Di ciò di cui non si può parlare si tace. - Ludwig Wittgenstein

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UN ALTRO MONDO POSSIBILE
Creando una nuova Consapevolezza 
UN ALTRO MONDO  POSSIBILE
I FIORI DEL DOMANI
Tutti i fiori di tutti i domani
sono i semi di oggi e di ieri.

Proverbio cinese
Ancora un sogno
... Sì, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto voglio concludere dicendo che ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere.
Se perdete la speranza, perdete anche quella vitalità che rende degna la vita, quel coraggio di essere voi stessi, quella forza che vi fa continuare nonostante tutto.
Ecco perché io ho ancora un sogno...
Continua...
Varsavia
<b>Varsavia </b>







Hanno ucciso il ragazzo di vent'anni
l'hanno ucciso per rabbia o per paura
perché aveva negli occhi quell'aria sincera
perché era una forza futura
sulla piazza ho visto tanti fiori
calpestati e dispersi con furore
da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Da chi usa la legge e si serve del bastone
e sugli altri ha pretese di padrone
Sull'altare c'è una madonna nera
ma è la mano del minatore bianco
che ha firmato cambiali alla fede di un mondo
sulla pelle di un popolo già stanco
Continua...

POTETE SOLO ESSERE LA RIVOLUZIONE
Ursula le Guin

Non abbiamo nulla se non la nostra libertà.
Non abbiamo nulla da darvi se non la vostra libertà.
Non abbiamo legge se non il singolo principio del mutuo appoggio tra individui.
Non abbiamo governo se non il singolo principio della libera associazione.
Non potete comprare la Rivoluzione.
Non potere fare la Rivoluzione.
Potete solo essere la Rivoluzione.
È nel vostro spirito, o non è in alcun luogo

da " The dispossessed" 1974
LA FINE DELLA VITA
é l'inizio della sopravvivenza

<b>LA FINE DELLA VITA<br> é l'inizio della sopravvivenza </b>





Come potete comperare
o vendere il cielo,
il calore della terra?
l'idea per noi é strana.
Se non possediamo
la freschezza dell'aria,
lo scintillio dell'acqua.
Come possiamo comperarli?
Continua...
I CREATIVI CULTURALI
<b>I CREATIVI CULTURALI</b>





L'altro modo di pensare
e vivere

Ervin Laszlo
Possiamo pensare in modi radicalmente nuovi circa i problemi che affrontiamo?
La storia ci dimostra che le persone possono pensare in modi molto differenti. C'erano, in Oriente e in Occidente, sia nel periodo classico, che nel Medio Evo ed anche nelle società moderne, concezioni molto diverse sulla società, sul mondo, sull'onore e sulla dignità. Ma ancora più straordinario è il fatto che anche persone moderne delle società contemporanee possano pensare in modi diversi. Questo è stato dimostrato da sondaggi di opinioni che hanno indagato su cosa i nostri contemporanei pensano di loro stessi, del mondo e di come vorrebbero vivere ed agire nel mondo.

Una recente indagine della popolazione americana ha dimostrato modi di pensare e di vivere molto differenti.
Questo è molto importante per il nostro comune futuro, poiché è molto più probabile che alcuni modi di pensare preparino il terreno per uno scenario positivo piuttosto che altri.
Questi sono stati i risultati principali:
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PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI
<b>PIU’ LENTI, PIU’ PROFONDI, PIU’ DOLCI </b>





Alexander Langer


La domanda decisiva è: Come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile?
Lentius, Profundis, Suavius”, al posto di ”Citius, Altius, Fortius”

La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta.
La paura della della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e dei controllo; e la stessa analisi scientifica
Continua...
CITTADINO DEL MONDO
<b>CITTADINO DEL MONDO</b> Graffito a Monaco






Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese
e il tuo caffè è brasiliano.
Il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana.
Le tue vacanze sono turche
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo,
non rimproverare il tuo vicino
di essere…. Straniero.
Il viaggiatore leggero
<b>Il viaggiatore leggero </b> Adriano Sofri
Introduzione al libro di Alex Langer, ed. Sellerio 1996

Alexander Langer è nato a Sterzing (Vipiteno-Bolzano) nel 1946, ed è morto suicida a Firenze, nel luglio del 1995.
Benché abbia dedicato la sua vita intera, fin dall'adolescenza, a un impegno sociale e civile, e abbia attraversato per questa le tappe più significative della militanza politica, da quella di ispirazione cristiana a quella dell'estremismo giovanile, dall'ecologista e pacifista dell'europeismo e alla solidarietà fra il nord, il sud e l'est del mondo, e sempre alle ragioni della convivenza e del rispetto per la natura e la vita, e benché abbia ricoperto cariche elettive e istituzionali, da quelle locali al Parlamento europeo, è molto difficile parlarne come di un uomo politico. O almeno, è del tutto raro che nella politica corrente si trovi anche una piccola parte dell'ispirazione intellettuale e morale che ha guidato la fatica di Langer. La politica professata, anche quando non è semplicemente sciocca e corrotta, non ha il tempo di guardare lontano, e imprigiona i suoi praticanti nella ruotine e nell'autoconservazione. Uno sguardo che
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MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
MA CHE PIANETA MI HAI FATTO
di Beppe Grillo

Ma che pianeta mi hai fatto? Petrolio e carbone sono proibiti. Nei centri urbani non possono più circolare auto private. L'emissione di Co2 è punita con l'assistenza gratuita agli anziani. I tabaccai sono scomparsi, non fuma più nessuno. Non si trovano neppure le macchinette mangiasoldi nei bar. La più grande impresa del Paese produce biciclette. La plastica appartiene al passato, chi la usa di nascosto è denunciato all'Autorità per il Bene Comune e condannato ai lavori socialmente utili. Continua...
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Culture e globalizzazione


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CONTRO LA COLONIZZAZIONE DEL GENERE UMANO: IL BREVETTO MICROSOFT 060606
CONTRO LA COLONIZZAZIONE DEL GENERE UMANO: IL BREVETTO MICROSOFT 060606


di Vandana Shiva



Il 26 marzo, all’apice della pandemia di coronavirus e nel bel mezzo del lock down, la Wipo (l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale) ha concesso a Microsoft il brevetto mondiale numero WO 2020/060606.  Proprio come la nostra biodiversità e la conoscenza indigena sono terra di conquista tramite brevetti e biopirateria, allo stesso modo ora assistiamo al tentativo di estrarre e piratare informazioni dai nostri corpi e dalle nostre menti, senza il nostro permesso o il nostro consenso.Vengono rubate la nostra umanità e la nostra autonomia. Veniamo ridotti a “utenti” delle “macchine” che estraggono la nostra umanità e le nostre informazioni per creare la macchina fabbrica-soldi di nuova generazione.Sul brevetto 060606 è scritto: “Attività del corpo umano associate ad un’attività fornita ad un utente possono essere utilizzate in un processo di mining (estrazione) di un sistema di criptovaluta... Il sistema di criptovaluta, accoppiato in modo comunicativo al dispositivo dell’utente, può verificare se i dati sull’attività corporea soddisfano una o più condizioni stabilite dal sistema di criptovaluta e può assegnare criptovaluta all’utente i cui dati sull’attività corporea sono verificati”.Questo brevetto cambia drammaticamente il significato di essere umani.
In primo luogo, ci ridefinisce come “miniere” da cui estrarre dati, derubandoci della nostra autonomia, sovranità e controllo sui nostri corpi e le nostre menti. Questo brevetto reclama proprietà intellettuale sui nostri corpi e sulle nostre menti. E il semplice essere connessi attraverso i loro server sarebbe una dichiarazione di consenso. Esattamente come durante il colonialismo i colonizzatori si arrogavano il diritto di prendere i territori, le risorse e la terra delle popolazioni indigene, di far sparire la loro cultura e la loro sovranità, nei casi più estremi sterminando queste popolazioni, allo stesso modo il brevetto WO 060606 è una dichiarazione unilaterale di Microsoft sulla colonizzazione dei nostri corpi e delle nostre menti. Veniamo ridotti a miniere di materie prime (i dati che vengono estratti da noi).
In secondo luogo, questo #brevetto cancella la nostra umanità di esseri viventi sovrani, spirituali, coscienti e intelligenti, non ci considera come esseri che prendono le proprie decisioni sull’impatto delle diverse azioni sul mondo naturale e sociale di cui siamo parte e a cui siamo inestricabilmente legati seguendo saggezza e valori etici. Veniamo ridotti a “utenti” di compiti a noi assegnati da una mega macchina estrattiva digitale. Un “utente” è un consumatore senza scelta nell’impero digitale. La creatività umana e la coscienza scompaiono nel mondo immaginato nel brevetto 060606. In terzo luogo, il brevetto ridefinisce i valori umani e il valore di essere umani. I valori umani includono i valori etici, ecologici e spirituali.
Il nostro valore di esseri umani verrà assegnato da una macchina, dal sistema di criptovaluta.... La nostra realtà viene distrutta e diventiamo punti virtuali nella macchina digitale, al di là del controllo di umani, delle democrazie e persino dei governi sovrani nazionali.
Questo è colonialismo e pirateria portati al massimo livello invasivo, e le informazioni del nostro corpo sono la nuova colonia. Questo è il massimo esempio di separatismo e riduzionismo della mente meccanica riduzionista. Non è solo biopirateria dei nostri corpi viventi autonomi, è la progettazione della scomparsa degli esseri umani, dei valori umani, del significato umano. È la progettazione della scomparsa degli esseri viventi e della loro intelligenza vivente. È la progettazione della fine della democrazia delle economie gestite da esseri veri, per i bisogni veri degli esseri viventi. Continua...

 

LETTERA DA UN VIRUS - UN VIDEO PER FERMARSI A RIFLETTERE
LETTERA DA UN VIRUS  - UN VIDEO PER FERMARSI A RIFLETTERE

di Marinka Montico

Non puoi essere sano in un ecosistema malato. Alcuni di voi l'avranno già visto, gira su YT e su FB il video di quattro minuti prodotto da Marinka Monticp, travel blogger italiana e bravissima comunicatrice. Milioni di visualizzazioni in tutto il mondo. Un potente stimolo ad una riflessione profonda.
“Fermatevi. Semplicemente. Alt. Stop. Non muovetevi. Non è più una richiesta, è un obbligo. Sono qui per aiutarvi. Questa montagna russa supersonica ha esaurito le rotaie. Basta. Aerei, treni, scuole, centri commerciali, incontri.  Abbiamo rotto il frenetico vortice di illusioni e obblighi che vi hanno impedito di alzare gli occhi al cielo, guardare le stelle, ascoltare il mare, farvi cullare dai cinguettii degli uccelli, rotolarvi nei prati, cogliere una mela dall’albero, sorridere a un animale nel bosco, respirare la montagna, ascoltare il buon senso.
Abbiamo dovuto romperlo. Non potete mettervi a fare Dio. Il nostro obbligo è reciproco, come è sempre stato. Anche se ve lo siete dimenticati. Interromperemo questa trasmissione: l’infinita trasmissione cacofonica di divisioni e distrazioni per portarvi questa notizia. Non stiamo bene. Nessuno di noi. Tutti noi stiamo soffrendo. L’anno scorso le tempeste di fuoco che hanno bruciato i polmoni della terra non vi hanno fermato. Né i ghiacciai che si disintegrano. Né le vostre città che sprofondano. Né la consapevolezza di essere i soli responsabili della sesta estinzione di massa. Non mi avete ascoltato.È difficile ascoltare essendo così impegnati lottando per arrampicarsi sempre più in alto sull’impalcatura delle comodità che vi siete costruiti. Le fondamenta stanno cedendo. Si stanno inarcando sotto il peso dei vostri desideri fittizi. Io vi aiuterò. Porterò le tempeste di fuoco nel vostro corpo. Inonderò i vostri polmoni. Vi isolerò come un orso polare su un iceberg alla deriva. Mi ascoltate adesso? Non stiamo bene. Non sono un nemico. Sono un mero messaggero. Sono un alleato. Sono la forza che riporterà l’equilibrio. Ora mi dovete ascoltare. Sto urlando di fermarvi.

Fermatevi. Tacete. Ascoltate. Ora, alzate gli occhi al cielo. Come sta? Non ci sono più aerei. Quanto vi serve che stia bene per godere dell’ossigeno che respirate? Guardate l’oceano. Come sta? Guardate i fiumi. Come stanno? Guardate la terra. Come sta? Guardate voi stessi. Come state? Non puoi essere sano in un ecosistema malato. Fermati. Molti hanno paura adesso. Non demonizzate la vostra paura. Non lasciatevi dominare. Lasciate che vi parli. Ascoltate la sua saggezza. Imparate a sorridere con gli occhi. Vi aiuterò. Se mi ascoltate.” Continua....

PER UN MONDO INNOCENTE
PER UN MONDO INNOCENTE
di Anna Maria Ortese

“C’è un mondo vecchio, fondato sullo sfruttamento della natura madre, sul disordine della natura umana, sulla certezza che di sacro non vi sia nulla. Io rispondo che tutto è divino e intoccabile: e più sacri di ogni cosa sono le sorgenti, le nubi, i boschi e i loro piccoli abitanti. E l’uomo non può trasformare questo splendore in scatolame e merce, ma deve vivere e essere felice con altri sistemi, d’intelligenza e di pace, accanto a queste forze celesti. Che queste sono le guerre perdute per pura cupidigia: i paesi senza più boschi e torrenti, e le città senza più bambini amati e vecchi sereni, e donne al disopra dell’utile. Io auspico un mondo innocente. So che è impossibile, perché una volta, in tempi senza tempo e fuori dalla nostra possibilità di storicizzare e ricordare, l’anima dell’uomo perse una guerra. Qui mi aiuta Milton, e tutto ciò che ho appreso dalla letteratura della visione e della severità.
Vivere non significa consumare, e il corpo umano non è un luogo di privilegi. Tutto è corpo, e ogni corpo deve assolvere un dovere, se non vuole essere nullificato; deve avere una finalità, che si manifesta nell’ obbedienza alle grandi leggi del respiro personale, e del respiro di tutti gli altri viventi. E queste leggi, che sono la solidarietà con tutta la vita vivente, non possono essere trascurate. Noi, oggi, temiamo la guerra e l’atomica.
Ma chi perde ogni giorno il suo respiro e la sua felicità, per consentire alle grandi maggioranze umane un estremo abuso di respiro e di felicità fondati sulla distruzione planetaria dei muti e dei deboli – che sono tutte le altre specie -, può forse temere la fine di tutto? Quando la pace e il diritto non saranno solo per una parte dei viventi, e non vorranno dire solo la felicità e il diritto di una parte, e il consumo spietato di tutto il resto, solo allora, quando anche la pace del fiume e dell’uccello sarà possibile, saranno possibili, facili come un sorriso, anche la pace e la vera sicurezza dell’uomo”. Continua...

L'INCORONAZIONE
L'INCORONAZIONE


di Charles Eisenstein

Per anni, la normalità è stata tirata quasi fino al punto di rottura, una corda sempre più tesa, in attesa della beccata del cigno nero che la spezzasse in due. Ora che la fune si è spezzata, cosa facciamo: leghiamo di nuovo le estremità insieme, o sciogliamo le sue frange penzolanti per vedere che cosa potremmo tessere con esse?
Il Covid-19 ci sta mostrando che quando l'umanità è unita in una causa comune, è possibile un cambiamento straordinariamente rapido. Nessuno dei problemi del mondo è tecnicamente difficile da risolvere; essi hanno origine in un disaccordo umano. Quando c’è coerenza, i poteri creativi dell'umanità sono illimitati. Qualche mese fa, la proposta di fermare i viaggi aerei commerciali sarebbe sembrata insensata. Lo stesso vale per i cambiamenti radicali che stiamo facendo nel nostro comportamento sociale, nell'economia e nel ruolo che il governo ha nella nostra vita. Il Covid dimostra il potere della nostra volontà collettiva quando siamo d'accordo su ciò che è importante. Cos'altro potremmo ottenere agendo in coerenza? Cosa vogliamo raggiungere e quale mondo creeremo? Questa è sempre la domanda che segue quando qualcuno si risveglia al proprio potere.
Il Covid-19 è come un intervento di riabilitazione che rompe la presa della normalità, quella presa che crea dipendenza. Interrompere un'abitudine significa renderla visibile; significa trasformarla da una compulsione a una scelta. Quando la crisi si placherà, potremmo avere occasione di chiederci se vogliamo tornare alla normalità, o se potrebbe esserci qualcosa che abbiamo visto, durante questa pausa nelle routine, che vogliamo portare nel futuro. Potremmo chiederci, dopo che così tanti hanno perso il lavoro, se tutti quei mestieri sono quelli di cui il mondo ha più bisogno, e se il nostro lavoro e la nostra creatività potrebbero essere meglio applicati altrove. Potremmo chiederci, dopo averne fatto a meno per un po', se abbiamo davvero bisogno di così tanti viaggi aerei, vacanze a Disneyworld o fiere campionarie. Quali parti dell'economia vorremmo ripristinare e quali parti potremmo scegliere di lasciare andare? E ancora, spostandoci in un ambito più oscuro, su quali delle cose che ci vengono adesso sottratte (libertà civili, libertà di aggregazione, sovranità sui nostri corpi, raduni di persona, abbracci, strette di mano e vita pubblica) avremo bisogno di esercitare intenzionalmente la nostra volontà, personale e politica, affinché ci vengano restituite?
Per gran parte della mia vita ho avuto la sensazione che l'umanità si stesse avvicinando a un bivio. La crisi, il crollo, la rottura erano sempre imminenti, proprio dietro l'angolo, ma non arrivavano mai. Immagina di percorrere una strada, e più avanti lo vedi, vedi il bivio. È appena sopra la collina, dietro la curva, oltre i boschi. Quando arrivi sulla cima della collina vedi che ti sbagliavi, era un miraggio, era più lontano di quanto pensassi. Continui a camminare. A volte lo vedi, a volte scompare dalla vista e sembra che la strada continui per sempre. Forse non c'è un bivio. No, eccolo di nuovo! Sembra sempre quasi qui. Non è mai qui.
Ora, all'improvviso, facciamo una curva ed eccolo di fronte a noi. Ci fermiamo, stentiamo a credere che stia succedendo ora, dopo anni in cui siamo stati obbligati a stare sulla strada dei nostri predecessori, stentiamo a credere di avere finalmente una scelta. Abbiamo ragione a fermarci, sbalorditi dalla novità della nostra situazione. Ci sono centinaia di percorsi che si irradiano davanti a noi. Alcuni conducono nella stessa direzione in cui siamo già stati diretti. Alcuni portano all'inferno sulla terra. E alcuni portano a un mondo più sano e più bello di quanto abbiamo mai osato credere che fosse possibile. Continua...
NOI E IL BALLETTO DEL CORONAVIRUS
NOI E IL BALLETTO DEL CORONAVIRUS


di Massimo Marino

Dopo 25 giorni dalla doppia decisione di chiudere (quasi) tutto e tutti “come ha fatto la Cina” (non è vero ma così si dice) è evidente che c’è qualcosa che non va e che non torna nella narrazione quotidiana che ci viene raccontata da mattina a sera: nei numeri delle ore 18, nelle decine di servizi e talk, nei telegiornali. Siamo sommersi di dichiarazioni di esperti, medici, uomini politici e di cultura, di graziose e un po’ tirate conduttrici note perché le troviamo da anni sullo schermo al mattino, al pomeriggio, alla sera, fino alla rassegna stampa di mezzanotte. Che naturalmente non ci possono mentire... o no?

A 25 giorni dall’avvio progressivo delle norme di chiusura di molte attività e di distanziamento sociale ( 9 marzo) abbiamo superato i 120mila contagi ufficiali e 14mila morti ufficiali. Da 13 giorni siamo al di sopra, anche di molto, ai 600 morti al giorno anche se da qualche giorno il numero di nuovi contagi ufficiali quotidiani sembra aumentare di meno. Dato per scontato l’accantonamento della scadenza del 3 aprile si comincia ad azzardare ipotesi di “graduali riaperture” dopo la pasqua (12 aprile ) o il 1° maggio. 

Malgrado il chiacchiericcio mediatico sia imponente (specie in tv) e dilaghi dai media ufficiali fino ai social è evidente che i conti non tornano. I risultati attesi, dopo due settimane si diceva, sono dopo tre settimane poco visibili. Il Comitato Tecnico Scientifico Nazionale che accompagna il Governo nelle sue scelte e sul quale si concentrano pressioni dai più diversi settori sociali non ha una composizione particolarmente fantasiosa. Ne fanno parte: il Presidente dell’ISS (Istituto Superiore Sanità) Brusaferro insieme al Segretario generale, al Responsabile della Prevenzione sanitaria  e sorveglianza epidemiologica, al Responsabile della sanità marittima , aerea e di frontiera, tutti del Ministero della Salute. In più il Direttore scientifico dell’Istituto malattie infettive Spallanzani Giuseppe Ippolito. In aggiunta l’esperto nominato dalla Conferenza delle Regioni Alberto Zoli. Per finire i due esponenti apicali della Protezione Civile il cui responsabile per conto del Governo Angelo Borrelli trae dal Comitato le proposte di azione da sottoporre al Governo.  Quest’ultimo da settimane ci aggiorna sulla situazione nelle famose conferenze stampa delle ore 18 con in aggiunta le meno note comunicazioni settimanali dell’ISS. Nell’insieme queste figure rappresentano la gestione della Sanità in Italia degli ultimi 15-20 anni, pur se teoricamente subordinate ai decisori politici, cioè i Ministri della Salute e i Governi che si sono susseguiti negli ultimi 20 anni, da quando si istaurò un autonomo Ministero della Salute. I quali Ministri però sono stati in meno di 20 anni ben 11, di tre diverse estrazioni (CDX, CSX, Indipendenti). Continua...

AGIRE ORA - IL PUGNO DI FERRO E IL BALLETTO
AGIRE ORA - IL PUGNO DI FERRO E IL BALLETTO

Redazione FioriGialli

Tra le migliaia di articoli sulla pandemia che abbiamo consultato in questo periodo segnaliamo i seguenti di Tomas Puejo. Essi sono gli unici a descrivere correttamente l'insieme degli eventi e la loro dinamica.
Perchè Agire Ora
e Il Pugno di ferro e il Balletto sono i titoli di due articoli di Tomas Puejo, che compiendo un analisi accurata e lucida della diffusione del contagio Covid19, ha individuato e descritto  prima di tutti gli esperti e prima dei vari governi cosa stava succedendo e che tipo di intervento si doveva attuare. Il primo articolo Perchè Agire Ora, scritto il 10 marzo è stato letto nelle prime 24 ore da 7 milioni di persone, salite a 24 milione nelle seguenti 48 ore. Più di ogni altro documento circolato dall'inizio della pandemia prima cinese e ora mondiale, è riuscito a descrivere con grafici, tabelle e particolari dettagliati la dinamica di quanto stava avvenendo, riuscendo da subito a descrivere e predire le modalità con le qiali il problema si sarebbe manifestato.
Tomas Puejo ha 33 anni, è nato a Nantes da genitori spagnoli, è cresciuto tra Francia, Spagna e Italia, ma è rimasto in California dopo l’Mba all’Università di Stanford, dove si è specializzato in psicologia comportamentale e storytelling. Pueyo, si legge nella sua biografia, è vice presidente di Course Hero, una piattaforma di insegnamento online fondata nel 2006 a Redwood City, nella Silicon Valley, oggi valutata 1,1 miliardi di dollari, ed autore del libro Star War Rings, pubblicato nel 2017, che racconta la struttura segreta dietro i film di Star Wars.
Che cosa sostiene sul coronavirus e perché il suo scritto è diventato immediatamente virale? Con grafici, dati e modelli con molti riferimenti, Pueyo  fornisce gli strumenti per calcolare quanti casi di coronavirus ci saranno nella nostra zona, anticipando che cosa succederà quando questi casi si manifesteranno. Ci suggerisce che cosa dovremmo fare e quando. Assicurandoci che quando avremo finito di leggere l’articolo, sapremo che il coronavirus sta arrivando da noi. "Sta arrivando a una velocità esponenziale: gradualmente e poi all’improvviso. È questione di giorni. Forse una settimana o due. Quando lo farà, il tuo sistema sanitario sarà sovraccarico di lavoro. I tuoi concittadini saranno curati nei corridoi. Gli operatori sanitari saranno esausti. Alcuni moriranno. Dovranno decidere quale paziente riceverà l’ossigeno e quale morirà. L’unico modo per impedire questo scenario è l’isolamento sociale oggi. Non domani. Oggi", scrive.
Il linguaggio è imperioso, il tono carico d’urgenza, come la grafica impellente. Ma le informazioni e i modelli matematici indicano quello che l’Italia sta già sperimentando, dopo l’esperienza cinese. Con ospedali al limite, costretti a scegliere tra chi salvare e chi no. Secondo Pueyo, il prossimo Paese in emergenza sarà la Francia, che ammette 1.400 casi di pesone positive al virus e 30 morti, ma in realtà avrebbe un numero di casi veri tra 24 mila e 140 mila. Idem la Spagna, dove rispetto ai 600 casi ufficiali dichiarati nella città di Madrid e 17 morti, il numero reale dei contagiati probabilmente è compreso tra 10 mila e 60 mila. Ma anche negli Stati Uniti l’epidemia è in corso, con alcuni focolai evidenti, ad esempio nello Stato di Washington. «Con numeri simili a quelli attuali, Wuhan era già stata chiusa», scrive Pueyo. Gli esempi virtuosi? Taiwan, Singapore , Hong Kong e il Giappone. Il resto del mondo è in forte ritardo e ogni giorno può costare caro. 
Il 19 marzo segue un secondo articolo, tradotto da Claudio Porta su Medium: Il Martello e la Danza (oppure forse meglio Il Pugno di Ferro e il Balletto). La seconda analisi di Puejo individua i termini delle situazione successiva al contagio e costituisce a ns. avviso una base per comprendere come evolverà la situazione da questa primavera in poi. Eccolo Continua... 
 
TRE MESI ALL'ORA X: LA SAGA DI MATTEO E LA MEMORIA STORICA DEGLI ULTIMI 50 ANNI
TRE MESI ALL'ORA X: LA SAGA DI MATTEO E LA MEMORIA STORICA DEGLI ULTIMI 50 ANNI

di Massimo Marino

Con Tre mesi all’ora X esce la seconda parte (di tre previste) della Saga di Matteo, un tentativo azzardato da parte mia di lasciare, sotto forma di racconto, una traccia di memoria storica, specie per le generazioni più recenti, che permetta una lettura ragionata e annodi i fili necessari per capire gli ultimi 50 anni della vicenda italiana e non solo. Attraverso alcuni personaggi che nei tre brevi racconti incontriamo nel 1968 e ritroviamo alla fine del 1999 e praticamente ai giorni nostri nel 2018, cerco di rappresentare le ragioni, i successi e le sconfitte di una generazione, più o meno nata nei due decenni successivi agli anni ’40, dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Sembra paradossale, ma sui 50 anni che sono passati dal ’68 ad oggi, davvero densi di storia e di sommovimenti, sono davvero pochi i tentativi di articolare una razionale lettura di parte, invece per lo più fatta da chi questa storia intende deformare e cancellare più che comprendere.  
Lentamente, silenziosamente, la generazione che ha vissuto il '68, nata nei primi anni dopo la fine della guerra, esce di scena. È già uscita dalle fabbriche, dagli uffici, dalle scuole e dalle università, dai ministeri, dagli enti pubblici e dalle forze armate. È invece ancora attiva una guerra psicologica, parte della guerra civile a bassa intensità in corso negli ultimi anni, condotta anche sui media, che tenta di affermare che le lotte e le conquiste di quell’epoca furono una aberrante anomalia e che nessun cambiamento radicale della società italiana verrà mai consentito. È quindi più che mai attuale il tentativo di rendere impossibile qualunque percorso riformatore della società italiana. Bisogna invece rottamare un’epoca di irresponsabili diritti collettivi per tornare, finalmente, alla ragione: chi ha il potere e i soldi, chi è capace di corrompere, di fare il burattinaio nella società, è di fatto intoccabile. Gli altri devono competere fra loro, essere responsabili, flessibili nella loro sostanziale precarietà sociale e soprattutto non avere memoria del passato né preoccupazione per il futuro. Continua...
 

TEORIE DI GENERE, TRANSUMANO E CAPITALISMO
TEORIE DI GENERE, TRANSUMANO E CAPITALISMO


di Samuel Pruvot e Hugues Lefebre 

Michel Onfray: “La teoria di genere prepara il transumano, obiettivo finale del capitalismo saggista e filosofo Michel Onfray dà alle stampe un libro nel quale costruisce una teoria della dittatura appoggiandosi all’opera di George Orwell. In questo libro afferma che noi siamo entrati In un tipo di società totalitaria che distrugge la libertà, abolisce la verità e nega anche la natura.
Lei non esagera sostenendo che la Francia del 2019 assomiglia alla società di “1984” di Orwell? Certamente no. E credo anche che il fatto stesso che se ne dubiti provi anche che ci siamo dentro! La dittatura ha un passato molto lungo. Prende il suo nome da Roma dove si davano ad un uomo i pieni poteri per risolvere un problema, pieni poteri che egli restituiva poi senza colpo ferire, una volta compiuta la sua missione . La dittatura ha lasciato il mondo occidentale con l’imperatore di Mongolia Gengis Khan nei secoli XII e XIII e poi con Tamerlano, l’Emiro di Transoxiana nel secolo seguente. È poi tornata in Europa con Savonarola nel secolo XV e poi con Cromwell, Calvino, Robespierre e il suo comitato di salute pubblica, eccetera.
Ebbene, la maggior parte delle volte si pensa alla dittatura guardando ai fascismi bruni e rossi di Hitler, Stalin, Mao, Pol-Pot. La nostra incapacità di rappresentarci il fenomeno a partire da periodi lunghi ci costringe ormai a non saper pensare più l’argomento della dittatura all’infuori del nostro più recente passato. Però Hitler e Stalin non sono la misura eterna ed extra-storica della dittatura. (si legga anche: “Michel Onfray sulla via di Damasco”)
Perché Lei si è basato sull’Opera di Orwell per teorizzare la dittatura? Faccio l’ipotesi che Orwell sia un pensatore politico al livello di Machiavelli o di De La Boétie e che “1984” permette di considerare gli aspetti di una dittatura post-nazista o post-staliniana nelle forme di cui esamino l’esistenza nella nostra epoca.
Quando ho dovuto sintetizzare il mio lavoro, ho proposto lo schema di una dittatura di tipo nuovo, che suppone un certo numero di obiettivi: distruggere la libertà; impoverire il linguaggio; abolire la verità; sopprimere la storia; negare la natura; diffondere l’odio; aspirare all’Impero.
E come si realizza tutto ciò ?Per distruggere la libertà bisogna: assicurare una sorveglianza continua; distruggere la vita personale; sopprimere la solitudine; rallegrarsi nelle feste obbligatorie; uniformare l’opinione pubblica, e denunciare il pensiero come criminale.Per impoverire il linguaggio bisogna: praticare un linguaggio nuovo; utilizzare un linguaggio ambiguo; distruggere alcune parole; oralizzare il linguaggio; parlare un linguaggio unico; sopprimere i classici. Per abolire la verità bisogna: insegnare l’ideologia; strumentalizzare la stampa; propagare delle notizie false; costruire la realtà. Per sopprimere la storia bisogna: cancellare il passato; riscrivere la storia; inventare i ricordi; distruggere i libri; industrializzare la letteratura. Per negare la natura bisogna: distruggere il piacere di vivere; organizzare la frustrazione sessuale, igienizzare la vita., e la procreazione medicalmente assistita ( PMA). Per diffondere l’odio bisogna: crearsi un nemico; fomentare delle guerre; psichiatrizzare il pensiero critico; realizzare l’ultimo uomo . Per aspirare all’ Impero bisogna: formattare i bambini; gestire l’opposizione; governare con le élites; asservire le persone grazie al progresso; dissimulare il potere. Continua...

IL DELITTO PERFETTO: INDAGINE SULLA CHIUSURA DI LIBRERIE A ROMA
IL DELITTO PERFETTO: INDAGINE SULLA CHIUSURA DI LIBRERIE A ROMA

di Claudio Morici

Nel 1992 avevo vent’anni, volevo fare lo scrittore e allora mi capitava di entrare in libreria e di rubare libri. Mi sentivo in diritto, era una sorta di borsa di studio che mi davo da solo, visto che di lì a poco ne avrei scritto di bellissimi anch’io. Per il momento, però, ero solo un maestro nel disattivare la fascetta magnetica contenuta all’interno dei volumi, che faceva suonare l’allarme all’uscita. Ci scrissi anche un breve saggio sotto pseudonimo. Per favore, non cercatelo su internet. In Italia, da allora a oggi hanno chiuso moltissime librerie. A Roma, dal 2007 al 2017, hanno chiuso 223 punti vendita trattanti libri, secondo la Confcommercio.
Una strage. Alcuni avevano nomi che a risentirli stringono il cuore: Croce, Fanucci, Remainders, Invito alla lettura, Amore e psiche, Fandango incontro, Flexi, Zalib, MelGiannino. Ma cosa sta succedendo? Perché chiudono le librerie, soprattutto quelle piccole? Chi è il serial killer di quelle romane? Chi l’ha aiutato?
Primi indizi Tra i primi sospettati ci sono le grandi catene tipo Mondadori e Feltrinelli, che negli anni novanta sono entrate nel mercato a gamba tesa. Grandi editori che tutt’oggi, unico caso in Europa, i libri li pubblicano, li distribuiscono, li vendono, e a volte se li leggono pure da soli. I numeri parlano chiaro: le librerie a conduzione familiare in Italia erano 1.115 nel 2010. Nel 2016 erano 811. Mentre quelle che fanno parte di grandi gruppi sono aumentate: da 786 a 1.052. Ma parlando con Carmelo Calì, ex libraio della libreria Pallotta a ponte Milvio, sembra proprio che le grandi catene non siano le uniche responsabili di questa strage. Negli ultimi anni si è creato un nuovo equilibrio e i librai di quartiere sono diventati consapevoli di offrire un servizio che le grandi librerie nemmeno se lo sognano. I piccoli librai, a differenza dei grandi, hanno il dono della parola. Chiacchierano, discutono, consigliano, organizzano eventi. Ti danno un tetto se piove, una tisana calda, un luogo dove incontrare gli amici, sentirsi a casa o in ufficio. Mettono le locandine degli eventi nei bagni. Prendersela con le grosse catene sarebbe come arrestare il primo indiziato.
Troppo facile Le grandi catene magari riescono a stare dietro al meccanismo kamikaze delle nuove uscite (ci torno tra poco), ma non ai bisogni di socializzazione e di identificazione. È quello che mi dice anche Francesco Mecozzi della libreria Giufà a San Lorenzo: Siamo ancora aperti perché ci siamo costruiti un’identità diversa. E Alessandro Alessandroni di Altroquando aggiunge: Le persone vengono da noi anche perché ci conoscono personalmente. Come per Carmelo Calì, anche secondo loro prendersela con le grosse catene sarebbe come arrestare il primo indiziato. Troppo facile. La vendita al dettaglio è in crisi in tutti i campi: dalla macelleria al negozio di scarpe. Nelle librerie questa tendenza ha avuto risultati ancora più funesti? Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi dell’Associazione italiana editori (Aie), intervistato dall’Ansa dice di no. Anzi, dalla loro indagine risulterebbe che i librai hanno sofferto meno. E allora chi è il serial killer delle librerie?  Continua...
GLI ECCESSI DISTRUGGONO, OCCORRE UNA SOLUZIONE SEMPLICE
GLI ECCESSI DISTRUGGONO, OCCORRE UNA SOLUZIONE SEMPLICE

di Satish Kumar

Ho scritto un nuovo libro, Elegant Simplicity. Il motivo per cui l’ho scritto è che la semplicità ha la maggior parte delle risposte alla maggior parte delle nostre domande. La semplicità è il requisito indispensabile per sostenibilità, spiritualità e armonia sociale.
Iniziamo dalla questione della sostenibilità. Il consumismo ingombra le nostre case, le nostre vite e i nostri posti di lavoro. I nostri armadi sono pieni di abiti mai usati: scarpe, maglioni, giacche e molto altro. Nei mobili delle nostre cucine ci sono cose che non sono mai state usate e che continuiamo a tenere pensando che un giorno potrebbero essere utili, anche se quel giorno difficilmente arriverà. Lo stesso accade con le nostre scrivanie: carte, cartelle e libri si accumulano giorno dopo giorno e ingombrano lo spazio. Ci siamo assuefatti all’idea di accumulare e mettere da parte. Guardate le soffitte, guardate le camere da letto, guardate gli sgabuzzini, ovunque mucchi e mucchi di roba inutile.
Tutto questo materiale deve essere stato preso da qualche parte, dalla Terra o dalla Natura. Estrazione di massa, produzione di massa, distribuzione di massa e consumo danno come risultato una gran massa di rifiuti e di inquinamento. Se siamo seriamente preoccupati per la sostenibilità, allora dobbiamo cambiare la nostra abitudine di accumulare inutili proprietà nelle nostre case e nei nostri posti di lavoro, e imparare l’arte di vivere bene con meno.  Se sette miliardi di persone sul nostro pianeta Terra dovessero accumulare, consumare e poi creare rifiuti e inquinare come facciamo noi Europei e gli Americani, avremmo bisogno di tre pianeti, forse di più. Ma non abbiamo tre pianeti, ne abbiamo solo uno. Perciò, vivere con semplicità e lasciare sulla Terra l’impronta più piccola possibile, è l’imperativo della sostenibilità.
Molte delle merci che accumuliamo sono prodotte a buon mercato in Cina o in Bangladesh. Non sono solo economiche, ma anche brutte, o almeno non belle. Le compriamo e subito ce ne stanchiamo, così le buttiamo via e le discariche si riempiono sempre di più. La semplicità richiede eleganza e bellezza. Ogni cosa che abbiamo, dovrebbe essere bella, utile e durevole allo stesso tempo. Io lo chiamo il principio ‘BUD’ della semplicità elegante. Gli ‘Shakers’ costituiscono un esempio superbo di questo principio. Mia madre diceva sempre: “Non avere tante cose, ma che quelle poche siano cose belle, cosicché tu possa averne cura, possa usarle e indossarle con piacere.” Questa saggezza tradizionale è buonsenso, senso comune, ma, purtroppo, il senso comune non è più così comune. Perciò ho dovuto scrivere un libro su questo argomento! La semplicità è il prerequisito per la spiritualità.  Continua...

ISLAM E OCCIDENTE
INTERVISTA CON MANUEL OLIVARES

ISLAM E OCCIDENTE<br>  INTERVISTA CON  MANUEL OLIVARES

FG. Dossier: Come hai iniziato ad interessarti di Islam?

 Ho incontrato l’Islam in India, dove ho vissuto buona parte del tempo per circa 13 anni. A Varanasi per la precisione, la capitale culturale dell’Induismo ma con una sezione importante della popolazione di fede musulmana. Ho iniziato a frequentare i quartieri islamici perché ogni tanto avevo bisogno di mangiare un po’ di carne (in una città dove la maggior parte dei ristoranti serve solo cibo vegetariano) e avevo trovato un buon daba (ristorante economico) in un’area, integralmente musulmana, del quartiere di Madanpura.
Ogni volta che andavo a mangiare il pollo a Madanpura l’esperienza mi ispirava alcune riflessioni che ho poi riportato in uno dei miei libri (Con Jasmuheen al Kumbha Mela) . Apprezzavo difatti, del quartiere, la dimensione sociale maggiormente “comunitaria” in cui, come miracolosamente, scomparivano le gerarchie marcate con cui bisogna invece convivere in un contesto hindu. A Madanpura respiravo un’aria più distesa ed ho iniziato dunque a percepire i musulmani come nostri “cugini” (nostri nel senso di: noi persone culturalmente cristiane, educate all’amore per il prossimo a prescindere dal suo status sociale ed alla fratellanza, per quanta poca applicazione possano avere, di fatto, questi valori).
Nel 2009 è stata la volta del mio primo viaggio in Kashmir (di cui parlo in questo post): stato indiano quasi integralmente islamico ai confini con il Pakistan, con tutto quello che questo sta comportando, da decenni,  in termini di costante guerra — più o meno quiescente — con il governo di Nuova Delhi. Le impressioni che avevo a Madanpura mi si rafforzarono in Kashmir, soprattutto quella di un incontro con una comunità con un alto livello di integrazione sociale.
Nel 2014 ci fu, infine, l’incontro con la Comunità Islamica Ahmadiyya, nel corso delle mie ricerche per il libro Gesù in India? Alla Comunità Ahmadiyya ho dedicato diversi scritti, dunque senza che mi sto a dilungare qui segnalerei: La Comunità Ahmadiyya vista da vicino; il mio intervento alla conferenza organizzata dal Centro Studi LIREC, nel corso del Congresso Internazionale della European Academy of Religion (Bologna, 5-8 Marzo 2018; panel n. 63), sul Movimento Ahmadiyya. Continua...
UNA RIVOLUZIONE OGNI MEZZO SECOLO
UNA RIVOLUZIONE OGNI MEZZO SECOLO


di Claudio Risé

Cosa ha a che fare con noi il '68, esploso un po' dappertutto nel mondo tra la primavera e l'estate di cinquanta anni fa? Forse non moltissimo. Le recenti ultime elezioni italiane infatti, il successivo governo nato tra enormi resistenze, e i suoi primi passi nel mondo stanno di certo producendo un notevole movimento, anche internazionale. Diverso però da quella misteriosamente sincronica stagione che nel ’68 a Berkeley, Parigi, Praga, Milano, Roma, Varsavia in poche settimane sembrò coinvolgere tutto il mondo, ma sul piano politico non produsse nulla, almeno in Occidente.
Oggi, tra l'altro, piazze e strade sono state sostituite dai percorsi ben più indecifrabili della Rete; un cambiamento non dappoco, se non altro perché allontana corpi e sguardi, che allora furono invece centrali. Le Università poi, in quel tempo al centro di tutto, oggi (quando funzionano) formano soprattutto dirigenti aziendali. Insomma è un altro mondo. Tuttavia non mancano le similitudini. Alcune, solidamente verificate, ce le fornisce la cliodinamica (da: Clio, dea della storia, e dinamica: scienza del movimento), una materia nata dalle elaborazioni del matematico Peter Turchin ed altri.
Tanto per cominciare le date: questi scienziati dimostrano infatti come negli ultimi 2 secoli (quelli dell'industrializzazione), all'incirca ogni cinquantennio si sviluppino grandi sommovimenti sociali, esplosioni di aggressività diffusa, che tendono a cambiare la storia. Nelle società agrarie, più lente, si producevano ogni cento anni ( e duravano spesso molto di più). In effetti da tempo ormai questi movimenti e conflitti hanno conseguenze molto più importanti che le tradizionali guerre tra Stati. Le ragioni economiche li spiegano solo in minima parte; le motivazioni profonde sono ancora inconsce quando esplodono e solo col passare degli anni vengono parzialmente riconosciute da chi le ha vissute.
La convinzione, infatti, con la quale decine di migliaia di giovani hanno percorso le grandi strade delle città più importanti d'Europa gridando "viva Stalin / viva Lenin / viva Mao Tse Tung," non aveva alcuna proporzione con il loro interesse per il marxismo leninismo. Né altrove, i corrispondenti slogan libertari, tipo "L'immaginazione / al potere", o: "Non lavorare / Mai", garantivano l'appartenenza alla sofisticata 'Internazionale Situazionista'. Erano tutte però sintesi provocatorie e suggestive di un profondo bisogno di cambiamento, di nuove ispirazioni e idee guida, che venivano per il momento paradossalmente espresse con quelle parole, quelle immagini. Facevano da apripista a quella generazione.
Ciò è probabilmente vero anche oggi, almeno in parte. Si spiegano anche così, forse, le cinquantennali rivoluzioni rilevate dalla cliodinamica: sono generazioni che si fanno strada in società poco propense a lasciarli passare. Nelle comunicazioni simboliche di allora, solo in parte consce e ragionate (come oggi molti tweet di Donald Trump), niente di ciò che veniva detto andava preso alla lettera: erano dei frammenti, indicatori di stati d'animo, speranze, rancori. C'era un grande aggressività verso i padri, certamente. Non perché li volessero morti, come si è molto ripetuto. Li volevano di sicuro più presenti, più vicini, più autentici. Continua...

IL SOGNO EUROPEO DEL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO
IL SOGNO EUROPEO DEL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO

di Jeremy Rifkin

Jeremy Rikfin, economista padre della ‘Terza Rivoluzione industriale’ intervenendo a margine del Brussels Economic Forum ha promosso il Governo del Cambiamento. Di seguito una ricostruzione della lunga riflessione di Rifkin raccolta dall’agenzia Adnkronos.
Il nuovo governo rappresenta una opportunità. Non quella di formare semplicemente un nuovo esecutivo, bensì quella di preparare un piano di lungo termine per trasformare l'economia delle comunità locali, dando più potere al popolo e facendo così dell' Italia, che ha una creatività pro capite straordinaria, il "faro" della trasformazione dell'Ue, per entrare nella nuova fase del "sogno europeo", in nome del principio di sussidiarietà, che è scritto nei trattati ma viene poco applicato.
E' il momento per tutta Italia di fare un grosso respiro, di fare un passo indietro e di chiedersi: chi siamo noi come popolo? Ho passato trent'anni in Italia, sono stato in ogni comunità locale: la creatività pro capite in Italia è semplicemente straordinaria, perché c'è un'enorme diversità culturale, che è una ricchezza. Oggi ogni regione d'Italia dovrebbe sfruttare il proprio patrimonio culturale, al di là dei confini, iniziando a mostrare l'Italia come il faro della prossima fase del "sogno europeo". Ricordatevi che sono stati gli italiani, con Altiero Spinelli, a portare l'Europa nel "sogno europeo". Ora è un nuovo inizio: non penso che nessuno dica di no all'Europa. Ma è tempo di riflettere, a livello italiano ed europeo, su come passare meglio alla prossima fase del sogno europeo. E di fare le trasformazioni necessarie per rendere l'Europa più collaborativa e più forte, più adatta agli interessi delle comunità locali d'Europa: questa è la chiave.
Dal voto è emersa volontà della gente di contare di più. (...) Non solamente per avere un altro governo in carica: questa è un'opportunità, non va sprecata. Bisogna creare una roadmap economica, muovendo verso la Terza Rivoluzione Industriale, portando l'Italia su una strada che può essere il faro per la prossima fase, per quello che vogliamo dappertutto, in Europa e nel mondo: più potere al popolo, più potere distribuito, in modo che le persone possano avere un maggior diritto di parola sul loro destino economico. Continua...
LE CINQUE PASSIONI DEL '68
LE CINQUE PASSIONI DEL '68

di Sergio Benvenuto

Che cosa è stato allora, il 68 francese? Lo chiamo francese, ma è evidente che quello italiano aveva molte affinità con esso. Rispondo che esso può essere capito in riferimento a cinque passioniliberalismo libertario, dionisismo, spettacolarismo, fraternismo, dadaismo.Nel 1968 compii vent’anni. Ero da un anno studente alla Sorbona di Parigi, e quindi potetti partecipare al maggio 68 – da ossimorico militante individualista, non ero organico ad alcuna organizzazione politica. Ho ripercorso la mia esperienza all’epoca in un libro appena uscito, Godere senza limiti (Mimesis). Allora mi consideravo un comunista trotzkista, (...) In quegli anni ho viaggiato molto tra Italia, Francia e Inghilterra, per cui ho potuto confrontare de visu i diversi “68”. Le illustrerò brevemente.
All’epoca la cultura dominante tra gli intellettuali sia in Italia che in Francia era comunista marxista. Era la cultura che avevamo ereditato dai nostri nonni, padri o amati professori. Eppure proprio nel maggio 68 ricomparve alla grande il movimento libertario, di cui prima nessuno sentiva quasi più parlare. I boulevard parigini si riempirono di foreste di bandiere rosse-e-nere, ovvero mezzo comuniste mezzo anarchiche. Daniel Cohn-Bendit, il simbolo del 68 francese, era anarchico confesso, quindi detestato dai “bolscevichi”. Ora, per l’anarchismo il nemico principale non è il capitalismo ma lo Stato, e ogni forma di gerarchia. Decisamente, lo stato francese, forte e centralizzatore, era allora più antipatico del capitalismo (che peraltro, all’epoca, era spesso capitalismo di stato). Il vero nemico appariva lo stato forte, poliziesco, gaullista o giacobino, CIA o regime sovietico.  Ma la ripulsa dello stato non è solo fisiognomico dell’anarchismo: anche del liberalismo. Il libertarismo è una forma radicale di liberalismo.  Continua...

IMMIGRAZIONE:
Riflessioni ad ampio raggio - PARTE 1

IMMIGRAZIONE:<br>Riflessioni ad ampio raggio - PARTE 1
 
di Manuel Olivares

Questo articolo vuole essere il primo di una speciale trilogia in merito al fenomeno,  di grande e grave attualità, dell’immigrazione. Stando ai dati UNHCR, dal gennaio di quest’anno sono giunti, in Italia, quasi centomila migranti, la maggior parte dei quali da Nigeria (quasi il 15%), Costa d’Avorio (9%) e Bangladesh (8.6%). È una situazione che desta non poca preoccupazione a vari livelli, dal cosiddetto uomo della strada ai vertici di governo.
Questo non può non indurre alcune, necessarie riflessioni ed il tentativo ─ spero non troppo maldestro ─ di una ricostruzione storica di quelli che sono stati, soprattutto a partire dal secolo scorso, i rapporti tra il cosiddetto mondo in via di sviluppo e l’Occidente che, come vedremo, non si è distinto per correttezza e lealtà politica.
Senza moralismo o buonismo direi sia il caso di farci un bell’esame di coscienza, elaborando una griglia storica di riferimento che possa essere di aiuto nella comprensione del nostro contemporaneo e, al contempo, un chiaro, possibile riferimento per le scelte etiche e politiche a venire (di cui la società civile potrà essere, in un modo o nell’altro, compartecipe).
Tra i filoni di ricerca cui si dovrebbe lavorare non può non essere menzionato quello relativo al ruolo dei nostri progenitori europei nel fatale depauperamento dell’Africa (da cui provengono, attualmente, la maggiorparte dei migranti), a partire dalla tratta atlantica degli schiavi — e dal conseguente olocausto africano (maafa in swahili: grande tragedia) — la più imponente deportazione della storia. (Continua...)
CRISI COME OPPORTUNITA'

di Albert Einstein

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La Crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorgono l'inventiva , le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso, senza essere " superato". Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. la vera crisi è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni é la pigrizia nel cercare soluzioni e e vie d'uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'é merito. E nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perchè senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.
ENERGIA ED EQUITA'
ENERGIA ED EQUITA' di Carlo Conte

Illich, nell’opera La convivialità, ha affermato che gli strumenti “dominanti” minacciano di distruggere cinque forme di equilibrio che finora hanno permesso all’uomo di sopravvivere. In questa sede vorrei esemplificare tale affermazione mostrando come queste cinque minacce riguardino uno degli strumenti che più caratterizza la civiltà industriale: il sistema dei trasporti. Per fare questo faccio riferimento al saggio Energia ed equità, pubblicato per la prima volta nel 1973. Credo sia importante sottolineare questa data, perché ci permette di evidenziare ancora una volta la natura quasi profetica degli scritti di Illich. Infatti chiunque si può rendere conto che i problemi sollevati in questo saggio sono, 36 anni dopo la sua uscita, peggiorati. La scelta della società industriale di non porre limiti a ciò che produce non può che avere delle conseguenze negative, non può che generare una Nemesi. Illich vuole mettere in evidenza, usando l’esempio del trasporto, come l’utilizzo di una quantità eccessiva di energia generi necessariamente situazioni di disuguaglianza. Non tutti, infatti, possono permettersi di consumare alti quantitativi d’energia: c’è chi può prendere il Concorde e chi la bicicletta, dice Illich.
Continua...
L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL MONDO
L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL MONDO da un discorso di Cristovao Chico Buarque

Durante un dibattito nell'università degli Stati Uniti, è stato chiesto all'ex governatore del Distretto Federale e attuale Ministro dell'educazione del Brasile, Cristovao Chico Buarque, cosa pensava rispetto all'internazionalizzazione dell'Amazzonia. Un americano ha introdotto la domanda, dicendo che si aspettava una risposta da umanista e non da brasiliano. Questa è stata la risposta del sig. Cristovao Buarque
: In realtà, come brasiliano, potrei parlare solo contro l'internazionalizzazione dell'Amazzonia. Anche se i nostri governi non curano abbastanza questo patrimonio, l'Amazzonia è nostra. Come umanista, sentendo il rischio della degradazione ambientale che soffre l'Amazzonia, posso immaginare la sua internazionalizzazione, come anche quella di tutto ciò che è di grande importanza per l'umanità. Se l'Amazzonia, per un'etica umanista, dev'essere internazionalizzata, internazionalizziamo anche le riserve di petrolio del mondo intero.Mi piacerebbe anche che prima dell'Amazzonia venissero internazionalizzati i grandi musei del mondo. Il Louvre non dovrebbe appartenere solo alla Francia. Ogni museo del mondo è guardiano di pezzi bellissimi prodotti dal genio umano.
Continua...
L'ASPETTO NEGATIVO DELLA DIFFUSIONE DEL NULLA
L'ASPETTO NEGATIVO DELLA DIFFUSIONE DEL NULLA
di George Ritzer


Si possono di certo elencare molti altri vantaggi del nulla e ampliare enormemente la lista a mano a mano che si procede, ma quanto detto è sufficiente per sostenere che esistono senza dubbio valide ragioni per la proliferazione del nulla. Tuttavia, poiché la maggioranza dei consumatori e molti studiosi esaltano le virtù di numerose forme di nulla, è importante passare a un'analisi degli aspetti negativi della sua diffusione. La critica più importante alla diffusione del nulla in tutto il globo è che, poiché tende a invadere inesorabilmente tutti gli angoli e le nicchie occupati dal qualcosa, in molti casi quest'ultimo ha sempre meno spazio. Con l'esplosione di non-luoghi, non-cose, non-persone e non-servizi resta sempre meno posto per luoghi, cose, persone e servizi. Viviamo in un mondo in cui si riduce vieppiù il qualcosa nelle sue tante forme. Si prenda il caso di Ikea. Continua...
GRAZIE CRISI
GRAZIE CRISI di Stefano Fusi

Grazie, crisi!! Ora ci dicono che c’è la crisi. Che ci sarà crisi. Che crollano i consumi. Che l’economia deve ripartire. Che per farlo dobbiamo consumare. E ce la fanno vivere davvero, la crisi. Che sarà dura, durissima. E la sentiamo eccome, la crisi. Quella economica: non abbiamo più soldi. Quella sociale: di chi fidarsi? Quella ecologica ed energetica: stiamo andando a fuoco e in fumo. Ma è davvero crisi? Chi ci dice che sia crisi, o non piuttosto un bel ritorno alla normalità? Dura, ardua, complicata, drammatica, ma finalmente un bel bagno di realtà? Pensiamoci un po’: chi ci dice che questa è crisi? Chi la definisce così? Proprio gli stessi che la rinforzano, la crisi, portandoci via anche quel poco che avevamo, mettendosi in saccoccia anche quello che ci resta, dopo aver già trasformato in merce ogni cosa che sarebbe naturale per vivere (la casa, la salute, la scuola, l’amore, il sesso, la politica, lo spirito -si erano dimenticati l’acqua e stanno rimediando- e via di questo passo).
Continua...
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