzione.
È nel vostro spirito, o non è in alcun luogo

da " The dispossessed" 1974
LA FINE DELLA VITA
é l'inizio della sopravvivenza

<b>LA FINE DELLA VITA<br> é l'inizio della sopravvivenza </b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
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I CREATIVI CULTURALI
<b>I CREATIVI CULTURALI</b>





L'altro modo di pensare
e vivere

Ervin Laszlo
Possiamo pensare in modi radicalmente nuovi circa i problemi che affrontiamo?
La storia ci dimostra che le persone possono pensare in modi molto differenti. C'erano, in Oriente e in Occidente, sia nel periodo classico, che nel Medio Evo ed anche nelle società moderne, concezioni molto diverse sulla società, sul mondo, sull'onore e sulla dignità. Ma ancora più straordinario è il fatto che anche persone moderne delle società contemporanee possano pensare in modi diversi. Questo è stato dimostrato da sondaggi di opinioni che hanno indagato su cosa i nostri contemporanei pensano di loro stessi, del mondo e di come vorrebbero vivere ed agire nel mondo.

Una recente indagine della popolazione americana ha dimostrato modi di pensare e di vivere molto differenti.
Questo è molto importante per il nostro comune futuro, poiché è molto più probabile che alcuni modi di pensare preparino il terreno per uno scenario positivo piuttosto che altri.
Questi sono stati i risultati principali:
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PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI
<b>PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI </b>





Alexander Langer


La domanda decisiva è: Come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile?
Lentius, Profundis, Suavius”, al posto di ”Citius, Altius, Fortius”

La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta.
La paura della della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e dei controllo; e la stessa analisi scientifica
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CITTADINO DEL MONDO
<b>CITTADINO DEL MONDO</b> Graffito a Monaco






Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese
e il tuo caffè è brasiliano.
Il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana.
Le tue vacanze sono turche
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo,
non rimproverare il tuo vicino
di essere…. Straniero.
Il viaggiatore leggero
<b>Il viaggiatore leggero </b> Adriano Sofri
Introduzione al libro di Alex Langer, ed. Sellerio 1996

Alexander Langer è nato a Sterzing (Vipiteno-Bolzano) nel 1946, ed è morto suicida a Firenze, nel luglio del 1995.
Benché abbia dedicato la sua vita intera, fin dall'adolescenza, a un impegno sociale e civile, e abbia attraversato per questa le tappe più significative della militanza politica, da quella di ispirazione cristiana a quella dell'estremismo giovanile, dall'ecologista e pacifista dell'europeismo e alla solidarietà fra il nord, il sud e l'est del mondo, e sempre alle ragioni della convivenza e del rispetto per la natura e la vita, e benché abbia ricoperto cariche elettive e istituzionali, da quelle locali al Parlamento europeo, è molto difficile parlarne come di un uomo politico. O almeno, è del tutto raro che nella politica corrente si trovi anche una piccola parte dell'ispirazione intellettuale e morale che ha guidato la fatica di Langer. La politica professata, anche quando non è semplicemente sciocca e corrotta, non ha il tempo di guardare lontano, e imprigiona i suoi praticanti nella ruotine e nell'autoconservazione. Uno sguardo che
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MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
di Beppe Grillo

Ma che pianeta mi hai fatto? Petrolio e carbone sono proibiti. Nei centri urbani non possono più circolare auto private. L'emissione di Co2 è punita con l'assistenza gratuita agli anziani. I tabaccai sono scomparsi, non fuma più nessuno. Non si trovano neppure le macchinette mangiasoldi nei bar. La più grande impresa del Paese produce biciclette. La plastica appartiene al passato, chi la usa di nascosto è denunciato all'Autorità per il Bene Comune e condannato ai lavori socialmente utili. Continua...
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Globalizzazione ed economie


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LA GLOBALIZZAZIONE E' MORTA E SEPOLTA
LA GLOBALIZZAZIONE E' MORTA E SEPOLTA


Davide Casaleggio intervista Jeremy Rifkin

J.R.: Penso che ci sia bisogno di comprendere il motivo per cui è diffuso il Coronavirus e cosa succederà in futuro. Sarà difficile per il pubblico italiano e americano, come per altri, sentire che questa pandemia è strettamente connessa al cambiamento climatico.
Abbiamo avuto una serie di pandemie nel corso degli ultimi anni, senza precedenti – Sars, Mers, Zika, Ebola. All’interno della comunità scientifica, e anche della comunità imprenditoriale, sapevamo che le pandemie sono endemiche del cambiamento climatico ed ecco perché: ciò che sta accadendo, come sapete, è che il cambiamento climatico cambia i cicli dell’acqua della terra. Quindi, in un pianeta fatto di acqua i nostri ecosistemi si sono sviluppati nel corso di milioni di anni sulla base delle precipitazioni attraverso le nuvole che bagnano i nostri ecosistemi.
Quello che è successo è che per ogni grado Celsius di aumento della temperatura sul pianeta, a causa delle emissioni climalteranti delle attività industriali l’atmosfera sta assorbendo il 7% in più di precipitazioni dalla terra per il calore, e le emissioni di gas serra stanno spingendo le precipitazioni dalla terra alle nubi, causando così una maggiore concentrazione di precipitazioni e una curva maggiore di eventi esplosivi e imprevedibili: nevicate invernali da record, 70 gradi Celsius sotto zero nell’emisfero settentrionale, vortici polari e in ogni continente si verificano alluvioni in primavera. Poi, dopo le alluvioni primaverili, siccità e incendi in estate. E dopo l’estate, in tutti i continenti si verificano uragani e tifoni. Gli ecosistemi non possono sopportare dopo milioni di anni questo drammatico cambiamento del ciclo dell’acqua e stanno collassando. Questo è il punto numero uno.
Numero due: lo sviluppo umano.
Quello che sta accadendo è che, se si guarda a un secolo fa, solo il 15% circa della natura selvaggia delle terre emerse era sfruttata dell’essere umano. L’85% del mondo era ancora selvaggio. Oggi, rimane solo il 23% del mondo selvaggio. Abbiamo perso oltre il 77% e si va tanto velocemente che lo perderemo del tutto entro i prossimi due decenni, se andiamo avanti così.
Ciò significa che non sono solo i rifugiati umani a migrare a causa del cambiamento della temperatura, del ciclo dell’acqua, delle inondazioni, della siccità, degli incendi, degli uragani. Anche gli animali migrano. Gli animali selvatici migrano, e anche i virus migrano.
Questi sono dei virus rifugiati. Fanno un giro in autostop sugli animali, e gli animali si avvicinano sempre di più agli esseri umani perché i loro habitat vengono distrutti. Quindi entriamo sempre in più stretto contatto con gli animali. I virus si attaccano ai pipistrelli ad esempio, potrebbe essere il pollame, potrebbe essere il bestiame, potrebbero essere le scimmie, ma quello che sta accadendo è che con la migrazione di massa ci dovremo aspettare più pandemie. Continua...

ECOBUONISMO O ECOSOCIALISMO?
ECOBUONISMO O ECOSOCIALISMO?

di Andrea Zhok

I) Premessa  Recentemente, in coda alle presentazioni del Manifesto per la Sovranità Costituzionale a Milano e Roma, mi ha sorpreso notare come le note più critiche a quel documento si siano appuntate su qualcosa che non credevo controverso, ovvero il rilievo dato alla questione ecologica.
Alcuni hanno obiettato che parlare di riscaldamento globale e di come sarà il mondo tra cent’anni è qualcosa di astratto e lontano, che non tocca le tasche di nessuno; altri che attorno a tale tema interclassista non si può mobilitare alcun ceto preferenziale, alcuna ‘identità di classe’; altri ancora, che si tratterebbe di un modo con cui le élite distraggono l’opinione pubblica da temi di maggiore urgenza.Questa reazione di diffidenza, di sospetto, a prescindere dalla sostenibilità delle specifiche obiezioni, mi pare degna di approfondimento.
II) Il dilemma ecobuonista Negli ultimi anni, la tematica ecologista è stata integrata con successo all’interno di una visione liberale, che l’ha resa un tema di conversazione alto borghese, garbato quanto innocuo. Il tema infatti si presta a grandi campagne sentimentali, capaci di estrudere occasionali lacrime per le sorti di un orso polare o un panda gigante,  salvo poi rientrare prontamente nella sezione ‘tonici e digestivi’: dove, insieme a qualche episodio di cronaca, conferisce quel pizzico di preoccupazione postprandiale che aiuta la digestione.
I temi ecologici, addomesticati dalla ragione liberale, sfociano così in due prospettive generali. La prima consta di appelli all’iniziativa personale e al senso di responsabilità delle ‘persone di buona volontà’: ciascuno è chiamato a ‘fare la sua parte’, a ‘contribuire col suo granello di sabbia’. Si creano così gli spazi per ‘diete ambientalmente consapevoli’, ‘acquisti etici’, ‘consumi responsabili’, ‘prodotti biologici’, ‘raccolta differenziata’, ‘beni equi e solidali’, e una miriade di altre lodevoli iniziative in cui ci si sente cavalieri dell’ideale a colpi di tofu.
La seconda prospettiva si nutre della periodica constatazione del fallimento della prima. Quando tutta la buona volontà delle iniziative individuali si dimostra inadeguata, allora si crea il terreno per sconsolate geremiadi di tipo ‘antiumanista’. Il problema ecologico assume la forma in cui l’espressione metaforica ‘salvare il pianeta’ assume una veste realistica: dimenticando che il pianeta se la caverà benissimo comunque (diversamente da noi), il discorso assume toni in cui, pur di ‘salvare il pianeta’ anche il sacrificio di quella spregevole specie di primati parlanti che lo abitano appare come una soluzione non disprezzabile.Continua...

INTERVISTA A JOSEPH HALEVI: EUROPA ROVINATA DAI SOCIAL-LIBERISTI
INTERVISTA A JOSEPH HALEVI: EUROPA ROVINATA DAI SOCIAL-LIBERISTI

di Matteo Angeli *
 
Il Vecchio continente è in caduta libera. Tra pochi anni, nel 2025, probabilmente nessuno dei singoli paesi europei oggi appartenenti al G7 faranno ancora parte del prestigioso club, che riunisce le sette nazioni avanzate con la ricchezza nazionale netta più grande al mondo. È una perdita di influenza non solo economica, ma anche morale, le cui ripercussioni interne si stanno facendo già sentire. In questo contesto, l’Unione europea è un’ancora di salvezza o un corpetto troppo stretto che ci farà andare a fondo?
Ne abbiamo parlato con Joseph Halevi, professore di economia che ha insegnato a Torino, Sydney, New York, Grenoble, Nizza e Amiens e autore di numerose pubblicazioni, tra cui “Modern Political Economics: Making sense of the post-2008 world”, scritto insieme a Yanis Varoufakis e Nicholas Theocarakis.
Professor Halevi, l’Europa è una delle zone del mondo dove il benessere è maggiore, ma questo sta diminuendo a discapito dell’ascesa di altre parti del mondo. Il ceto medio europeo è in crisi, ha perso o teme di perdere il suo status. Da un punto di vista di teoria economica, pensa che i governi degli stati europei possano continuare a promettere ai loro elettori gli attuali livelli di benessere o stiamo andando verso un inevitabile peggioramento delle nostre condizioni di vita?
I livelli di vita europei si stanno sgretolando e sotto molti aspetti si sono già sgretolati. Se scomponiamo il benessere attuale, notiamo che in alcuni grandi paesi europei, come per esempio Francia, Italia e Spagna, non ci sono solo grandi sacche di povertà ma anche una situazione di generale deterioramento. Questo spiega perché una buona fetta delle classi popolari ora vota per i nazionalisti e la destra in quei paesi dove i partiti democratici hanno instaurato lo stato sociale. Sono aumentate moltissimo le disuguaglianze e questa non è una novità. Basti pensare alla pubblicistica in Germania negli anni Ottanta: si parlava della società dei due terzi, in cui i due terzi dei cittadini hanno raggiunto il benessere. Oggi si potrebbe parlare al massimo della società del 20-40-40, con il 20 per cento delle persone che stanno molto bene, il 40 la cui posizione è più o meno stabile e un altro 40 le cui condizioni sono peggiorate. La stessa Germania non è poi così eccezionale come si sente spesso dire: ci sono condizioni di sottoccupazione incredibile, finanziate perlopiù dal modello Hartz (un insieme di leggi con cui è stato riformato il mercato del lavoro tedesco a partire dal 2003, ndr). Continua...
LA TECNOLOGIA CHE CI RENDE INFELICI
LA TECNOLOGIA CHE CI RENDE INFELICI

Intervista con Helena Norberg Hodge
alla 18esima Conferenza internazionale dell'Economia della Felicità


“La tecnologia ci rende invidiosi e uccide le nostre abilità. Felicità non è la globalizzazione, ma persone e natura”Helena Norberg-Hodge è pioniera del movimento a favore dell'economia locale, che per lei è un antidoto a ingiustizia e infelicità. "Bisogna produrre con ritmi più umani. Ai nostri figli imponiamo una cultura stressante e consumista"
“Aziende multinazionali come Amazon, Google, Facebook e molte altre, che operano fuori da ogni controllo nazionale, stanno esercitando un potere troppo forte sui nostri governi e sulle nostre società, che tragicamente hanno scelto di sottomettersi alla loro influenza. Queste aziende hanno la libertà di muoversi come vogliono dentro le nostre economie locali, non rendono conto a nessuno e il loro impatto sulla democrazia e l’ambiente è largamente ignorato. Infine, non pagano le tasse, mentre il commercio nazionale e locale è oppresso dalle imposte. Ecco perché sono più ricche e potenti degli stati nazione. Ed è un problema democratico enorme”.
Linguista, scrittrice e attivista svedese, Helena Norberg-Hodge è pioniera del movimento a favore dell’economia locale. Fondatrice di Local Futures e autrice del best seller Ancient Futures – incentrato sulla vita della popolazione della regione himalayana di Ladakh -, è produttrice del pluripremiato film L’economia della felicità, in cui spiega le sue tesi contro la globalizzazione e a favore della localizzazione, vista come antidoto a ingiustizia e infelicità. Nei giorni scorsi ha partecipato a Prato alla 18esima conferenza Internazionale sull’Economia della Felicità e a ilfattoquotidiano.it parla delle conseguenze della tecnologia sulla nostra vita e dello stravolgimento sociale causato dalle multinazionali, in particolare quelle della digital economy.
Perché la tecnologia causa infelicità? Abbiamo perso di vista la possibilità di sviluppare tecnologie che operino entro strutture che siano su scala umana, tecnologie che servano e vadano realmente a vantaggio degli esseri umani, senza distruggere l’ambiente. Nel ripensare la tecnologia abbiamo bisogno di guardare in scala minore: produzioni diversificate con distanze più brevi, negozi meno grandi, legati a città e paesi più piccoli, che possano ridurre tutti i problemi associati al vasto sistema globalizzante. Più persone sui territori, più persone nei negozi, all’interno di sistemi autenticamente locali equivale a un modo di vita al tempo stesso più umano e piacevole ma anche ecologicamente più sostenibile.Continua...

AIUTIAMOLI A CASA LORO
AIUTIAMOLI A CASA LORO


di Umberto De Giovannangeli

Intervista a Emanuela Del Re, sociologa e viceministro degli Esteri- "La soluzione? È la cooperazione. Soprattutto per l'Africa. La nostra ambizione si chiama sviluppo condiviso, che porti benefici a tutti". Emanuela Del Re, M5stelle,  vice ministra degli Esteri con delega alla Cooperazione internazionale, sceglie l'HuffPost per la sua prima intervista in cui parla dell'Italia come di un "gigante" della cooperazione e della necessità di cambiare la visione del concetto "aiutarli a casa loro".
Le considerazioni che svolge portano il segno di un vissuto fatto non solo di studi e insegnamenti accademici, ma di una lunga esperienza maturata sul campo, in zone di conflitto. "Tra la gente" sottolinea con orgoglio ed emozione, mostrandoci foto con rifugiate siriane o donne yazide fuggite dall'inferno dello Stato islamico. Nel suo ufficio alla Farnesina fa bella mostra di sé un poster di Nelson Mandela. "Era un suo manifesto elettorale – racconta Del Re – Ero giovane, seguii quel voto storico per il Sudafrica come osservatore internazionale, 'conquistai' quel manifesto arrampicandomi su un lampione". E anche oggi che è divenuta la numero due della Farnesina, quando parla di Africa, Emanuela Del Re tiene assieme sentimento e ragione, per affermare che "l'Africa è una opportunità e non una minaccia".
Quando si parla o si scrive di Africa, i sentimenti che sembrano prevalere, sono quelli della paura, dell'insicurezza, del "dobbiamo difenderci". Da studiosa, oltre che da vice ministra, le chiedo: ma l'Africa è davvero solo questo, per noi italiani, per noi europei?
Da studiosa e ora da chi ha assunto la responsabilità di un settore, quello della Cooperazione internazionale che ritengo strategico per lo sviluppo del nostro Paese e per i Paesi beneficiari, le rispondo reinterpretando questa visione. L'Africa in realtà è un continente di risorse. E lo è da tanti punti di vista, non soltanto perché è un partner strategico su tutti i fronti, anche quelli della sicurezza, naturalmente. Gli aspetti negativi vanno ricordati e guai a sottovalutarli: i traffici illeciti, il terrorismo, ma anche le condizioni climatiche che spesso causano grandi crisi. Ma l'Africa non è solo questo. È anche e soprattutto altro. È l'Africa delle tante e importanti opportunità. Perché l'Africa è un continente giovane, è un continente di grande innovazione e creatività. È un continente dove le risorse umane costituiscono davvero un grandissimo patrimonio, soprattutto perché è orientato, come interessi e valori, verso l'Europa.  Continua...

PRENDI 1 ORA DEL TUO TEMPO
PRENDI 1 ORA DEL TUO TEMPO


di Maurizio Di Gregorio

Prendi 1 ora del tuo tempo, mettiti comodo e ascolta con calma questo video di Mohamed Konarè, forse il nuovo Gandhi africano che spiega a tutto il mondo la realtà dell'Africa e dell'immigrazione forzata verso l'Europa, Italia in testa e dei motivi reali per cui avviene tutto questo. Non ti perdere questo video: lo troverai un tesoro!
Poi alla fine, ricordati di respirare profondamente e trasforma la tua rabbia e la tua indignazione in una azione positiva per tutto e tutti: e fai girare questo video il più possibile.
Allora prendi un 1 altra ora del tuo tempo, pensa ai tuoi amici o conoscenti che non comprendono la realtà dell'immigrazione forzata africana e mandagli questo video e controlla che lo vedano.
Poi se hai degli amici o conoscenti che dicono di essere di sinistra, oppure di destra, abbi cura di farglielo vedere due volte: perché se parlano ancora di sinistra o di destra è chiaro che non riescono a comprendere la realtà e vivono annebbiati in idee e fantasmi antichi. E vengono costantemente manipolati.
Ricorda ancora che se hai amici o conoscenti che si dicono di sinistra e manifestano contro il controllo degli sbarchi in Italia pensando di essere buoni se si fanno entrare tutti, a loro è il caso di inviare questo video almeno 3 volte: perché sono talmente intossicati dalle menzogne di cui si sono cibati da non riuscire facilmente a comprendere la nobiltà, la lucidità e il coraggio di un uomo come Mohamed Konarè e a non saper più distinguere tra bene e male. Continua...

UN UOMO MOLTO VICINO A NOI
UN UOMO MOLTO VICINO A NOI


di Joseph Thomas Sankara

Non possiamo essere la classe dirigente ricca in un paese povero. Se esiste una nazione in cui i politici al potere sono ricchi e privilegiati mentre invece il popolo e i cittadini soffrono la fame e la disoccupazione, ebbene, allora vuol dire che quella nazione è marcia e quel tipo di classe politica altro non è che la nuova modalità attuale di gestire, imporre e pianificare il colonialismo sfruttatore. Di questo passo, entro 25 anni, l’intero continente africano, ridotto al collasso, esploderà. E non sarà piacevole vederlo, per nessuno, né in America, né in Europa, né in Asia, né in Oceania. Dobbiamo muoverci adesso, ora, subito. E se non siete capaci di farlo per gli altri, per il bene, per un’idea di giustizia, e per amore dell’umanità, abbiate la compiacenza di farlo almeno per intelligenza, dimostrando che anche voi volete sopravvivere. Se non ci muoviamo immediatamente, tutti insieme, verremo spazzati via. Tutti insieme.
L’Onu, con sede a Manhattan, New York, è considerata da molte persone una organizzazione deludente, per non dire addirittura inutile. Non è così. Per molti aspetti spesso impacciata, imbrigliata nella burocrazia governativa planetaria, e più di una volta in ritardo perché, inevitabilmente, soggetta allo strapotere di Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, rispetto a tutte le altre nazioni, ha tre grandiosi punti di forza.
1). Quando e se il consiglio di sicurezza prende una decisione unanime contro una qualunque guerra in un qualunque posto del pianeta, nell’89% dei casi, è sempre riuscita a fermarla, bloccarla, impedirla.
2). Quotidianamente ha imposto la consolidata abitudine di far incontrare delegati diplomatici che parlano, discutono e si confrontano tra di loro, e quindi diffonde l’idea di conoscersi (soprattutto riconoscersi) nelle proprie diversità e unicità.
3). Migliaia di persone altamente competenti e qualificate, provenienti dai cinque continenti, ogni giorno lavorano nei micro-centri ufficiali (enti sotto l’egida dell’Onu) occupandosi di statistica, trend, produzione, diffusione e divulgazione di dati oggettivi inconfutabili, fornendo quindi a chiunque voglia essere informato una dovizia di notizie davvero utili per comprendere l’attuale stato di salute (o di malattia) dell’intero quadro geo-politico planetario.
 Continua...

OLTRE - V3DAY: HELENE NORBERG HODGE E L'ECONOMIA DELLA FELICITA'
OLTRE - V3DAY: HELENE NORBERG HODGE E L'ECONOMIA DELLA FELICITA' Genova 1 dicembre 2013: Helena Norberg-Hodge e l'economia della felicità "Sono molto felice di poter parlare con voi perché il MoVimento 5 Stelle é in questo momento uno dei movimenti più interessanti e importanti al mondo. Ho lavorato su questi temi per quasi quarant’anni e in più di dodici nazioni. Quello che voi rappresentate é esattamente il percorso che dobbiamo seguire. É un percorso che sta iniziando a emergere in molte nazioni diverse. Penso quindi che sia fondamentale, perché il M5S si rafforzi, collegarsi ad altri movimenti in tutto il mondo. Esiste un movimento di popolo che sta crescendo, una realtà oltre il mondo globalizzato di cui i media vogliono farci credere. Siamo portati a credere che la cosa più importante nella vita siano pezzi di carta, denaro. Siamo anche portati a credere che per i nostri governi sia più importante rispondere alle necessità delle banche, piuttosto che alle necessità delle persone. È un mondo impazzito, e grazie alle corporazioni dei media è molto difficile capire cosa sta effettivamente succedendo. Mi sento privilegiata, perché ho recentemente passato molto tempo in Cina, ho lavorato in India per molti anni e la mia rete di contatti include tutti i continenti. E' in corso la creazione, a partire dal basso, di un nuovo modello che riconosce che il problema fondamentale che affrontiamo oggi è che l’economia è cresciuta troppo. Non è la natura umana che ci ha portati a questa situazione ridicola, noi non siamo innatamente avidi e aggressivi, non è vero che esiste una qualche ragione evolutiva per cui l’economia diventa naturalmente sempre più grande. No. Continua...
I PILASTRI DELLA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
I PILASTRI DELLA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

di Jeremy Rifkin
La terza rivoluzione industriale significa potere alle persone, in senso letterale e figurato: potere alle persone. Pensate alla potenza della rivoluzione di Internet: abbiamo reso la comunicazione democratica: ci sono ora due miliardi e mezzo di esseri umani che comunicano tra di loro peer to peer, con potere distribuito, collaborativo, laterale. Abbiamo un potere laterale infinitamente maggiore di quello della rete televisiva e di quella radiofonica del ventesimo secolo e con un costo marginale prossimo allo zero. Tanto impressionante quanto la democratizzazione della comunicazione, che ha ispirato le nuove generazioni di tutto il mondo a cominciare a reclamare un futuro diverso. Ma questa è solo metà della storia: adesso, nei prossimi venti anni, con la comunicazione via Internet che confluisce nell’Internet Energetica, ognuno di noi sarà in grado di produrre la propria elettricità, e parliamo di miliardi di esseri umani con il potere di creare la propria elettricità verde e condividerla su Internet con persone di altre regioni e di altri continenti. Continua ...


UN ANNO DI VOLONTARIATO PER TUTTI
UN ANNO DI VOLONTARIATO PER TUTTI Un Anno europeo di volontariato per tutti - per tassisti e teologi, per lavoratori e disoccupati, per manager e musicisti, per insegnanti e allievi, per scultori e sottocuochi, per giudici della corte suprema e cittadini anziani, per uomini e donne - come risposta alla crisi dell'euro! I giovani d'Europa non sono mai stati così istruiti, eppure si sentono impotenti di fronte all'incombente bancarotta degli Stati-nazione e al declino terminale del mercato del lavoro. Tra gli europei con meno di venticinque anni, uno su quattro è disoccupato. Nei tanti luoghi in cui hanno allestito campeggi e lanciato proteste pubbliche, i giovani defraudati dei loro diritti rivendicano giustizia sociale. Ovunque - la Spagna, il Portogallo, i paesi del Nordafrica, le città americane o Mosca - questa domanda sale con grande forza e grande fervore. Sta montando la rabbia per un sistema politico che salva banche mostruosamente indebitate, ma dilapida il futuro dei giovani. Ma quanta speranza può esserci per un'Europa che invecchia costantemente? (Continua...)
MONTI L'ESORCISTA
MONTI L'ESORCISTA

dal blog di Beppe Grillo

Monti sta facendo il lavoro sporco, quello che i partiti non possono più fare. Sta sciaquando i panni nella fogna, invece che in Arno. Del resto non ha scelta, ogni fiume d'Italia è una fogna, i corsi d'acqua differiscono solo per il numero di colibatteri. I "diritti dei lavoratori" sono diventati una frase senza senso, una giaculatoria da recitare in televisione da parte di sindacalisti assimilati al sistema come barboncini da diporto. La pensione è un ricordo dell'età dell'oro, destinata solo ai più fortunati come Amato, ma anche a Veltroni, Scalfari e alle mogli di Boss(ol)i e Bevtinotti. Loro sì che c'è l'hanno fatta nella vita. L'allungamento dell'età lavorativa ha due effetti, togliere qualche anno di serenità prima della morte a dei vecchi e impedire l'ingresso ai giovani nel mondo del lavoro. Avremo un esercito di anziani con la prostata un po' rincoglioniti che daranno la paghetta settimanale al figlio quarantenne disoccupato. Sono stampelle, appoggi necessari per tenere in piedi il Sistema. Monti è figlio di questo Sistema, forse il migliore in circolazione, ma non rinnegherà mai chi l'ha messo al mondo e curato amorevolmente fino ai settant'anni suonati....Continua...

AUTONOMIA CONTRO IL SISTEMA
AUTONOMIA CONTRO IL SISTEMA intervista a John Zerzan

In una recente intervista hai detto che in quest'epoca emergono filoni di pensiero che stanno mettendo in discussone efficacemente la modernità e il progresso. Che opinione hai del movimento della decrescita e della sua capacità di risposta alla crisi economica globale? Un paio di anni fa, a Barcellona, ci fu una discussione apprezzabile, soprattutto all'interno di un gruppo di francesi, su questa tendenza. Alcuni aspiravano ad integrarsi nel gioco parlamentare, cosa che penso sia una cattiva idea, ma non so che grado di radicalità implica la proposta. Da un lato, alcuni concetti non vanno troppo lontano, come le “città slow” , l'”alimentazione slow” o l'idea di semplificazione. Ma comunque non hanno molto seguito perché non attuano una critica alla totalità del fenomeno. Tutto il mondo va nella direzione della crescita industriale incontrollata: Cina, India e altri paesi avanzano con rapidità verso questa realtà. Così, la decrescita può essere desiderabile, però bisogna mettere in atto una lotta concreta contro tutte queste dinamiche, istituzioni e forze che spingono in un'altra direzione.
Continua...
BASTA CONCESSIONI
BASTA CONCESSIONI
di Wendell Berry

Si stanno utilizzando armi economiche di distruzione di massa contro il nostro popolo, la versione “liberale” trasforma l'avidità nella virtù economica principale. Stiamo distruggendo il nostro paese, mi riferisco al paese in sé, al pezzo di terra. So che può sembrare terribile, però non c'è ragione per la disperazione, a meno che non decidiamo di continuare con la distruzione. Se decidiamo di andare verso quella direzione, non sarà perché non abbiamo altre opzioni. La distruzione non è necessaria. Non è inevitabile, anche se con la nostra attitudine sottomessa continuiamo a credere che sia così. Gli americani non hanno la fama di essere un popolo sottomesso, ma è comunque così. Altrimenti perché hanno permesso che il nostro paese venisse distrutto? Perché stiamo premiando chi ha distrutto? Perché stiamo, attraverso il potere che diamo alle multinazionali avide e ai politici corrotti, partecipando a questa distruzione? Tuttavia, la maggior parte di noi è ancora abbastanza sano di mente per non orinare nella proprie cisterna, però abbiamo permesso ad altri di farlo e li abbiamo ricompensati per questo. Li abbiamo ricompensati così bene che quelli che orinano nella nostra cisterna son quelli che possiedono le maggiori ricchezze. Continua...
DECRESCITA: IDEE PER UNA CIVILTA’ POST-SVILUPPISTA
DECRESCITA: IDEE PER UNA CIVILTA’ POST-SVILUPPISTA di Gianni Tamino ,Paolo Cacciari, Adriano Fragano ,Lucia Tamai, Paolo Scroccaro, Silvano Meneghel

Dopo i libri ormai noti di Serge Latouche, Maurizio Pallante, Paolo Cacciari, Mauro Bonaiuti e altri ancora, compare in Italia un altro saggio sulla Decrescita, l’ultimo in ordine di tempo. Si tratta di un testo che non si sovrappone ai precedenti, nel senso che non si limita a ribadire o a chiosare tesi ormai ben conosciute negli ambienti della Decrescita e dell’ecologismo: ben di più gli autori, oltre a confermare l’importanza di dette tesi, cercano di spingersi oltre, e di sviluppare ulteriori potenzialità racchiuse nell’idea della Decrescita. Procediamo con ordine: innanzitutto si sottolinea che Decrescita evoca prioritariamente l’urgenza di una nuova direzione di civiltà, quale alternativa alla società della crescita illimitata: nonostante le riserve avanzate da alcuni critici, il termine, con la sua carica di sana provocazione, conserva una valenza assai positiva, anche perché evita le contaminazioni con lo “sviluppo sostenibile”, la cui ambiguità viene ormai denunciata da più parti (dato che in tale concezione la sostenibilità viene sostanzialmente neutralizzata e piegata alle esigenze dello “sviluppo”).
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DIETRO LE QUINTE DI UN BANCHETTO GRATUITO
DIETRO LE QUINTE DI UN BANCHETTO GRATUITO di Raj Patel

A chi, in fin dei conti, non piacciono le offerte gratuite? pioni gratuiti, giochi gratuiti, pranzi gratuiti, telefoni gratuiti, tv gratuita: alzi la mano chi non ha mai tratto ~che soddisfazione da beni del genere. Cosa c'è di male? perché, per utilizzare due frasi fatte trite e ritrite, nessuno nulla per nulla, e a caval donato non si guarda in bocca? risposta è nel sistema, nella conseguenza logica di ciò che accade quando corporation fredde e razionali incontrano esseri umani irrazionali, la cui irrazionalità si aggrava non appena nei supermercati e nei centri commerciali, in televisione e online vengono offerti beni gratuiti. La strategia è sempre la stessa. Le aziende adottano un modello commerciale in cui scommettono che offrendo gratuitamente qualcosa ai consumatori, questi verranno attratti a tornare nuovamente in negozio; inoltre, si spera che oltre a prendere l'articolo gratuito, i consumatori siano indotti a comprare qualcosa di un po' più caro, a consumare un po' più di quanto farebbero altrimenti, e magari a nutrire simpatia per la marca che gli offre il bene.
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TRANSITION NETWORK
TRANSITION NETWORK

di Rob Hopkins e Peter Lipman

Introduzione. Negli ultimi anni, il picco del petrolio ed i cambiamenti climatici hanno toccato l’interesse di molti; tuttavia spesso, in particolare per quanto riguarda il picco petrolifero, le soluzioni sul campo sono state deboli e deludenti. A partire dalla sua nascita a Kinsale nel 2005, l’idea della Transizione. 1 si è diffusa in maniera virale attraverso il Regno Unito e al di fuori di esso, fungendo da catalizzatore alle risposte a queste due sfide, sviluppate in seno alle comunità locali. Mentre la rete di Transizione, il nostro network, cresceva, crescevano anche gli interrogativi sul modo in cui questo movimento si sarebbe strutturato, interrogativi ai quali questo documento è un primo tentativo formale di fornire risposta. Continua...
I PERICOLI DELLA MONDIALIZZAZIONE
I PERICOLI DELLA MONDIALIZZAZIONE di Serge Latouche

Questo sproposito, detto da un ministro algerino qualche anno fa, rivela in pieno lo spirito dell'epoca. La fede nel progresso ci coinvolge al punto da farci diventare inconcepibile il non andare avanti. Così ci ritroviamo a bordo di un bolide, che non ha retromarcia, né freni, né conducente. Non occorre essere profeti per prevedere il futuro di questa megamacchina. Essa può solo fracassarsi contro un muro o sprofondare in un precipizio. Le mucche pazze, le modificazioni genetiche e altri cloni non sono altro che i primi segni della grande implosione. La mondializzazione partecipa pienamente alla natura di questo processo. La presente opera -un vero compendio, poiché riunisce un gran numero di specialisti in tutti i campi considerati- esamina i differenti meccanismi del processo ed il suo impatto con tutti gli aspetti della vita; denuncia, inoltre, le false panacee e propone risoluzioni reali.
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1) VIETARE I DERIVATI AGLI ENTI PUBBLICI
2) ANNULLARE CONTRATTI ED INTERESSI GIA' APERTI
3)PERSEGUIRE GLI AMMINISTRATORI CHE LO HANNO FATTO


Ricordiamo che molti enti pubblici italiani, in questi anni, hanno acquistato derivati. I soldi dei cittadini se ne vanno in interessi verso le banche speculative che sono riuscite a sgraffignare questi tipi di contratti. Era successo 20 anni fa in Inghilterra, poi il governo inglese per legge proibì agli enti pubblici di farlo ed annullò tutti i debiti già contratti degli enti pubblici. C'è una memorabile puntata di REPORT che spiega il tutto molto bene. A quando in Italia ? Alleghiamo dal blog di Beppe Grillo un'altra interessante notazione:
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IL DISCORSO DI OBAMA
IL DISCORSO DI OBAMA Se c'è qualcuno lì fuori che ancora dubita che l'America sia un posto dove tutto è possibile; che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori è vivo ai nostri tempi; che ancora mette il dubbio il potere della nostra democrazia: questa notte è la vostra risposta. E' la risposta delle code che si allungavano intorno alle scuole e alle chiese in numeri che questa nazione non aveva mai visto, della gente che ha aspettato tre e quattro ore, molti per la prima volta nella vita, perché credevano che questa volta dovesse essere diverso, che le loro voci potessero fare la differenza. E' la risposta che viene dai giovani e dai vecchi, dai ricchi e dai poveri, democratici e repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, indigeni americani, gay, eterosessuali, disabili e no. Gli americani hanno mandato un messaggio al mondo: non siamo mai stati solo una lista di individui o una lista di Stati rossi e Stati blu. Siamo, e sempre saremo, gli Stati Uniti d'America. E' la risposta che ha guidato quelli che si sono sentiti dire per tanto tempo di essere cinici e spaventati e dubbiosi su quello che possiamo ottenere, mettendo le loro mani sull'arco della storia e piegandolo una volta di più alla speranza di un giorno migliore. C'è voluto molto a venire, ma stanotte, per quello che abbiamo fatto in questo giorno in questa elezione in questo momento cruciale, il cambiamento è arrivato in America.Continua...
I SIGNORI DELLE AUTOSTRADE
I SIGNORI DELLE AUTOSTRADE dal blog di Beppe Grillo

Noi, i nostri padri, i nostri nonni abbiamo pagato le autostrade. Il loro costo è stato ammortizzato da anni. In Inghilterra e in Germania sono gratuite. In quei Paesi, i cittadini, in modo legittimo, le usano senza pagare due volte. Le hanno già finanziate, sono roba loro. In Italia le autostrade sono state regalate ai concessionari come Benetton che guadagnano miliardi di euro senza nessun rischio nè investimenti di capitale. I miliardi dei pedaggi vengono poi investiti in ogni tipo di business e per finanziare i partiti. Le autostrade devono diventare gratuite. Non abbiamo pagato per decenni le tasse per arricchire Benetton e soci. Per le nuove autostrade il discorso è diverso, chi vuole la concessione ci metta i suoi soldi. Per le autostrade già esistenti dobbiamo dire basta al pizzo dei concessionari. Nei prossimi giorni lancerò una campagna di disobbedienza civile, sarò io il testimonial. Prima di ascoltare l'intervista al professore Giorgio Ragazzi, autore del libro: "I signori delle autostrade", vi faccio una raccomandazione. Prendete una camomilla doppia e non indossate nessun maglione della Benetton. Potreste mangiarlo. Continua...
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