Dove c'è amore, c'è visione.
Richard of St. Victor

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UN ALTRO MONDO POSSIBILE
Creando una nuova Consapevolezza 
UN ALTRO MONDO  POSSIBILE
I FIORI DEL DOMANI
Tutti i fiori di tutti i domani
sono i semi di oggi e di ieri.

Proverbio cinese
Ancora un sogno
... Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere.
Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa continuare nonostante tutto.
Ecco perché io ho ancora un sogno...
Continua...
Varsavia
<b>Varsavia </b>







Hanno ucciso il ragazzo di vent'anni
l'hanno ucciso per rabbia o per paura
perché aveva negli occhi quell'aria sincera
perché era una forza futura
sulla piazza ho visto tanti fiori
calpestati e dispersi con furore
da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Sull'altare c'è una madonna nera
ma è la mano del minatore bianco
che ha firmato cambiali alla fede di un mondo
sulla pelle di un popolo già stanco
Continua...

POTETE SOLO ESSERE LA RIVOLUZIONE
Ursula le Guin

Non abbiamo nulla se non la nostra libertà.
Non abbiamo nulla da darvi se non la vostra libertà.
Non abbiamo legge se non il singolo principio del mutuo appoggio tra individui.
Non abbiamo governo se non il singolo principio della libera associazione.
Non potete comprare la Rivoluzione.
Non potere fare la Rivoluzione.
Potete solo essere la Rivoluzione.
È nel vostro spirito, o non è in alcun luogo

da " The dispossessed" 1974
LA FINE DELLA VITA
é l'inizio della sopravvivenza

<b>LA FINE DELLA VITA<br> é l'inizio della sopravvivenza </b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
I CREATIVI CULTURALI
<b>I CREATIVI CULTURALI</b>





L'altro modo di pensare
e vivere

Ervin Laszlo
Possiamo pensare in modi radicalmente nuovi circa i problemi che affrontiamo?
La storia ci dimostra che le persone possono pensare in modi molto differenti. C'erano, in Oriente e in Occidente, sia nel periodo classico, che nel Medio Evo ed anche nelle società moderne, concezioni molto diverse sulla società, sul mondo, sull'onore e sulla dignità. Ma ancora più straordinario è il fatto che anche persone moderne delle società contemporanee possano pensare in modi diversi. Questo è stato dimostrato da sondaggi di opinioni che hanno indagato su cosa i nostri contemporanei pensano di loro stessi, del mondo e di come vorrebbero vivere ed agire nel mondo.

Una recente indagine della popolazione americana ha dimostrato modi di pensare e di vivere molto differenti.
Questo è molto importante per il nostro comune futuro, poiché è molto più probabile che alcuni modi di pensare preparino il terreno per uno scenario positivo piuttosto che altri.
Questi sono stati i risultati principali:
Continua...
PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI
<b>PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI </b>





Alexander Langer


La domanda decisiva è: Come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile?
Lentius, Profundis, Suavius”, al posto di ”Citius, Altius, Fortius”

La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta.
La paura della della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e dei controllo; e la stessa analisi scientifica
Continua...
CITTADINO DEL MONDO
<b>CITTADINO DEL MONDO</b> Graffito a Monaco






Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese
e il tuo caffè è brasiliano.
Il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana.
Le tue vacanze sono turche
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo,
non rimproverare il tuo vicino
di essere…. Straniero.
Il viaggiatore leggero
<b>Il viaggiatore leggero </b> Adriano Sofri
Introduzione al libro di Alex Langer, ed. Sellerio 1996

Alexander Langer è nato a Sterzing (Vipiteno-Bolzano) nel 1946, ed è morto suicida a Firenze, nel luglio del 1995.
Benché abbia dedicato la sua vita intera, fin dall'adolescenza, a un impegno sociale e civile, e abbia attraversato per questa le tappe più significative della militanza politica, da quella di ispirazione cristiana a quella dell'estremismo giovanile, dall'ecologista e pacifista dell'europeismo e alla solidarietà fra il nord, il sud e l'est del mondo, e sempre alle ragioni della convivenza e del rispetto per la natura e la vita, e benché abbia ricoperto cariche elettive e istituzionali, da quelle locali al Parlamento europeo, è molto difficile parlarne come di un uomo politico. O almeno, è del tutto raro che nella politica corrente si trovi anche una piccola parte dell'ispirazione intellettuale e morale che ha guidato la fatica di Langer. La politica professata, anche quando non è semplicemente sciocca e corrotta, non ha il tempo di guardare lontano, e imprigiona i suoi praticanti nella ruotine e nell'autoconservazione. Uno sguardo che
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MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
di Beppe Grillo

Ma che pianeta mi hai fatto? Petrolio e carbone sono proibiti. Nei centri urbani non possono più circolare auto private. L'emissione di Co2 è punita con l'assistenza gratuita agli anziani. I tabaccai sono scomparsi, non fuma più nessuno. Non si trovano neppure le macchinette mangiasoldi nei bar. La più grande impresa del Paese produce biciclette. La plastica appartiene al passato, chi la usa di nascosto è denunciato all'Autorità per il Bene Comune e condannato ai lavori socialmente utili. Continua...
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Politica e Spiritualità


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ALLEARSI E COMBATTERE IL VERO DEEP STATE
ALLEARSI E COMBATTERE IL VERO DEEP STATE

di Robert Kennedy Jr.

Big Oil, King Coal, Big Chemical, Big Tech e Big Pharma sono titani di un cartello del Deep State che sta portando il  nostro paese sulla strada della plutocrazia e dell’apocalisse ambientale. Dobbiamo unirci per combatterli – e non combattere gli uni contro gli altri.   (“Per l’avidità, l’intera natura è insufficiente.” — Seneca)
Molto prima di volgere la propria attenzione alla distruzione sistematica del pianeta, l’industria del carbone si concentra sulla distruzione della democrazia americana e sull’abbattimento dei suoi valori. Il termine “Deep State” è una di quelle frasi tossiche che evidenziano ed esacerbano l’abisso crescente tra Democratici e Repubblicani. Ironicamente, la polarizzazione è un obiettivo strategico chiave per la cabala sinistra che la frase descrive.  
I populisti di destra usano il termine Deep State per definire i supposti autori della serie di retrocessioni sociali ed economiche che hanno inferto una ferita fatale alla sempre più esigua classe media americana. L’obliterazione è stata così sistematica e completa che a loro sembra ovvio che essa sia stata pianificata. Dal loro punto di vista, un gruppo segreto di aristocratici, guidati da George Soros e il defunto David Rockfeller, manipolano occultamente istituzioni come la Federal Reserve e il Council  on Foreign Relations al fine di passare ricchezza e potere alle élite miliardarie, con il fine ultimo di conseguire il “Governo Mondiale”.  (...)
Poiché tutti questi gruppi hanno dedicato energie per scongiurare i cambiamenti climatici, il dibattito sul riscaldamento globale è diventato una caratteristica preminente di queste cosmologie. La decarbonizzazione viene vista come l’ennesimo attacco all’economia U.S. e un piano per il Governo Unico Mondiale. Come ogni teoria della cospirazione, questa ha delle pepite di verità.
I Democratici, nel frattempo, respingono i discorsi sul Deep State come folli vaneggiamenti dei teorici di destra della cospirazione. Sottolineano che gli zar di Hollywood come Tom Hanks e Barbra Streisand sono molto distanti dal potere reale, mentre suggeriscono che la stessa Wall Street ha spinto sesso e violenza sui nostri schermi televisivi. La pornografia, dopo tutto, vende sesso.   David Rockefeller è morto nel 2017, e i restanti membri della famiglia Rockfeller hanno interessi enormemente diversificati e dimostrano poco appetito per il Governo Unico Mondiale. I Democratici sottolineano che George Soros ha 90 anni (...)
Ma il Deep State esiste. Ha già obliterato la classe media e ha messo alle corde la democrazia. Il potere reale dietro alla cortina fumogena è una conglomerazione di corporazioni – carbone, petrolio, chimica, acciaio e farmaceutica, a cui si sono recentemente uniti telecomunicazioni, Big Tech/Big Data -  tutti legati, in una ragnatela di corruzione, al nostro apparato globale militare-intelligence.
È questa collaborazione di Grandi Ladri che sta facendo guerra alla democrazia, ai diritti civili e alle classe subalterne, precipitando il nostro paese verso la plutocrazia e l’apocalisse ambientale. (...)
John D, Rockfeller ha posto le basi per la conglomerazione con la sua ricerca senza scrupoli del controllo monopolistico del commercio mondiale del petrolio (la sua compagnia, la Standard Oil, ora Exxon Mobil controllava il 90% delle forniture petrolifere degli U.S.). Il cartello farmaceutico deriva dalle industrie americane del petrolio, carbone e catrame di Rockfeller e dall’industria chimica del Terzo Reich, che fu profondamente incriminata per l’Olocausto e gli sforzi bellici nazisti.  
Rockfeller ha guadagnato le azioni di controllo nella IG Farben (adesso Bayer, la conglomerata tedesca chimica e farmaceutica). La sua filantropia si è concentrata sulla filosofia del promuovere farmaci basati sul petrolio e marginalizzare le medicine alternative precedentemente popolari: osteopatia, omeopatia, rimedi naturali e fitofarmaci.
Per decenni, la famiglia Rockfeller ha posseduto circa l’80% dell’industria farmaceutica U.S.Continua...
EXTINTION REBELLION A ROMA 5 - 11 OTTOBRE 2020
EXTINTION REBELLION A ROMA 5 - 11 OTTOBRE 2020

di Maria Elena Bertoli

La distruzione ecologica e climatica che è in corso e che, per ora, non accenna ad arrestarsi, sta divorando la terra, e, con essa, i più vulnerabili, i più poveri, gli esclusi dall’attuale sistema che protegge pochi. Le temperature salgono, gli ecosistemi che supportano la vita vengono distrutti. Siamo dentro la sesta estinzione di massa.Le società sono letteralmente fagocitate dalla macchina tecno-economica che, inesorabile, devasta natura e clima e produce milioni di persone scartate. Anche il lavoro, da elemento identitario della persona e da spazio di interazione fra uomo e uomo e fra uomo e natura, sta diventando ossessione e schiavitù, sia per chi ce l’ha che per chi non ce l’ha.
Proprio per il livello di pericolosità della situazione in cui siamo, diventa ormai chiaro che è necessario arrivare a una svolta netta, a un rapido cambio di sistema che minimizzi il rischio di estinzione umana. Gli scienziati ci dicono che abbiamo pochi anni ancora per realizzare tale svolta: se non agiamo ora, alcuni meccanismi biofisici devastanti, come quello dell’aumento delle temperature, diventeranno inarrestabili e produrranno siccità, carestie, inondazioni, collasso ecologico e sociale con guerre e morte.
Ecco perché oggi non basta più un richiamo etico a consumare di meno o a fare la raccolta differenziata, anche se, ovviamente, quelli sono gesti importantissimi e imprescindibili: è necessario invece costruire insieme un nuovo modo di vivere collettivo non impattante, basato sul legame con la terra, sulla convivialità, sulla rivitalizzazione delle comunità e sull’equità sociale.
Proprio per accelerare i tempi di questa svolta è nato due anni fa in Inghilterra un movimento internazionale chiamato Extinction Rebellion (XR) che si è già diffuso ampiamente in Italia e in altri 74 paesi del mondo. Il movimento si chiama così perché i suoi membri si ribellano all’estinzione che è in corso. Sentono i gemiti di questo pianeta morente e di tutti gli esseri, umani e non umani, che sono in esso e decidono di mettersi in gioco per arrivare ad una rapida svolta, anche organizzando ed attuando la disobbedienza civile nonviolenta e accettando le conseguenze legali che possono derivarne.
XR si richiama, in questo, ai grandi maestri della nonviolenza e alle grandi battaglie nonviolente del secolo scorso: Gandhi, Martin Luther King e la battaglia per i diritti civili dei neri d’America, le suffragette ecc. La ribellione va per ondate e la prossima ondata di ribellione sarà a Roma dal 5 all’11 ottobre quando i ribelli italiani invaderanno pacificamente la capitale per farsi ascoltare laddove hanno sede i principali gangli del potere politico, economico e mediatico.
Dal punto di vista dell’organizzazione Extinction Rebellion certamente rappresenta una modalità di azione sociale e politica molto originale rispetto al panorama a cui siamo abituati. Un suo elemento di novità è dato, ad esempio, dal fatto che i ribelli si nutrono di una cultura rigenerativa atta a contrastare la cultura tossica tipica del sistema in cui siamo immersi. Questo significa che le modalità relazionali adottate in XR, sia verso l’interno del movimento che verso l’esterno, sono basate sull’ascolto, sull’attenzione, sulla trasformazione rigenerativa dei conflitti e sono dunque tali da scoraggiare nettamente e direi da impedire tutti quegli istrionismi e quei narcisismi che dominano l’attuale panorama dell’agire sociopolitico. Continua...
ANDARE OLTRE AD ALLARMISTI E NEGAZIONISTI
ANDARE OLTRE AD ALLARMISTI E NEGAZIONISTI

di Maurizio Di Gregorio

Inizio con un esempio di cui dopo sarà chiara la pertinenza. Avvicinandosi la metà di settembre si intensifica un piccolo dibattito tra le posizioni del No e del Si al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Trovo le esposizioni delle ragioni del si e anche quelle del no sostanzialmente penose.
Per il No si sono schierati molti delle varie sinistre illudendosi di agire in difesa delle democrazia: ma costoro non si chiedono come mai il referendum è stato proposto dai berlusconiani e perché: si tratta infatti  di una trappola per dividere le coscienze dei 5stelle da quelle della sinistra. E favorire un possibile governo delle destre. Inoltre guarda caso, tutti i cascami della vecchia partitocrazia, finti verdi e socialisti e sinistri e democristi vari sono tutti insieme contro la minaccia di non riuscire più ad eleggere neanche uno dei loro.
Per le ragioni del Si si schierano sia coloro che auspicano una riforma del processo politico sia in senso più autenticamente democratico, stroncando il vecchio modo di fare politica, clientelare e corrotto sia coloro che sperano al contrario in una evoluzione di tipo presidenziale, non per nulla il Gelli della P2 proponeva una somigliante riforma. (...)
Molto più importante sarebbe un sistema elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento del 5% come in Germania, vale a dire, se vuoi fare politica falla veramente e ottieni almeno il consenso del 5%, stop a giochi e trucchetti infiniti come il consueto scandalo delle tante false liste civiche che flagellano le elezioni italiane e i micro partitini che sussistono solo per far pendere la bilancia da una parte all’altra e godersi qualche briciola di potere. E ancora più importante per una democrazia autentica sarebbe la garanzia di una informazione libera non manipolata e non manipolativa come invece è adesso, non il numero di scherani delle varie lobbies che in questa situazione corrotta ogni volta vengono eletti.
Questo dibattito è penoso perché è ridotto ad un contrapporsi di mugugni, fomentati dalle rispettive lobbies: in una realtà falsificata e in una democrazia fasulla come la nostra, non si può sviluppare un reale dibattito, non avviene alcuna crescita culturale e non si producono evoluzioni politiche.
Un aspetto che mantiene la sua validità anche all’approssimarsi di una scadenza pratica che produrrà comunque dei cambiamenti di qualche tipo. Personalmente propendo per il Si e rispetto le poche posizioni sincere per il No. Ma inviterei a parlare e fare altro, andando lontano dagli schemi di dibattito preconfezionati per imbrigliarci.
(...) Passiamo ora a questione assai più grande e complessa e planetaria come la pandemia vera e manipolata di Covid19. Troviamo nuovamente due fazioni; i negazionisti ed i covidioti come  si designano rispettivamente i due opposti schieramenti o come argutamente classifica Zhok nel suo articolo pubblicato in questa newsletter: i minimizzatori  e gli allarmisti.
Nonostante su questa faccenda si eserciti buona parte dei cervelli mondiali, anche qui prevale il mugugno, il risentimento e la forzatura psicologica della realtà per accreditare le proprie idee di preferenza. Ed ogni tipo di interesse tenta di strumentalizzare la questione per il proprio tornaconto: politici, farmaceutici, giornalisti, opinionisti, ed anche truffatori ed avventurieri di ogni tipo – ovviamente questo non è una novità.
Trovo penosa tutta la comunicazione mainstream, ridondante, superficiale, manipolativa e contraddittoria, creatrice di allarmismo e confusione ma trovo anche parecchio penosa la controcomunicazione alternativa dei cosidetti complottisti, si salvano poche eccezioni tra cui le voci più equilibrate di Mazzucco e appena qualcun altro. Continua...
AUSPICIO E URGENZA DI UNA INTERNAZIONALE ECOLOGISTA - 1
AUSPICIO E URGENZA DI UNA INTERNAZIONALE ECOLOGISTA - 1

di Maurizio Di Gregorio

Così la scrittrice e attivista indiana Arundhati Roy commenta il coronavirus:
Cosa ci è successo? Il virus, certo. Di per sé non ha una giustificazione morale. Ma è decisamente molto più di un virus. Alcuni credono che sia il modo in cui Dio cerca di portarci con i piedi per terra. Altri pensano che sia una cospirazione cinese per conquistare il mondo. 
Qualunque cosa esso sia, il coronavirus ha messo in ginocchio i potenti (?!) e ha dato una frenata al mondo come nient’altro prima. Le nostre menti stanno ancora correndo avanti e indietro, desiderando un ritorno alla normalità, cercando di cucire il futuro al passato e rifiutandosi di riconoscere la rottura. Ma la rottura esiste. E nel mezzo di questa terribile angoscia, ci offre un’opportunità per ripensare la macchina apocalittica che ci siamo costruiti. Niente potrebbe essere peggio di un ritorno alla normalità. 
Storicamente, le pandemie hanno forzato gli uomini a rompere con il passato e a immaginare un nuovo mondo. Questa volta non è diversa. È un portale, un passaggio da un mondo a quello successivo. Possiamo scegliere di attraversarlo, trascinandoci le carcasse dei nostri pregiudizi e del nostro odio, la nostra avarizia, i nostri dati bancari e gli ideali ormai morti, i fiumi e i cieli inquinati. Oppure possiamo attraversarlo alleggeriti, pronti a immaginare un nuovo mondo. E a combattere per esso.”
Con parole immaginifiche e vibranti, Arundhati Roy sottolineava ai primi di aprile che siamo ad un nuovo passaggio di epoca: una frattura nel convulso susseguirsi di eventi che determinerà un passaggio ad un nuovo mondo. Esso sarà terribile o magnifico, forse entrambe le cose ma, come sempre, dipenderà da noi.
Quasi due mesi fa scrivevo su FioriGialli (Per favore non dirci la tua, Fai la tua parte) che solo il passare del tempo ci avrebbe permesso di comprendere meglio natura scopi e conseguenze della pandemia in corso. Continua...
PANDEMIA COME PORTALE PER IL FUTURO
PANDEMIA COME PORTALE PER IL FUTURO


di Arundhati  Roy

Chi riesce ancora a usare l’espressione “diventare virale” senza sussultare un minimo? Chi riesce ancora a guardare qualsiasi cosa – la maniglia di una porta, una scatola di cartone, una borsa di ortaggi – senza immaginarsela piena di quelle invisibili masse informi di materia inanimata, dei morti viventi puntellati da ventose pronte ad attaccarsi ai nostri polmoni? 
Chi riesce a immaginarsi di baciare uno sconosciuto, saltare su un bus o mandare il proprio figlio a scuola senza avere davvero paura? Chi riesce a pensare a un piacere quotidiano senza soppesarne i rischi? Chi tra di noi non si spaccia per epidemiologo, virologo, statistico e profeta? Quale scienziato o medico non sta segretamente sperando in un miracolo? Che prete – almeno in cuor suo – non si sta arrendendo alla scienza?
Ma perfino mentre il virus continua a proliferare, com’è possibile non emozionarsi di fronte al canto degli uccelli nelle città, alla danza dei pavoni nelle strisce pedonali e al silenzio in cielo? 
Questa settimana il numero di casi a livello globale ha superato quota un milione. Le persone già morte sono più di 50.000. Secondo i dati questo numero aumenterà fino a centinaia di migliaia, se non di più. Il virus si è mosso liberamente lungo i sentieri del commercio e dei capitali internazionali, e la terribile malattia che si è trascinato dietro ha messo in quarantena gli uomini nei loro paesi, nelle loro città e nelle loro case. 
Ma a differenza del flusso del capitale, questo virus anela alla proliferazione, non al profitto, e ha perciò, involontariamente e fino a un certo punto invertito la direzione di questo flusso. Si è sbeffeggiato dei controlli sull’immigrazione, della biometria, della sorveglianza digitale e degli altri tipi di analisi dei dati, e ha colpito più duramente, finora, i paesi più ricchi e potenti della terra, interrompendo bruscamente la macchina capitalista. Provvisoriamente, forse, ma almeno abbastanza a lungo per poterne esaminare le parti, trarne un bilancio e decidere se vogliamo aiutare ad aggiustarla, o se invece vogliamo cercare una macchina migliore. 
I potenti che stanno gestendo questa pandemia amano parlare di guerra. Non la usano nemmeno in quanto metafora, la usano in senso letterario. Ma se davvero ci fosse una guerra, allora chi sarebbe più preparato degli Stati Uniti? Se i suoi soldati in prima linea non avessero bisogno di mascherine e di guanti, ma di pistole, bombe guidate, bunker buster, sottomarini, aerei militari e bombe nucleari, allora ci sarebbe una carenza di materiali? 
Sera dopo sera, dall’altra parte del mondo, alcuni di noi guardano le conferenze stampa del governatore di New York con un’attrazione che è difficile da spiegare. Seguiamo le statistiche e sentiamo le storie di ospedali sovraccarichi, di infermieri sottopagati e sfruttati, costretti a costruirsi le mascherine a partire da sacchi della spazzatura e vecchie giacche a vento, e che rischiano tutto pur di soccorrere gli ammalati. Storie di stati costretti a lottare l’uno contro l’altro per i ventilatori. Storie di medici costretti a scegliere tra i pazienti che ne riceveranno uno, e chi invece verrà lasciato morire. E tra noi pensiamo: “Oddio! Questa è l’America!” Continua...

STATI GENERALI ECOSOFIA E BIOREGIONALISMO - TIVOLI 20-21 GIUGNO 2020
STATI GENERALI ECOSOFIA E  BIOREGIONALISMO - TIVOLI 20-21 GIUGNO 2020

di Paolo D'arpini

In previsione dell'incontro del 20 e 21 giugno 2020, che si tiene a Tivoli con il titolo: “Bioregionalismo. Stati generali dell'ecosofia”, l'amico Italo Carrarini mi ha chiesto di esprimere il senso del bioregionalismo in poche parole. Dirò che il bioregionalismo è l'arte di saper cantare la vita in armonia con la natura. Ma qualcosa debbo aggiungere per spiegare concettualmente il significato di questo canto. 
Cosa si intende per “bioregionalismo”? Questo termine non denota una appartenenza etnica bensì la capacità di rapportarsi con il luogo in cui si risiede considerandolo come la propria casa, come una espansione di sé. La definizione diviene appropriata nel momento in cui si vive in sintonia con il territorio e con gli elementi vitali che lo compongono. Infatti chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla provenienza di origine se segue la pratica dell’ecologia profonda. E’ una convergenza, una osmosi, che si viene pian piano a creare fra noi ed il mondo in cui siamo immersi, come acqua nell’acqua. E’ una presa di coscienza olistica e conseguente azione solidale. E’ un aspetto essenziale della cura per la vita quotidiana e della presenza consapevole nel luogo...
Cercando di dare una spiegazione consona dei concetti relativi ai neologismi -quali: bioregionalismo, ecologia profonda, spiritualità laica- dobbiamo ricorrere alla semantica ed alla glottologia, poiché non esiste neologismo che non trovi origine in altre parole simili. Forse non sarebbe nemmeno necessario trovare nuovi termini se la parola originaria, eventualmente abbinata ad un aggettivo, può dare il senso di quanto si vuole descrivere.
Ad esempio usando il neologismo "bioregionalismo" si evoca un'immagine persino più riduttiva del reale significato che viene sottinteso con questa parola. Poiché nell'individuazione di un ambito "bioregionale" non si tiene conto esclusivamente del vivente bensì dell'insieme inorganico, morfologico, geografico, geologico del territorio prescelto, ivi compresi -ovviamente- gli elementi botanici e zoologici che vi prosperano. Insomma si esamina l'omogeneità dell'area esaminata e definita "bioregione" e lì si traccia una leggera linea di demarcazione (non divisione) per individuarne i "confini". Va da sé che questi confini sono semplicemente teorici, poiché l'organismo bioregionale della Terra è in verità un tutt'uno indivisibile. Potremmo per analogia definire le bioregioni gli organi dell'organismo Terra. Continua...
IL NUOVO MOVIMENTO R2020: INTERVISTA A SARA CUNIAL
IL NUOVO MOVIMENTO R2020: INTERVISTA A SARA CUNIAL


di Annalisa Jannone

A distanza di qualche giorno dalla nascita del progetto R2020, Annalisa Jannone intervista Sara Cunial che in questi anni ha dato voce a chi difendeva il proprio territorio dall’inquinamento, dalle frodi ambientali e dalla censura mediatica. In questo articolo l’onorevole ci spiega come è nata questa iniziativa e quali sono le finalità.
In questi ultimi due anni mi è capitato di scrivere approfondimenti su conflitti ambientali e sanitari per Italia che Cambia. Mi occupo di ecologia e salute da molti anni e ho sempre cercato di dare il mio contributo a partire dalle mie scelte personali.
Grazie a questi articoli ho seguito da vicino alcuni temi e intervistato diverse persone. Così moltissime volte ho incontrato l’on. Sara Cunial. Infatti grazie a lei si sono svolte in Senato moltissime conferenze stampa in cui comitati popolari, esperti, ricercatori indipendenti, associazioni scientifiche, medici, avvocati, semplici cittadini e giornalisti hanno potuto spiegare lo stato delle cose in merito ai diversi conflitti territoriali. Grazie a Sara Cunial noi giornalisti, ed esperti a vario titolo, abbiamo potuto avvicinarci alle istanze di quei cittadini che difendono il loro territorio dall’inquinamento, dalle frodi degli organi di controllo, dai conflitti d’interesse, dalla censura mediatica. Così i problemi dei pesticidi, del glifosato, dei fanghi, dell’agricoltura tossica, dell’inquinamento delle acque dai Pfas, delle grandi opere inutili ed energivore, degli inquinanti nei vaccini, della costante cessione del diritto alla salute agli interessi delle grandi industrie e delle mafie, hanno potuto venire a galla.
In questi anni io ho visto e ho ascoltato. Quindi ho voluto intervistare Sara Cunial per approfondire, direttamente con la persona che ha contribuito a idearla, questa proposta di coordinamento delle varie “resistenze” in giro per l’Italia: R2020.
Che cos’è R2020?
R2020 è un invito a sedersi insieme e parlare. Confrontarci, ascoltarci, inventarci, riconoscerci e capire insieme come unirci per essere efficaci. Ognuno con le proprie peculiarità. Ciascuno con la propria identità. Tanti giornali hanno parlato di partito, non è così. Siamo in una fase embrionale. 
Perché è nata?
L’idea nasce come risposta ai tanti che in questo momento ci hanno contattato e ci hanno visto come punto di riferimento all’interno delle istituzioni. In tanti sentono il bisogno di agire. La situazione è tragica sotto tutti i punti di vista: democratico, sociale, ambientale, economico… tantissime persone se ne stanno accorgendo e si stanno rendendo conto che adesso è il momento di esserci. Per questo invitiamo tutte le associazioni, i comitati, i gruppi di cittadini, gli amministratori locali, i politici… tutti coloro che già stanno lavorando per il Bene Comune, per il Diritto alla Vita, per la difesa della nostra Costituzione, di partecipare il 30 giugno. E poi da lì in poi decideremo insieme…Continua...

 

NON DIRE LA TUA,  FAI LA TUA PARTE
NON DIRE LA TUA,  FAI LA TUA PARTE

di Maurizio Di Gregorio

Accanto alla pandemia di Coronavirus abbiamo assistito alla diffusione di un altro virus, il virus della confusione e della disinformazione, una vera e propria INFODEMIA veicolata dai media mainstream ma anche dai media alternativi e  dilagante sui social. Dalla metà di marzo l’epidemia in norditalia era già fuori controllo. Forse si dovevano chiudere tutte le attività lavorative già da allora. E bloccare tutti gli spostamenti e i mezzi di trasporto. Esattamente come fatto dai Cinesi nel Wubei. La situazione già diceva FERMATEVI.  La Confindustria Lombarda e la Regione Lombardia si erano opposte all'ipotesi di chiusura e qualche giorno prima anche Lega e ForzaItalia. Forse il Governo avrebbe dovuto essere più sicuro di sé nel suo difficile compito e mediare di meno tra le varie posizioni.
Negli stessi giorni le notizie più disparate e contraddittorie si rincorrevano nei notiziari e sui giornali: oggi è più facile affermare che quasi nessuno riusciva a comprendere la situazione e l’insidiosità di un virus semisconosciuto mentre tanti pseudo-esperti  parlavano a vanvera. Sopra le migliaia di stupidaggini circolate si è elevata, per lucidità, chiarezza e grandi capacità sia analitiche che predittive l’analisi di Tomas Puejo, un 33enne che ha surclassato governi, servizi segreti, scienziati e giornalisti in tutto il mondo. Qui i suoi articoli illuminanti.
A parte le squalificanti dichiarazioni in Tv di un Burioni che negava sia la pericolosità che l’esistenza di un epidemia in corso, vi ricordate quante informazioni diverse e contraddittorie sono state date sin dall’inizio della vicenda e quanto male questa confusione informativa ha fatto alla vita della gente? Prendiamo per esempio quanto raccontato sui criteri di precauzione:

DISTANZIAMENTO: sembrava bastasse un metro, poi gradualmente è emerso che forse 2 metri era la distanza minima da mantenere e che in molte circostanza la contagiosità permanesse sino a 4-5 metri di distanza e nel caso delle zone inquinate in cui le polveri sottili veicolano il virus sino a 10-15 metri.
ZONE INQUINATE: nessuno che abbia avuto il coraggio di affermare che nelle aree più inquinate (in tutta la Padania, ad esempio) una maggiore diffusione del contagio era molto probabile, E questo non solo per la peggiore situazione degli apparati respiratori dei loro abitanti ma anche per la capacità peculiare delle particelle sottili di veicolare maggiormamnente il virus. Nonostante già a partire dalla Sar-s e dalla Mer-s fossereo stati condotti molti eloquenti studi in proposito.
SICUREZZA MERCI E OGGETTI: all’inizio ci era stato detto che  merci e oggetti erano esenti da virus. Poi è emerso con maggior chiarezza che il virus poteva restare vitale ed aggressivo sia nell’aria per alcune ore, che su carta e catone sino a 24 ore, sui metalli sino a 48 ore e sulle plastiche sino a 72 ore (con alcune punte di 120 ore per alcune plastiche morbide e siliconati)
TAMPONI, TEST, INCUBAZIONE, IMMUNITA’, RECIDIVE  : i tamponi possono essere falsi positivi o falsi negativi ovvero per dare sicurezza andrebbero ripetuti in un arco di tempo sul soggetto ugualmente si faceva conto che l’incubazione del virus fosse  di 4-6 giorni ma poi si è compreso che vi erano anche molti casi in cui l’incubazione si protraesse per più di un mese. Con la conseguente maggiore infettività. Ma si è dato per scontato che una quarantena di 15 giorni potesse bastare tranne verificare la persistenza di cariche virali oltre le 2-3 settimane. Si è parlato di immunità dei guariti ma poi è emerso che era non sicura al 100% e non si può sapere per quanto tempo dura, abbiamo ricevuto continue assicurazioni sulla scarsa probabilità di riprenderla sino alle più recenti notizie di recidive…Continua...

IL MOVIMENTO 5 STELLE E LE DIFFICOLTA' DELL'EVOLUZIONE POLITICA
 IL MOVIMENTO 5 STELLE E LE DIFFICOLTA' DELL'EVOLUZIONE POLITICA


di Maurizio Di Gregorio

Una delle cose peggiori che i sostenitori del M5Stelle possono fare è, come invece sta parzialmente avvenendo, dividersi in fazioni pro o contro Di Maio e Casaleggio jr, esasperando differenze e divisioni che sono reali ed andando a pregiudicare rapporti umani e politici. Peggio ancora è far finta che non sta avvenendo nulla di significativo e interpretare le diverse critiche come lo sfogo di una minoranza di attivisti e portavoce vanitosi e politicamente immaturi.
Una delle cose migliori che invece possono fare è confrontarsi su diverse prospettive politiche: sviluppare ed approfondire un dibattito politico sulla strategia del M5Stelle stesso nonché su una sua adeguata e partecipata organizzazione interna, tema troppo spesso rimandato a causa della continua emergenza.
Strategia Comunicazione e Organizzazione sono gli ambiti su cui si può riformare e consolidare un consenso collettivo, sia interno che nel paese. Senza il quale rischiano di venir pregiudicate le sin qui parziali vittorie ottenute dal Movimento stesso. In estrema sintesi nel 2018 il M5Stelle ha raccolto il 33% dei voti espressi, una buona affermazione ma ancora insufficiente sia per governare senza l'ausilio di altri partiti sia per compiere una rivoluzione democratica ed ecologista in Italia. Con il senno del poi si potrebbe asserire che il crollo verticale di consensi al M5Stelle seguiti al governo Di Maio-Salvini sia attribuibile ad una scelta di posizione politica moderata e responsabile, fautrice però di compromessi continui oppure come altri sostengono alla insufficienza comunicativa di Di Maio e del suo cerchio magico oppure ancora allo straordinario boicottaggio operato dai media contro il M5Stelle.
Io ritengo che tutte le tre cause sopracitate siano reali e valide ed abbiano provocato insieme la debacle di consensi che ha portato il M5Stelle dal 34 al 17%. Come precisato in diversi articoli pubblicati già l'anno scorso su FioriGialli Dossier, ci era chiaro infatti che l'insieme dei vecchi partiti, i media e di poteri forti non avrebbero permesso al M5Stelle di governare con pienezza e dignità ed avrebbero usato tutti i mezzi, leciti e non, per impedirlo.
Al di là dei forti ostacoli esterni, gli ultimi anni hanno evidenziato una insufficienza generale della attuale classe dirigente del M5Stelle ed evidenziato diverse lacune nel progetto organizzativo interno: tra essi un insufficiente rapporto tra portavoce e meetup, una mancanza di sedi abilitate al confronto ed al dibattito politico, una assenza di strutture intermedie sul territorio e sui vari temi che permettessero una espressione positiva delle varie anime del M5Stelle.
Ma oltre alle varie lacune organizzative, sempre correggibili, mi sembra sia mancata all'insieme dei Portavoce del M5Stelle la lucide consapevolezza del motivo reale e profondo per cui erano stati eletti e catapultati sino al governo nazionale o cittadino Continua...

A ME BASTA ....
A ME BASTA ....
di Giordano Ruini

Davvero avete bisogno
di sapere se il clima è impazzito
se quella ragazzina è manovrata
se è vero che i ghiacciai si sciolgono
se l’Amazzonia brucia
se la plastica soffoca gli oceani
se il pianeta collasserà nel 2050
se le emissioni di Co2 sono sopra il livello di guardia?

A me basta
osservare la fila di auto al mattino sulla statale
per finire almeno otto ore al giorno in contesti tossici
costretti in ansie e doveri
vedervi fare quello che anestetizza l’anima
e non quello che vi libera
per tornare la sera cinici ingrigiti

A me basta vedere i vicini di casa
che sono più irritati dalle foglie della quercia in autunno
che dal rumore e dalla polvere dei camion
......continua...
M5STELLE: UN BENE COMUNE PER IL NOSTRO FUTURO?
M5STELLE: UN BENE COMUNE PER IL NOSTRO FUTURO?

di Massimo Marino

Finalmente ci stanno riuscendo. È dal 2013 che un’alleanza non dichiarata di forze di centrodestrasinistra, espressione delle élite che realmente gestiscono il paese, o almeno vorrebbero farlo indisturbate, aveva l’obiettivo di stroncare quel singolare e imprevisto fenomeno di aggregazione sociale che si è espresso attraverso il successo del M5Stelle. Un caso unico e straordinario di un progetto di cambiamento sociale che non ha omologhi di un qualche peso in Europa e nell’intero Occidente. Che malgrado evidenti e rilevanti punti deboli è arrivato a diventare, almeno per un po’, il centro politico egemone nelle istituzioni parlamentari del paese. Quando alle elezioni politiche del 2013 8,7 milioni di elettori, in modo praticamente omogeneo dalla Sicilia al Veneto, dal Piemonte alla Sardegna, hanno dato un momentaneo voto di fiducia alla creatura di Beppe Grillo è diventato evidente che era necessaria una risposta decisa per difendere il tranquillo status quo di immobilismo in cui l’Italia sonnecchia da trent’anni. La campagna anti Grillo si è espressa con l’uso senza scrupoli del sistema dei media che ben rappresentano saldamente le élite della società italiana molto meglio dei traballanti partiti di centrodestrasinistra che travolti da scandali, subalternità, incompetenza, hanno perso la fiducia di consistenti parti della società. Il successo del 2013 ha provvisoriamente messo di lato i punti deboli del Movimento, che destava stupore per la sua resistenza agli attacchi, ma erano e sono noti: Continua...
ALTERNATIVE:LE SCONFITTE INSEGNANO MA SOLO A CHI VUOLE IMPARARE
ALTERNATIVE:LE SCONFITTE INSEGNANO MA SOLO A CHI VUOLE IMPARARE


di Massimo Marino

Il 27 maggio e il 15 giugno ho scritto due interventi (Elezioni: il Re è nudo, qualcuno troverà le mutande? e  Europa: Il Parlamento di Arlecchino  che analizzano risultati e conseguenze delle elezioni europee del 26 maggio e di altri risultati elettorali del periodo, dalle politiche e amministrative in Spagna ( on Barcellona e Madrid fra gli altri) alle amministrative e regionali (Piemonte) in Italia. Mi sembra che le riflessioni si adattino bene anche alle più recenti elezioni politiche in Grecia con cui si chiude la meteora Syriza di Tsipras e come in un tragico gioco dell’oca si torna alla casella di partenza: i Conservatori di Neo Demokratia tornano al governo con Mitsotakis ( iglio). 
La formazione dei gruppi al PE ha seguito il copione prevedibile da mesi, la prevedibile alleanza del vecchio-nuovo gruppo che comprende En Marche di Macron con i due alleati di prima (Popolari e Socialisti) in una nuova-vecchia, anzi vecchissima maggioranza. Prevedibile anche  l’isolamento dei 5Stelle che non hanno potuto costruire alcun gruppo e sono finiti nell'ottavo gruppo: NI (cioè i non iscritti che noi chiamiamo gruppo misto). Non ho mai dato credito neanche per un attimo agli annunci prelettorali di Di Maio su un nuovo ipotetico gruppo al PE.
Non è una polemica con Di Maio, anche se chi minimamente conosce il quadro delle forze europeo vedeva quanto fosse poco credibile l'annuncio, ma una costatazione di quanto sia indietro lo scenario politico europeo che neppure comprende uno dei soggetti più interessanti dell’Europa come i 5Stelle collocandoli alla leggera nei rivoli locali del populismo. Quella al PE è stata una tragica occasione mancata già nel 2014 per Verdi, Podemos e alcuni altri per costruire con il M5S un dirompente scenario di alternativa, l’unico possibile peraltro. 
E come sempre le occasioni mancate si pagano, che è quanto stà avvenendo. Non solo per Podemos e i 5Stelle ma anche per i Verdi collocati fra i vincitori mentre il loro composito gruppo è il quarto di fatto alla pari con I&D (Identità e Democrazia) di Salvini e Le Pen. In realtà più indietro perché ospitano nel gruppo parecchi aggregati indipendenti ( dai Pirati ad alcuni autonomisti e socialisti radicali).Continua...
GANDHI, VITA VISIONE ED ECOLOGIA DI UNA GRANDE ANIMA
GANDHI, VITA VISIONE ED ECOLOGIA DI UNA GRANDE ANIMA

di Max Strata

Nell'aria bollente di una Delhi a 40°, dopo aver percorso a piedi l'arteria urbana che con il suo traffico incessante corre fino al Red Fort mostrando senza soluzione di continuità un desolato groviglio umano di indigenti distesi all'ombra degli alberi, ho varcato l'ingresso presidiato dai militari e sono entrato nel Rajghat, il luogo in cui Mohandas Karamchand Gandhi è stato cremato.
Il memoriale, costituito da una pietra nera e lucida ornata da fiori di tagete e protetta da un muretto bianco, si raggiunge dopo aver lasciato le scarpe ad un omino ossuto e senza denti che per una cifra simbolica ti permette l'ingresso. Così, a piedi nudi, calpestando un tappeto di tessuto rosso costantemente irrorato d'acqua da un inserviente che ha il preciso compito di abbassarne la temperatura, mi sono avvicinato con rispetto e trepidazione al primo posto che desideravo vedere nel mio solitario viaggio in India.
Nel guardare quell'oggetto ho provato una forte emozione e mentre passavano per la mia testa le immagini viste più e più volte nelle foto e nei filmati d'epoca, ho accostato le mani l'una all'altra e nel gesto di Namaskar, per qualche secondo, ho chinato la testa in suo ricordo. Seguendo le sue volontà, le ceneri sono state ripartite tra varie urne e disperse nei maggiori fiumi del mondo tra i quali il Nilo, il Tamigi, il Volga, il Gange e in occasione del sessantesimo anniversario della sua morte, quelle contenute nell'unica urna non ancora svuotata sono state versate nell'oceano davanti a Mumbai.
Rajghat Nei pressi del Rajghat c'è il museo che porta il suo nome, una vecchia palazzina riempita di fotografie, testi, libri, busti metallici e vari oggetti appartenuti a Bapu, come affettuosamente veniva chiamato dai suoi amici e collaboratori. Tra questi, un logoro paio di sandali e un semplice bastone di legno usato in uno dei suoi interminabili percorsi a piedi. Lungo un corridoio, una serie di telai e in particolare alcuni arcolai (charka) forse utilizzati dallo stesso Gandhi per realizzare il khadi, il tessuto bianco delle semplici e tradizionali vesti contadine. I charka lo hanno accompagnato anche nelle prigioni dell'impero britannico tra cui l'orribile carcere di Yeravda, dove Bapu fu rinchiuso per così tanto tempo da indicarlo come suo indirizzo permanente.
Nelle sue mani, l'arcolaio utilizzato per filare la seta e il cotone, diventò l'oggetto che incarna l'ideale di un impiego e di un ambiente dignitosi, elemento essenziale per mantenere viva l'attività artigianale delle famiglie indiane vessate e impoverite dalla predazione coloniale e dalla industrializzazione forzata del Paese. Tessendo da solo le proprie vesti mediante questo strumento pratico e simbolico che favorisce la collaborazione e la "buona volontà", Gandhi ha insegnato nuovamente alla sua gente a recuperare il lavoro manuale e a rispettare i tempi umani che non dipendono dalle macchine. Del resto, è noto come egli abbia trovato deplorevole l'ideologia mercantile, l'industrialismo, la sperequazione e il ricatto sociale causati dall'economia capitalista e come vi abbia fermamente opposto la semplicità di una vita frugale ma spiritualmente elevata e la forza tradizionale delle piccole comunità che condividono il principio dell'autosufficienza. Continua...
ELEZIONI: IL RE E' NUDO, QUALCUNO TROVERA' LE MUTANDE?
ELEZIONI: IL RE E' NUDO, QUALCUNO TROVERA' LE MUTANDE?

di Massimo Marino

Giusto per riflettere sui numeri veri e non sui romanzi scritti dai media, qualche dato sul voto in Italia alle elezioni europee e qualche battuta a caldo che spero mi venga perdonata:
Gli astenuti    In controtendenza rispetto a tutto il resto dell’Europa sono aumentati a quasi 24 milioni di voti (mdv) su quasi 51 milioni di elettori (erano 23,2 nel 214 e circa 16,5 nel 2013 e 2018 ). Mi sembrano la vera inconsapevole quinta colonna della stabilità e della tenuta delle élite, nel bene e nel male l’anomalia italiana. 
La Lega ha ottenuto quasi  9,2 mdv ( ne aveva 1,7 nel 2014 e 5,7 nel 2018). Un successo notevole ma non un’onda populista. Salvini può ringraziare il sistema dei media, in particolare quelli “progressisti” che per mesi gli hanno fatto una involontaria (?) campagna elettorale. Mettendolo in prima pagina ogni volta che faceva pipì o si toglieva una caccola dal naso. In funzione anti 5stelle, il vero e unico nemico. Forse negli ultimi due mesi si sono accorti di aver esagerato ma era tardi. Comunque hanno raggiunto l’obiettivo. Gruber, Fazio, Floris, Panella, Merlino, Giannini, Concita, Vespa, Formigli, Bianchi e il resto della banda adesso possono rilassarsi per lo scampato pericolo. Il loro reddito di sudditanza è salvo. Doveroso per Salvini regalare mazzo di fiori e cioccolatini alla Gruber per ringraziare. Di persona, come promesso venerdì scorso alla Lilli ex parlamentare europea piddina.  
Il M5S ha ottenuto circa 4,6 mdv ( ne aveva 5,8 nel 2014, 8,6 nel 2013 e 10,7 nel 2018). La fase vincente del movimento grillino si è esaurita mancando nell’esperienza di governo molti aspetti del cambiamento promesso, smarrendo la propria collocazione di centro radicale, forse garanzia di baluardo provvisorio verso corruzione e clientelismo che da oggi non avranno più argini. Di Maio è rimasto nudo e non lo invidio. Dopo ore di silenzio dice che cercherà le mutande per coprire le nudità. Ci spero, anche se dubito che le trovi, perché è un bravo ragazzo. Invece di una lunga agonia devastante non sarebbe meglio restituire le chiavi del Palazzo d’inverno prima di essere fatti a pezzi? Ennesima esperienza fallimentare dell’uomo solo al comando, come sostenevo già sei mesi fa. Che ingenui però questi grillini...
Il PD ha ottenuto quasi 6,1 mdv ( varie decine di migliaia in meno del 2018 ). Aveva ottenuti 11,2 mdv nel 2014. Ha perduto anche il Piemonte. Quale successo festeggino non mi è chiaro. Mi chiedo da mesi, immaginando quali siano i dieci principali problemi della società italiana, in che cosa esattamente il PD del postrenziano Zingaretti sia diverso da Salvini. Boh! Neppure sulla questione dei barconi, che è una questione piccola diventata grande, è difficile capire le differenze di fondo fra Minniti e la Lega. Magari me lo spiegherà Pisapia. Malgrado lo stuolo di cuginetti e altri parenti nell’intero sistema dei media ed il più noto e più simpatico fratello del capo ( Montalbano) il PD di Zingaretti non ha preso un voto in più del 2018, anzi quasi 100mila in meno. Un leader di passaggio in attesa di meglio.  Continua...
CHE FARE SE PERDIAMO IL PALAZZO D'INVERNO?
CHE FARE SE PERDIAMO IL PALAZZO D'INVERNO?

di Massimo Marino
 
1)   Il 23 ottobre del 1917, in realtà la notte del 7 novembre del nostro calendario, i bolscevichi presero il Palazzo d’Inverno, sede storica degli Zar nella capitale della Russia San Pietroburgo ( all’epoca Pietrogrado). La banalizzazione della Storia, che spesso viene raccontata senza ricavarne una memoria rispettosa dei fatti e degli insegnamenti che può regalare indica in quella notte la fine dello zarismo, la vittoria dei Soviet e l’inizio della storia del Comunismo fatto Stato. Parentesi storica che durò in fin dei conti meno di 90 anni, cioè meno di una contadina delle steppe in buona salute. In realtà la dinastia degli Zar era già stata annientata da sei mesi e nel Palazzo d’Inverno era riunito il governo rivoluzionario provvisorio di Kerenskj. Era costituito da radicali liberali e socialisti moderati.  Lo sparuto drappello di bolscevichi aveva però trascinato con sé una consistente frazione di operai, soldati e contadini, ma anche intellettuali stufi dei capricci degli Zar, appellandosi a tre semplici parole d’ordine: uscire dalla guerra, garantire il pane a tutti e dare più riconoscimento al ruolo dei consigli degli operai e dei contadini.
In realtà quella notte (fig1)  non ci fu nessuno scontro perché nel Palazzo non c’era nulla da conquistare. Un migliaio di cadetti dell’Accademia e un altro migliaio di soldatesse del battaglione femminile non opposero nessuna resistenza e dopo due cannonate a salve da una nave in mano agli insorti sulla Neva si arresero. Due morti in tutto. Il governo provvisorio che era riunito nel palazzo fu mandato a casa ed al suo posto si riunì l’assemblea dei Soviet. Non essendo comodo per le riunioni il Palazzo venne presto abbandonato. Perché lì non c’era motivo di stare.  Per quanto ne so le riunioni dei Soviet si spostarono ben presto in un comodo albergo di Mosca famoso per essere l’unico allora esistente fornito di acqua calda, riscaldamento efficiente e telefoni.
La storia, che trovo divertente ma solo fino ad un certo punto, traslata ai giorni nostri è come se un manipolo di aderenti a Rifondazione Comunista nel 2017 occupasse la sede nazionale del PD in via del Nazareno a Roma, ne espellesse la segreteria nazionale riunita e si dichiarasse legittimo rappresentante della Nazione in nome del popolo. Tranne scoprire ben presto che nei locali i telefoni sono tagliati, le stampanti non hanno più il toner e nei bagni scarseggia la carta igienica.  Insomma, che dal Nazareno si può anche andarsene prima che faccia notte perché lì ormai non c’è più niente e se si vuole conquistare il potere bisogna cercarlo da qualche altra parte.
2)    La notte del 4 marzo 2019 al termine delle elezioni politiche gli exit pool prima, le proiezioni e i primi dati consistenti poi indicavano senza ombra di dubbio il grande successo del M5Stelle, di gran lunga primo partito italiano del momento con il 32,7% e 10,7 milioni di voti alla Camera, con un particolare trionfo in numerosi collegi del centro sud Italia dove superava in molti casi il 40% e in alcuni anche il 50 percento.  Nessun movimento o partito politico italiano ha raggiunto negli ultimi 70 anni un risultato così straordinario e del tutto insolito considerato che ancora 10 anni prima, esattamente l’8 marzo 2009 le “Liste Civiche Beppe Grillo” non ancora neanche costituite in movimento nazionale definivano sommariamente a Firenze le “5 stelle” su cui agire nei Comuni italiani. Di presenza in Parlamento neppure si parlava ( fig 2 ). 
Qualcuno quella notte dello scorso anno in un comprensibile sfogo di entusiasmo ha parlato di conquista dello Stato (“lo Stato siamo noi!”). In attesa di trovare tre mesi dopo un accordo di governo, abilmente e correttamente definito contratto (su cose da fare) e non alleanza (fra partiti vicini) i leader vincenti ebbero il tempo di trovare e conoscere il loro Palazzo d’Inverno, cioè la dislocazione delle stanze di quei Ministeri da cui dare avvio a quella vera e propria rivoluzione gentile (“il cambiamento”) che, non ho mai avuto dubbi, era ed è ancora l’obiettivo del M5Stelle. Come tanti altri ho provato soddisfazione ma anche preoccupazione per i risultati elettorali. Da quasi dieci anni sono un puntuale elettore dei grillini e lo sarò anche alla prossima puntata anche se neanche per un momento ho pensato di farne parte. La soddisfazione derivava dal vedere decine di personaggi (di destra e di sinistra) fra i principali responsabili del declino italiano degli ultimi 30 anni, restare almeno per un po’ disoccupati e buttati fuori dalle aule del nostro Palazzo d’Inverno. Le ragioni della preoccupazione sono più complesse e vale la pena spiegarle. Continua...
EXTINTION REBELLION E L'ALGORITMO DELLA RIVOLUZIONE ECOLOGISTA
EXTINTION REBELLION E L'ALGORITMO DELLA RIVOLUZIONE ECOLOGISTA

di Riccardo Luna

Extintion Rebellion (XR) è un movimento di protesta che è riuscito a bloccare Londra per un weekend. Usa gli algoritmi per pianificare le azioni, è non violento ma per calcolo, ed è stato fondato da due scienziati, di cui una ha detto di aver cambiato approccio alle proteste sociali dopo aver assunto alcuni allucinogeni in Costa Rica.
Extinction Rebellion, il movimento di protesta che ha bloccato Londra per un weekend di aprile collezionando quasi mille arresti, l’adesione convinta dell’attrice Emma Thompson e di un atleta olimpico, e la simpatia di qualche decina di manager britannici che hanno firmato una lettera aperta al Times, non nasce per caso all’improvviso e rappresenta una novità assoluta nella storia dei movimenti sociali.
Si tratta infatti del primo esempio di un movimento che dichiara di usare la matematica come strumento per pianificare le proteste e per misurarne l’efficacia. I due fondatori, Gail Bradbrook e Roger Hallam, due scienziati che hanno un dottorato nel curriculum accademico, hanno trascorso gli ultimi tre anni a studiare la storia delle proteste sociali dal 1900 ad oggi, estrapolando ogni volta i fattori chiave che hanno portato al successo o al fallimento. E a partire da questa messe di dati, sostengono di aver creato “l’algoritmo delle proteste”, grazie al quale hanno costruito la strategia con cui sono andati in scena a Londra.
Gli arresti, per dire, sono stati pianificati e voluti. Un certo numero, mille, era l’obiettivo perché, dati alla mano, mille arresti di persone pacifiche costituiscono un costo sociale troppo alto per essere ignorato dalla autorità politiche. Mille era il numero da raggiungere per costringere la politica ad ascoltarli, aveva detto Hallam alla Bbc il 10 aprile: “A un certo punto il capo della polizia andrà dal primo ministro e gli dirà: non possiamo fare altri arresti, non possiamo arrestare nonne di 84 anni e bambini di 10. Serve una soluzione politica”. Obiettivo raggiunto.
L’origine dell’algoritmo delle proteste Extinction Rebellion è insomma una cosa totalmente nuova anche se non sbaglia chi sostiene che questo movimento abbia qualche punto di contatto con alcuni esempi del recente passato, come il movimento contro la globalizzazione protagonista della drammatica Battaglia di Seattle del 1999; e di quello contro la finanza che portò nel 2011 migliaia di persone a occupare pacificamente per giorni Wall Street (in realtà il vicino Zuccotti Park).
Ma XR (questa la loro sigla) è sostanzialmente un’altra cosa, come vedremo. Ed è molto diverso anche dagli altri movimenti di protesta che in questo momento sono sulla scena sebbene anche qui ci siano punti di contatto. Come gli scioperi del clima lanciati a partire dall’agosto scorso dalla sedicenne Greta Thunberg, anche Extinction Rebellion ha come obiettivo la lotta al cambiamento climatico, ma i fondatori di XR non sono studenti, sono dei cinquantenni con alle spalle numerose esperienze di protesta sui temi più disparati. Generazionalmente quindi parliamo di due mondi diversi, sebbene Greta Thunberg lunedì 22 fosse a Londra, in occasione della Giornata mondiale della Terra, a sostenere la lotta dei militanti di XR. Continua...

QUESTO MOVIMENTO DOVEVA NASCERE
QUESTO MOVIMENTO DOVEVA NASCERE


di Greta Thurneberg

Pubblichiamo la lettera-manifesto del movimento globale Fridays for Future scritta dalla svedese Greta Thunberg e da altre sette attiviste. Le foto sono state scattate dalla redazione di Italia che Cambia che ha partecipato alle manifestazioni indette in tantissime città italiane.
Tutto è cominciato sulle scale del Parlamento svedese, il 20 agosto – un giorno di scuola come un altro. Greta si è seduta con il suo cartello scritto a mano e i volantini fatti in casa. Quello è stato il primo sciopero per il clima in assoluto. Da allora, i venerdì hanno smesso di essere normali giorni di scuola. Tutte noi, e molte altre ed altri con noi, hanno iniziato a scioperare ogni settimana in Australia, Germania, Belgio, Colombia, Nuova Zelanda, Svizzera, Uganda e poi in giro per il resto del mondo.
Questo movimento doveva nascere, non avevamo scelta. Sapevamo che c’è una crisi climatica in atto. Lo sapevamo perché le foreste in Svezia o negli Stati Uniti erano state decimate dalle fiamme. Lo sapevamo per il susseguirsi di alluvioni e siccità in Germania e Australia, per il collasso di iconici ghiacciai alpini e per lo scioglimento del permafrost nel Circolo Polare Artico, e così via. Lo sapevamo, perché i resoconti che leggevamo e le immagini che vedevamo gridavano che qualcosa di molto sbagliato stava accadendo.
Il primo giorno in cui ci siamo rifiutate di andare a scuola lo abbiamo tutte speso in solitudine, ma da allora un movimento di giovani in sciopero per il clima si è diffuso in tutto il pianeta. Oggi giovani in oltre 100 Paesi abbandoneranno le lezioni per esigere risposte concrete alla più grande minaccia con la quale l’umanità ha mai dovuto confrontarsi.Lo sciopero per il clima a Roma
Questi scioperi stanno avendo luogo oggi – da Washington a Mosca, da Beirut a Gerusalemme, da Shanghai a Mumbai – perché i politici ci hanno delusi. Abbiamo visto anni di negoziazioni finire in accordi sul clima a dir poco patetici. Abbiamo visto come alle compagnie di combustibili fossili sia stata data mano libera nello sventrare le nostre terre, forare il suolo e bruciare il nostro futuro per il loro profitto. Abbiamo visto le fratturazioni idrauliche nei campi, le perforazioni petrolifere in alto mare e le miniere di carbone andare avanti. I politici sanno da tempo qual è la verità sul cambiamento climatico e sono disposti a mettere il nostro futuro nelle mani dei profittatori la cui ricerca di soldi facili minaccia la nostra stessa esistenza. Continua...

UNO SPETTRO SI AGGIRA PER L'EUROPA ...
NON E' IL COMUNISMO E NEANCHE IL POPULISMO ...

UNO SPETTRO SI AGGIRA PER L'EUROPA ...<BR>NON E' IL COMUNISMO E NEANCHE IL POPULISMO ...

di Massimo Marino 
   
Comunque la si pensi e comunque vadano le elezioni europee del maggio prossimo misureranno bene la febbre dell’Europa e credo molto più del solito saranno sentite direttamente pertinenti con i nostri problemi nazionali e perché no personali. Mai come in questi ultimi mesi larga parta delle popolazioni dei 28 membri della UE hanno compreso che loro e i loro paesi sono in libertà vigilata per quanto innocenti: perché banche, finanzieri, partiti e lobbisti del passato hanno svuotato le loro casseforti, oggi chiedono anche il pagamento degli interessi, domani renderanno ardua la sopravvivenza di molti in modo irrimediabile. Perché ci lasciano in regalo un pianeta in pessimo stato ed una insopportabile condizione di precarietà per molti.
In fin dei conti non è una burocrazia europea, malgrado i suoi 30mila funzionari, che ci affama di sua sponte e che va abbattuta, così come è un miraggio quello dei fautori di una europa unita che si muove con fervore per il benessere di 510 milioni di europei. Gli ideologhi dell’una e dell’altra guerra di religione sono un po’ dei superficialoni che non ce la contano giusta. Per questo non mi affascinano gli sponsorizzatori degli euroexit che vogliono disfare l’europa così come gli adulatori dell’ europa politica unita e federata che non ci sarà mai. Riconosco il possibile ruolo di una unità europea contro la guerra, per la salvezza dal cambiamento climatico e per l’inversione della tendenza allo sviluppo degli armamenti nel mondo, in particolare quelli nucleari e di potente impatto offensivo. Realisticamente però per avere questi risultati dobbiamo provare a rovesciare il funzionamento dell’Europa come un calzino. L’Euroexit o gli Stati Uniti d’Europa non sono, per questo secolo, all’ordine del giorno. Smettiamo di parlarne.
A Bruxelles c’è solo una concentrazione fisica e organizzativa di un insieme di forze sociali, economiche e finanziarie diffuse (multinazionali appunto) che hanno molte facce e che di comune hanno un unico obiettivo, quello di mantenere l’egemonia delle élite che si sono consolidate nel secolo scorso, in particolare dopo l’assestamento provvisorio seguito alla fine della Seconda guerra mondiale e successivamente dopo il crollo di uno dei due blocchi. Il bipolarismo “ideologico” fra est e ovest non ha avuto neanche 80 anni di storia ma gli è seguito, contro ogni aspettativa, un moltiplicarsi di focolai di guerra localizzata invece di una prevista e auspicata era di pace.   
Se si contano i votanti al Parlamento europeo, che nella forma attuale ha meno di 40 anni, si nota che, malgrado il sistema di tipo proporzionale, difficilmente si raggiunge il 50% degli elettori. Nel 2014 i voti validi sono stati circa il 40%. Continua...
ANIMA E AMBIENTE
SOLO UNA RIVOLUZIONE CI SALVERA'

ANIMA E AMBIENTE<br> SOLO UNA RIVOLUZIONE CI SALVERA'


di Dalila Nesci

Grande partecipazione e tante emozioni alla Camera dei deputati per il IX appuntamento con "Parole Guerriere. Seminari Rivoluzionari". Il fortunato ciclo di incontri che ho promosso a partire dal luglio scorso continua a riscuotere successo.(...)
Anima e Ambiente, solo una rivoluzione ci salverà!” è il tema di cui si è parlato nella consapevolezza che stiamo vivendo un momento storico inedito, di limite, di rottura. 
La capacità dell’uomo di distruggere sé stesso, dalla bomba atomica ai cambiamenti climatici, è ormai evidente. A secondo del grado di consapevolezza, data dai percorsi di vita e formazione, tutti ed in modo sempre più profondo viviamo questa sensazione di limite opprimente difficile da gestire. La sensazione è questa: il modo in cui gli esseri umani hanno organizzato i propri rapporti fra di loro e con l’ambiente circostante non funzionano più! Necessitano di essere cambiati, ripensati alla radice, rivoluzionati. Bisogna creare nuovi paradigmi mentali (dall’industria all’educazione) per la convivenza improntati alla cooperazione, per l’evoluzione e la presenza stessa degli uomini e delle donne sulla Terra. Per riuscirci dobbiamo allenarci a processi creativi e allo stesso tempo pazienti di sintesi.
Se fossimo in grado, come Occidente, di metabolizzare le scoperte che la scienza e la tecnica (vedi Einstein - Bohr - Heisemberg) hanno già fatto, accetteremmo che quello che pensiamo, diciamo e facciamo è cruciale per noi e per gli altri. Gli effetti dei nostri comportamenti, anche quelli reputati più banali come un sorriso o una scorrettezza a lavoro, cambiano il destino del mondo. Continua...

UNA TERRA UNA UMANITA' UN FUTURO
UNA TERRA UNA UMANITA' UN FUTURO

di Satish Kumar
 
Sostituire la vecchia storia della separazione con la nuova storia dell’unità e sposare il radicalismo radicale è l’ imperativo dei nostri giorni. La separazione - l’idea che le cose viventi esistano individualmente, isolate le une dalle altre – è stata una storia dominante per molti secoli. Questo approccio intellettuale, persino ideologico, alla vita, occasionalmente ha il suo valore, ma i suoi limiti, in effetti i suoi danni, diventano sempre più evidenti.  
Il primo, e più ovvio, è la separazione che esso implica tra umani e Natura. Siamo arrivati a pensare che la Natura sia qualcosa di esterno; che le colline, i fiumi, gli oceani, le foreste, gli animali e gli uccelli siano Natura, una cosa distinta dagli esseri umani e dalle nostre azioni. Questa definizione sostiene e addirittura legittima l’idea che il mondo naturale sia a noi subordinato e che esista per soddisfare i nostri bisogni.    Seguendo tali idee di separazione, lo scopo di molta parte di scienza, tecnologia, industria ed economia è perciò diventato quello di conquistare la Natura e di utilizzarla per soddisfare gli umani bisogni e, fin troppo spesso, l’umana avidità. Pertanto possiamo fare alla Natura quello che ci pare (...) Secondo questo modo di vedere la Natura non ha anima, non ha spirito, non ha intelligenza, non ha memoria. La Natura è inanimata.
Ma se andiamo al suo significato originario, ci accorgiamo subito che la parola ‘natura’ vuol dire semplicemente ‘nascita’. ‘Natale’, ‘natività’, ‘natura’, hanno tutte la stessa radice. Ogni cosa che è nata è Natura. Noi esseri umani siamo nati, o no? Continua...
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