Il silenzio è l'eloquenza della sapienza
Samael Aun Weor

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
 categoria:

L'arte di vivere


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IL VIRUS SIAMO NOI
IL VIRUS SIAMO NOI
di Paolo Quircio

Chi, tra i lettori di FioriGialli, ha avuto la pazienza e la bontà di leggere alcuni dei miei precedenti articoli, tutti incentrati su temi inerenti lo Yoga e il Vedanta, avrà forse notato che cerco di evitare il più possibile di esprimere opinioni personali; in genere mi attengo agli Shastra, i testi tradizionali, scritti dagli antichi Rishi, e ai loro commentari, scritti da divulgatori ed esegeti più recenti. Oggi, per la prima ed ultima volta, voglio approfittare della piccola  tribuna offertami da Fiori Gialli per fare alcune osservazioni, personali sì, ma comunque legate allo Yoga e alla spiritualità. Il tema, naturalmente, non può che essere quello che è sulle pagine di tutti i giornali e tutti i siti web del mondo, oltre che nella mente di due o tre miliardi di persone chiuse in casa per cercare di limitare il diffondersi del contagio. Tutti conoscono la storia del Re nudo, e qui di re nudi mi pare di vederne diversi.
Sulla nudità dei re della politica, nazionale, europea e mondiale, nutrivamo pochi dubbi anche prima. È interessante notare la corsa allo stato autoritario, giustificato dall’emergenza sanitaria, di molti governanti, da Duterte nelle Filippine, dove l’esercito ha l’ordine di sparare a vista ai contravventori del coprifuoco; a Orbàn in Ungheria, che ha chiesto e ottenuto, da un parlamento servizievole, i pieni poteri; al primo ministro indiano, Modi, che alle 21 ha annunciato il blocco totale di qualsiasi attività,  cominciare dalla 24. Tre ore di preavviso! Col risultato che i milioni di lavoratori che dai piccoli villaggi dell’immenso subcontinente si erano recati nelle smisurate metropoli indiane, si sono trovati, così, di punto in bianco, senza casa, senza lavoro e senza un soldo. Treni e bus bloccati, alcuni, molte migliaia, hanno cominciato a camminare, con bambini e fagotti, verso i villaggi d’origine, distanti anche mille chilometri! L’Europa che si disfa, frontiere chiuse, egoismi nazionali e locali sempre più accesi. Uno spettacolo avvilente.
Un altro re, la cui nudità è apparsa evidente, è la scienza, quella medica in particolare. Che la medicina non fosse una scienza esatta già si sapeva (senza nulla togliere agli immensi progressi fatti negli ultimi decenni e alle tante vite che ha salvato o reso più dignitose), ma vedere il gotha degli scienziati e clinici italiani e non solo, virologi, immunologi, oncologi, infettivologi e altri ‘ologi’, prendersi pubblicamente a pesci in faccia, dandosi dell’incompetente a vicenda, proclamando con straordinaria sicumera delle tesi, per poi, con altrettanta sicumera, dopo pochi giorni affermare tutt’altro. Mentre i medici e gli infermieri in prima linea sgobbavano come matti e molti di loro, purtroppo, hanno anche perso la vita, eroicamente. Disgraziato il popolo che ha bisogno di eroi! Un altro spettacolo avvilente.
Che la statistica non fosse una scienza esatta, malgrado tutti gli sforzi dei suoi addetti per accreditarla come tale, forse alcuni già lo sapevano. Con grafici, algoritmi e tutti gli armamentari informatici di cui dispone oggi, non sembra essere andata oltre il famoso ‘mezzo pollo a testa’ di Trilussa. I dati forniti sono spesso contraddittori già all’origine, a seconda della fonte da cui provengono, e la loro elaborazione risente di interpretazioni (manipolazioni?) quanto mai soggettive. Ognuno dice la sua, creando, invece di chiarezza e sicurezze, dubbi, incertezze, timori. Anche qui rimane difficile non avvilirsi.
Poi, visto che stiamo quasi tutti a casa e molti non hanno granché da fare, si va a ruggire sulla tastiera del computer. Come diceva Umberto Eco: “Internet? Ha dato diritto di parola agli imbecilli: prima parlavano solo al bar e subito venivano messi a tacere". Naturalmente, mi metto automaticamente in questa schiera. Sui cosiddetti social si può leggere di tutto. Così come durante i mondiali di calcio diventiamo tutti commissari tecnici della nazionale, ora siamo tutti esperti di tutto. Chi sostiene una cosa e chi il suo contrario. E come ci si insulta nei commenti! Ci sono i complottisti, gli antivax, i sostenitori della clausura forzata e quelli che pensano che è solo una manovra per prepararci allo Stato di Polizia; c’è chi dice che il virus viene dai pipistrelli e chi dai laboratori cinesi o americani; ma anche qui ci si divide a suon di insulti, perché c’è chi pensa che gli Americani lo abbiano portato a Wuhan durante i giochi militari, e chi dice che è sfuggito accidentalmente dai laboratori dell’OMS, situati proprio a Wuhan. C’è poi chi, tra i complottisti più estremi, o più smaliziati (?), ritiene che tutta questa confusione sia creata ad arte da quell’élite di potere parzialmente o totalmente occulto, quella che gli americani chiamano il ‘deep state’, per far dire ai complottisti delle sciocchezze facili da smontare, affinché si coprano di ridicolo e perdano credibilità. A me pare che il vero ‘deep state’, in italiano  ‘stato profondo’, sia quello simile al coma in cui versa la maggior parte dell’umanità, l’ipnosi di massa da cui non riesce a svegliarsi.Continua...
CORONAVIRUS: SOLO UNA PROVA GENERALE
CORONAVIRUS: SOLO UNA PROVA GENERALE

di Paola De Paolis

“Quando l’oscurità si farà più profonda / soffocando il petto della terra / e la mente corporea dell’uomo sarà l’unica lampada accesa … “ (Savitri, p. 55)
Inizia così una delle tante profezie contenute in Savitri – Leggenda e Simbolo (ed. Mediterranee), il capolavoro poetico di Sri Aurobindo, poema ineguagliato, per altezza o profondità di visione, ispirazione e resa poetica, in tutta la letteratura mondiale (non c’è niente di analogo nel mondo intero, affermava Mère, la continuatrice del lavoro pionieristico di Sri Aurobindo): 24.000 versi in cui troviamo tutta la nostra storia, quella vera, quella che gli annali non riportano: passata, presente e futura. Oggi, è la storia di un’umanità che non ha ancora trovato se stessa, perché per quel ritrovamento occorre distogliersi dai fuochi d’artificio esteriori che bombardano incessantemente menti incapaci di fare silenzio e quindi ipnotizzate da tutti i film percepibili dai sensi…
La meta indietreggia, una vastità senza limite chiama / ritirandosi in un immenso Ignoto; / … / non c’è riposo per l’anima incarnata. / … / finché non ha trovato se stesso, l’uomo non può fermarsi. (Savitri, p. 339)
Un provvidenziale invito a fermarsi, ora, quest’emergenza, come per chiederci: “Sei pronto? A che punto sei?”. Un’occasione formidabile, un test, per rilevare proprio tutta la nostra resistenza a guardarci dentro, in un momento della  storia umana in cui la coscienza mentale, la parte maschile dell’essere umano che finora è stata alla guida, non trova più carte da giocare e comincia a intuire la propria inadeguatezza a risolvere i problemi da lei stessa creati. E’ chiaro che la Mente non è stata capace di cambiare radicalmente la natura umana. Potete continuare a cambiare le istituzioni umane all’infinito, ma l’imperfezione penetrerà attraverso tutte le vostre istituzioni, scriveva Sri Aurobindo nel 1915. La fine di uno stadio d’evoluzione è di solito caratterizzata da una recrudescenza di tutto ciò che deve uscire dall’evoluzione, (Sri Aurobindo, India’s Rebirth, p. 211 e 246).
Le difficoltà sono generali, scriveva il Poeta in una lettera del 1947. Dubbio, scoraggiamento, diminuzione o perdita della fede, diminuzione dell’entusiasmo vitale per l’ideale, perplessità e frustrazione della speranza per il futuro (…), un aumento generale del cinismo, un rifiuto di credere in qualsiasi cosa, un calo dell’onestà, una corruzione immensa, una preoccupazione per il cibo, il denaro, il comfort, il piacere, con l’esclusione delle cose superiori e una generale aspettazione del peggio (…)  Tutto ciò, per quanto acuto, è un fenomeno temporaneo per il quale coloro che conoscono qualcosa delle operazioni dell’energia cosmica e le operazioni dello Spirito erano preparati. Io stesso previdi che questo peggio sarebbe venuto, la tenebra della notte prima dell’aurora; perciò non sono scoraggiato. So che cosa si sta preparando dietro l’oscurità e posso vedere e sentire i primi segni della sua venuta. (On Himself, SABCL 26, p. 169 e sg.)
L’Intelligenza suprema (o universale, il Divino, se volete) organizza tutto infallibilmente; tutto è perfetto, anche se l’uomo non se ne rende conto (il suo sé umano, come un manto translucido, / copriva l’Onnisciente che guida il mondo che non vede. Savitri, p. 22). Ma ormai lo sappiamo: se non vogliamo affrontare un’incoscienza che è dentro di noi, questa ci verrà presentata dalle circostanze, come uno specchio, e puo’ travolgerci con la paura e il dolore: Il dolore è il martello degli dei / per spezzare una resistenza accanita nel cuore dell’uomo (Savitri, p. 443). Ce lo dice da tanto anche la fisica quantistica: siamo noi a creare la nostra realtà! E’ assodato. (Episodio d’un racconto obliato, / l’inizio perduto, il tema e la trama nascosti, / una storia un tempo viva ha preparato e creato / il nostro attuale destino, figlio di trascorse energie. Savitri, p. 12).
E se questa ‘realtà’ che abbiamo creato con la somma collettiva delle nostre incoscienze non ci sta bene, ecco che ci proiettiamo subito irresistibilmente all’esterno, per abitudine, alla ricerca dei colpevoli. Ma quando puntiamo il dito contro qualcuno o qualcosa non siamo nella vera coscienza, diceva Mère. Vedi, l’errore generale, è quello di credere che si debba cominciare dall’esteriorità e poi raggiungere l’interiorità. Non è così. Si deve iniziare dalla parte interiore e poi raggiungere la parte esteriore, quando si è pronti dentro di sé. (Conversazioni, 26 sett. 1956) Continua...
NON MI INTERESSA QUANTO SEI SPIRITUALE
NON MI INTERESSA QUANTO SEI SPIRITUALE di Taylor Rose Godfrey


Pensavo........"Non m'interessa quanto sei spirituale.
O per quanto tempo riesci a resistere in una Capanna del Sudore.
O quanti viaggi sciamanici hai fatto con il peyote uscendo fuori di testa
o quanto bene riesci a tenere la Posizione del Corvo.
Davvero.
Non mi interessa.
E non mi importa quali Pianeti cadono in quali Case nella tua carta natale
o quanti cristalli possiedi o quanto è vegana la tua dieta.
Voglio sapere quanta umanità possiedi.
Sai sederti, nonostante il disagio, accanto a chi sta morendo?
Sai stare con il tuo dolore o il mio,
senza cercare di dare consigli
o trovare una soluzione immediata o di trattenerlo?
Voglio sapere se hai il coraggio di mostrarti
e di farti vedere per chi sei veramente,
al di là di quanto tu possa essere illuminato,
allineato con i tuoi chakra o completo.
Riesci a mantenere uno spazio amorevole
per la persona che ami mentre curi le tue stesse ferite, senza sforzarti?
Non ha nessun potere di seduzione su di me
il numero dei training online che hai collezionato
o se vivi nel deserto o in una capanna di tronchi
o se conosci alla perfezione l'arte del Tantra.

Ciò che mi emoziona sono le mani che agiscono e piantano radici.
Continua...
LA COSCIENZA DI VERITA’ : QUANDO TUTTO IL RESTO E’ FALLITO
LA COSCIENZA DI VERITA’ : QUANDO TUTTO IL RESTO E’ FALLITO

di Paola De Paolis
 
Tante sono le spinte confuse che riceviamo oggi nell’affollata arena del ‘risveglio di coscienza’: nuove discipline o riesumazioni di antiche tecniche, nuovi guru o maestri di pensiero, tutti traggono immancabilmente ispirazione da quel ‘nuovo paradigma’ che, avvalorato dalla scienza, ci vede ormai indiscutibilmente uniti in un’esperienza che sembra catapultarci in un’altra dimensione destinata a salvarci dall’agonia di quella cui eravamo da millenni abituati ma la cui energia ormai non sostiene più, in ogni senso, la nostra crescita. Ora, se è vero che l’unica possibile soluzione per arrestare il processo di autodistruzione, a livello individuale e planetario, innescato agli albori dell’Era mentale è acquisire un livello di coscienza superiore e comprendere che esiste un campo che ci connette tutti l’un l’altro, è importante però saper discernere, nel variopinto mercato della New Age, cosa c’è di nuovo e cosa invece, spacciandosi per nuovo, appartiene al vecchio paradigma.
Innanzitutto dobbiamo ammettere che, se pure con la Fisica quantistica siamo oggi in grado di dimostrare, con la logica delle formule, o con le formule della logica, l’esistenza di quel campo, il livello di coscienza necessario per sperimentarlo nella nostra incarnazione individuale, di realizzarlo cioè a livello fisico cellulare (la vera conoscenza è solo attraverso il corpo), è tutt’altra faccenda. Non possiamo convincere nessuno ad avere questa realizzazione, non solo perché il suo prezzo è troppo alto (nientemeno che il nostro ego!), ma anche perché rappresenta il prossimo passo evolutivo: un passo che non appartiene più alla mente, né ad alcuno dei piani mentali che finora hanno fatto il buono e il cattivo tempo sul nostro pianeta.
A seconda delle tradizioni, questi piani della sfera mentale sono stati definiti in vari modi (mente materiale ordinaria, mente intuitiva, spirituale etc.), ma quel che ci interessa qui è individuare il ‘top’ di tutta la sfera mentale, il soffitto, per così dire, oltre il quale si apre il dominio della Trascendenza, o Mens Dei (Mente di Dio). A questo scopo vogliamo utilizzare la terminologia di chi è stato il pioniere della New Age(1): Sri Aurobindo, che, nel corso della sua rivoluzionaria esperienza, attraversò tutti i piani, al di sopra e al di sotto della coscienza umana, come testimonia il messaggio profetico lasciatoci nel suo capolavoro in versi, Savitri – Leggenda e Simbolo, il Poema della Vittoria sulla Morte (2 voll., ed. Mediterranee). Così chiameremo questo ‘top’ della sfera mentale ‘Sovramente’ (Overmind).
La Coscienza al di sopra di questo ‘soffitto’ sovramentale, è invece quella ‘Supermente’ (Supermind) che Sri Aurobindo, come i Rishi vedici, i poeti-veggenti dell’India leggendaria di oltre 6000 anni fa, chiamava anche “Coscienza-di-Verità” (Truth-Consciousness): essa è propriamente la Coscienza dell’Unità del Molteplice, una coscienza, badiamo bene, che non ha niente a che fare con la mente e si realizza a livello fisico, cellulare, vibratorio. E’ questa Coscienza che, grazie all’esperienza d’un pioniere, ha toccato, possiamo dire, la Terra e ne sta scotendo le fibre in questo sconvolgente tramonto dell’Era mentale. L’esperienza della Supermente va oltre tutte le realizzazioni spirituali tradizionali le quali sono state sempre, in qualche modo, una ‘toccata e fuga’: un contatto (beato) con la sfera del Trascendente che lasciava però la Materia irredenta, tagliando, in un modo o nell’altro i ponti con essa. Continua...
ECOLOGIA ETICA SPIRITUALITA'
ECOLOGIA ETICA SPIRITUALITA'


di Maurizio Di Gregorio

Ecologia è anche iniziare a pulire il mondo, non sporcarlo o evitare solo di sporcarlo. I rifiuti solidi sono la parte più visibile dell'inquinamento, la più facile da raccogliere e portare via. Molto più difficile riconoscere e trattare l'inquinamento delle sostanze chimiche sul suolo, nell'aria nell'acqua.
Allo stesso modo è difficile comprendere che la corruzione nella vita pubblica corrisponde per quanto riguarda la vita pubblica all'inquinamento dell'ambiente. E vi sono persone che corrispondono ad autentici rifiuti con poche possibilità di redenzione: tra essi vi sono i tanti mercenari della politica, dell'informazione della cultura e dell'economia.
Se si comprendesse questo, sarebbe ancora più evidente l'importanza sia di riciclare che di evitare la produzione di rifiuti.
Lo stesso vale per le produzioni inquinanti, l'economia di sfruttamento e genericamente la violenza delle multinazionali e della finanza. Tutto questo, l'ingiustizia economica, diventa veleno per la vita sociale. 
Applicando principi etici si può evitare la corruzione e si possono superare le ingiustizie economiche. Occorrerà comunque superare le grande opposizioni che si incontreranno a questa pulizia del corpo statale ed economico collettivo.
Ancora più difficile è comprendere dove sbagliamo o abbiamo sbagliato nella nostra vita, con gli altri e con noi stessi, cosa abbiamo causato con il nostro ego e con la nostra insufficiente empatia e compassione. 
Con molta applicazione possiamo comprendere i nostri errori e liberarci dalla gabbia delle illusioni acquisendo una visione lucida della realtà e di noi stessi
Ecologia, Etica, Spiritualità sono tre nomi per la stessa attività: il perseguimento, il raggiungimento e la protezione della autenticità. Per questi motivi FioriGialli parla di armonia, connessione e integrazione tra ecologia, etica e spiritualità.
In ogni caso occorre sempre raccogliere e portare via. Ed esercitarsi fa sempre bene.

NON LA RELIGIONE MA UNA SPIRITUALITA' LAICA SALVA GLI UOMINI
NON LA RELIGIONE MA UNA SPIRITUALITA' LAICA SALVA GLI UOMINI

di Paolo D'Arpini

Un'amica tempo fa mi scrisse dicendomi: "“Perché  parli sempre male delle religioni? Mi chiedo cos'è questo accanimento contro le religioni?  Così si fomenta odio gratuito. Che le religioni siano state strumentalizzate credo siamo tutti d'accordo, ma non concordo col demonizzarle a tutti i costi...”
E' vero, le  religioni hanno strumentalizzato la spiritualità naturale dell'uomo trasformandola in speculazione utilitaristica.  Secondo me le religioni dovrebbero  tutte  venir superate, se si vuole che l'uomo recuperi la sua vera natura spirituale. Il distaccarsene è un fatto personale, certo, ma occorre essere consapevoli e ricordare i fatti che sono all'origine e pure conseguenza della strumentalizzazione religiosa. D'altronde l'evoluzione si snoda attraverso una continua "crescita" di coscienza.
Le religioni sono gabbie schematiche che impediscono la crescita,  esse rappresentano un coacervo di regole, dogmi e credenze immobili nel tempo. Poco si adattano ai cambiamenti epocali, al massimo se vi sono dei cambiamenti ineluttabili le religioni  sembrano conformarvisi  diluendo un pochino la loro dottrina ma di fatto impedendosi  di poter dare una idonea risposta evolutiva  alle nuove condizioni della società e dell'ambiente. I religiosi mancano di "responsabilità", nel senso originario di "respons-abilità", ovvero la capacità di fornire risposte adeguate alla situazione contingente in cui ci si trova.   
Vivendo nei fatti e non amando le diatribe dialettiche ma amando dire “pane al pane e vino al vino”  ammetto che non mi piace sentirmi ristretto in un contesto qualsivoglia. Non amo le etichette non amo nessuna coercizione morale, politica, ideologica o religiosa..  Persino alcune sette ecologiste od animaliste o bioregionaliste o vegane etc. tendono a chiudersi in un recinto di norme stabilite e di confessioni di aderenza  fissa stretta, senz'altra considerazione che quella di aderire al "vangelo" della setta.   Se si vuole fare della spiritualità naturale dell'uomo  una base per esprimere le norme di una “nuova religione” con tanto di sacerdoti titolati all’interpretazione e con tanto di bibbia decisa a tavolino dai sapienti, non sono d'accordo. 
Non che con questo intenda rinnegare la realtà della spiritualità, semplicemente mi dissocio dal novero di chi ritiene di essere depositario delle “regole” (come hanno fatto alcuni gruppi  sedicenti spiritualisti laici) e che  decide di volerle impartire agli altri come un codice legislativo.
All'inverso riconoscendo senza pretenziosità l’esistenza delle diverse realtà delle nostre quotidianità siamo in grado di coglierne la ricchezza e l’unicità, conservandone la memoria quale eredità culturale. Possiamo in tal modo cogliere anche  l’anima del luogo dove abitiamo, ove mente e corpo si fondono in un atto profondo d’amore e di gratitudine verso questa terra che ci ha donato la vita. Continua... 
OLTRE IL SILENZIO
OLTRE IL SILENZIO

di Paola De Paolis - (con Video speciale allegato)

Siamo arrivati, sembra, a un punto di non ritorno. Noi, l’umanità nel suo insieme. E’ come se la nostra anima sapesse che stavolta, dopo tante e tante incarnazioni, stiamo giocando una partita speciale. Se ci voltiamo indietro a guardare, la nostra storia ci appare una tragedia di lacrime e sangue: quanto ci è voluto per arrivare a comprendere l’unica cosa che esiste? Un lento, lentissimo risveglio, scandito dal dolore.
 Il dolore è il martello degli dei per spezzareuna resistenza accanita nel cuore dell’uomo (Sri Aurobindo, Savitri, vol. II, p. 443)(1)
 Se ormai la Scienza – con la fisica quantistica – e l’esperienza spirituale si danno la mano per affrontare il passo che ci farà entrare in una dimensione nuova, è perché condividono la stessa visione: ci dicono, ciascuna a suo modo, che viviamo in un mondo apparente che è una irrealtà; tutto è riconducibile a vibrazione e tutto è interconnesso. Siamo uno, e veniamo dall’Uno. Sono stati i pensieri della nostra mente ad aver fabbricato l’irrealtà in cui ci moviamo come sonnambuli che credono di essere svegli – e in cui sentono ormai di annegare.
Perché il pensiero mentale ordinario non ha mai creato dal Silenzio, ovvero unito alla Mente di Dio e al suo disegno luminoso, quel disegno illimitato / che l’Uno serba in cuore ed è il solo a conoscere (Savitri, I, p. 52), ma ha sempre continuato a fabbricare un mondo partendo da un ‘io’ diviso.
 … dai solchi arati dalla nostra volontà raccogliamo il frutto delle nostre azioni dimenticate (Savitri, II, p. 378). Ora, però, il nostro sonno non ha più scuse. Da quando la mente, col primo essere umano, cominciò a tessere la tela delle sue illusioni in reazione alla sua paura (la paura conseguente alla sua presunta separazione dall’Origine, ovvero dalla Mente di Dio o Trascendenza), un mondo fatto di corazze per difendersi, di piccoli o grandi gruppi distinti da altri gruppi e in opposizione fra loro, un mondo di divisioni e violenza si è sviluppato inevitabilmente, sempre più fuori del nostro controllo. Solo perché potessimo comprendere bene tutto il male che deriva dalla nostra smemoratezza.
 Un ricordo confuso persiste ancora in noi (Savitri, I, p. 378) Ora che abbiamo compreso la legge dell’attrazione quale legge fondamentale dell’Universo e non possiamo più atteggiarci a vittime o lamentarci come ci credevamo in diritto di fare nel cosiddetto “vecchio paradigma” ora che sappiamo che tutte le nostre circostanze, a livello personale e planetario, le abbiamo fabbricate noi, che cosa ci resta da fare? Ricordare. Ricordare, appunto, l’unica cosa che esiste. Perché se non sappiamo da dove siamo venuti, non riconosceremo nemmeno dove stiamo andando. E senza una visione evolutiva del processo in cui siamo immersi, la vita terrestre non ha molto senso, riducendosi a una “valle di lacrime” a liberarci dalla quale provvede ancora la morte – o, nel migliore dei casi, una realizzazione spirituale che, come dice Sri Aurobindo, “lascia la terra irredenta”. Quanti esseri realizzati hanno contattato la Trascendenza, assaporando la Beatitudine, liberato la propria anima durante la loro esistenza? Tanti, e la nostra tradizione ne è ricca, sia in Oriente che in Occidente. Essi hanno mirabilmente ispirato la nostra aspirazione, ma nulla è cambiato per la Terra: il dolore resta, la Morte regna sovrana. E finché c’è la Morte, c’è un lavoro che non è stato ancora compiuto. Continua...
ESSENZA DEL CORAGGIO
ESSENZA DEL CORAGGIO

di Bianca Carelli
 
Sul Sentiero l’uomo impara a rivolgere attenzione costante e sottile ai propri comportamenti e, soprattutto, alle proprie più nascoste motivazioni poiché sa che solo ciò che viene riconosciuto e svelato con Coraggio può essere trasmutato. Solo se ci rendiamo conto dei cumuli di menzogne che ospitiamo dentro noi stessi potremo operare con l’Alchimia interiore illuminando, purificando, elevando. E’ sicuramente molto più gratificante fare discorsi alati sull’anima e sul suo destino glorioso che osservare con coraggiosa discriminazione e saggio discernimento il nostro interiore; ma in verità - affermano i Maestri - tale destino sarà raggiunto solo quando le nostre parti in ombra saranno rese luminose.
Il nostro Servizio all’Umanità non è soltanto quello di esporre elevati contenuti e finalità da raggiungere ma anche quello di lavorare sul presente, diventando consci delle nostre dinamiche meno esplicite poiché solo chi è consapevole può generare Coscienza, Evoluzione e Verità e cocreare il Futuro.
 Soltanto da un profondo rispetto per la propria persona, per la propria individualità e unicità, per il Compito che si considera primario dell’uomo, ovvero quello di evolvere nella Verità, può svilupparsi la capacità di analizzare noi stessi e le nostre relazioni, e di dar vita a relazioni interpersonali costruttive e veritiere, basate sull’Amore e  sulla Coerenza.
E’ necessario pertanto guardare con Coraggio anche agli aspetti meno gradevoli di noi stessi e dei nostri rapporti, invece di occultarli o mistificarli nell’enfatizzazione degli aspetti luminosi: “…ci sono due modi per essere ingannati. Uno è quello di credere a ciò che non è vero; l’altro è quello di rifiutare di accettare ciò che è vero.” (Søren Aabye Kierkegaard)
 Anche il corpo reagisce alla mancanza di verità della nostra vita; sostenuto e strettamente collegato al corpo eterico, manifesta attraverso la malattia  l’incoerenza e  il disagio interiore che risiedono ad un livello più profondo rispetto a quello fisico; creata inizialmente ad un livello inconscio, la disarmonia si manifesta poi all’esterno come malattia.  Spesso, quando sopraggiunge una maggiore consapevolezza delle cause del malessere, che riguardano sempre impacci evolutivi e menzogne su noi stessi, i sintomi si riducono, diventano più gestibili o perfino scompaiono.
 L’ego, che vive nella separazione, utilizza come suo strumento d’azione il conflitto (tra aspirazioni dell’anima e coinvolgimenti contingenti meno elevati; tra corpo e spirito; tra moventi evolutivi e quelli utilitaristici; tra menzogna e verità…), il quale conduce inesorabilmente alla paura. In sostanza, il corpo è il mezzo di comunicazione mediante il quale l’anima, cioè la nostra parte perfetta, esprime l’armonia dell’interiore o il disagio derivante dal disallineamento con la propria Fonte divina,  che induce ad un disorientamento su Compiti, percorsi di vita, aspirazioni e moventi, rapporti con gli altri. Continua...
L'ASCOLTO E LA PAROLA
L'ASCOLTO E LA PAROLA

di Bianca Carelli

La comunicazione tra gli uomini può apparire spesso difficile, e talvolta dolorosa, a causa di incomprensioni e malintesi. Frequentemente non abbiamo idee chiare né voglia di ascoltare realmente, e discutere diventa solo un confrontarsi per “mostrare i muscoli” esibendo capacità logiche e dialettiche.Plutarco, ed altri saggi, ci hanno mostrato la via del vero Ascolto, che fa il vuoto di opinioni e giudizi  pregressi.
In qualsiasi confronto, dovremmo poter vincere la tendenza a rispondere immediatamente, sull’onda dell’emotività, poiché, in quel caso, la risposta, che consideriamo spesso, benevolmente, “spontanea” o “istintiva”, nasce, in realtà, da abitudini mentali precedenti, da preconcetti, da pensieri ripetitivi che “già” sono nella nostra mente. In tal modo non ci dimostriamo pronti ad un eventuale ampliamento di coscienza né ad un reale ascolto che possa farci cambiare.
All’ascolto attento è necessario si accompagni il giusto uso della Parola. Afferma un detto ermetico: “Le cose sono ciò che la Parola ne fa col nominarle”. Oggi l’umanità è molto più mentale del passato e ciascuno immette nei canali dell’esistenza un flusso massiccio di parole. Le parole scritte sono suscettibili di modifiche, all’atto della loro emissione; sono più facilmente controllabili perché sottoposte a preventiva riflessione. Quelle emesse seguono spesso canali emotivi non ancora vigilati e purificati, non consentono di “tornare indietro”, di “cancellare”, non sono rivedibili né modificabili.
Da ciò nasce il grande impegno di ogni Pensatore, in particolare del ricercatore spirituale. Egli comprende che le parole non sono “neutre”, sono energia vivente, e costituiscono  uno dei poteri più grandi che l’uomo possiede; con esse possiamo creare o distruggere, abbassare o elevare, potenziare o indebolire.La Parola illuminata, usata consapevolmente per il Bene, può guarire, illuminare, proteggere, salvare. Ci viene pertanto consigliato di ridurne il numero e di vigilare attentamente su di esse, affinché rispondano a caratteristiche di:verità;amorevolezza; utilità.
 In Oriente si considera ogni parola un mantra (da man e tra: rapporto) che  indica la modalità del suono, la nota con cui entriamo in rapporto con gli altri. Ogni parola è un nucleo energetico che rappresenta un’idea, o un insieme di idee; essa, inviata a una persona, o a un gruppo, produce effetti proporzionali alla potenza dell’emittente e consequenziali alla maggiore o minore purezza della sua intenzione. Ciò corrisponde ad una precisa verità sostenuta dalla Saggezza antica: “L’energia segue il pensiero e la Parola è ciò che lo concretizza”. Continua...
RICERCA DELL'ESSENZA E CORTESIA COME MASCHERA
RICERCA DELL'ESSENZA E CORTESIA COME MASCHERA

di Bianca Carelli
 
Sul Sentiero, l’aspirante impara ad ascoltare la voce della propria più intima Essenza, che fiorisce come un fiore nel deserto, spesso dopo aver vissuto l’aridità, la solitudine e la ricerca infaticabile dell’Acqua che sola può placare la sete dell’anima.   
Non ancora o non sempre l’individuo sul Sentiero ha strutturato il Coraggio (da cor, cuore) di presentarsi libero da sovrastrutture e da meccanismi di difesa; la sua immaturità spirituale appare talvolta evidente nel formalismo delle relazioni, che possono essere ansiogene e vissute in una dimensione di difesa; nell’incapacità di Dialogo ravvicinato, davvero aperto e fraterno; nella difficoltà di rapportarsi agli altri in modo umile e trasparente; nella difficoltà a Cooperare in modo vero e sentito.  
A questo proposito l’informatica, con la possibilità di vivere isolamenti protettivi o narcisistici attraverso l’utilizzo di mail, social, ogni tipo di messaggistica, forum e  siti contribuisce a fornire i mezzi per tali distanziamenti. Perfino la “spiritualità”  offre alibi e razionalizzazioni per l’evitamento o la rarefazione di relazioni umane, amicali e perfino sentimentali, che si sceglie di vivere “a distanza”: ci si può così trincerare dietro la necessità di ridimensionare aspetti affettivi per “stabilirsi sul piano mentale”, “superare l’emotività” e “evitare i conflitti di personalità”; o dietro il presunto valore di leggere ogni emozione o sentimento riferendoli ad una dimensione “universale”, e mai personalistica o riguardante contingenze e rapporti vicini e reali, così da poter agevolmente e “nobilmente” evadere il confronto.
Gli Ideali professati, ma non sempre vissuti, diventano il sostegno cui affidare la propria stabilità emotiva, i propri riferimenti mentali ed il proprio valore. Si sviluppa allora la “cortesia” (“comportamento adeguato ad una corte”) virtù elevata se intesa nel suo senso più alto di rispetto e riconoscimento del valore dell’altro, ma in tali casi vissuta come formalismo separativo teso a evitare confronti e coinvolgimenti.
Essa, intesa nel suo senso più convenzionale ed esteriore, è per lo più una formazione reattiva che nasconde aggressività repressa e difficoltà di Dialogo reale; in ogni caso, tale “cortesia” nulla ha a che fare con l’Attenzione e la Cura per l’altro, che hanno ben altre qualità, più elevate, vibranti, pure e sottili. Analogamente, la “cordialità” (da cor, cuore, atteggiamento, gesto del cuore) in situazioni di scarsa aderenza al Sé diventa mera esteriorità, che non scalda e non convince, puro artefatto dell’ego, caricatura dell’amorevolezza; serva degli umori volubili o dei piccoli obiettivi della personalità, si manifesta come superficialità ondivaga ed estemporanea; non sostenuta dai fatti, si presenta palesemente incoerente con l’azione. Continua...
ECOLOGIA DEL SUONO ED EMOTIVITA' NATURALE
ECOLOGIA DEL SUONO ED EMOTIVITA' NATURALE

di Paolo D'Arpini

Dobbiamo partire dalla consapevolezza che prima di ogni espressione musicale o letteraria  esiste il silenzio. Il silenzio non denota semplice assenza di suoni o di parole ma la condizione essenziale per mezzo della quale possono sorgere parole e suoni. Il vuoto mentale non è un vero  "vuoto" ma lo spazio attraverso la quale l'invenzione letteraria o musicale assume una forma armonica  e sensata. Ma c'è una differenza sostanziale tra la creazione musicale e quella letteraria. Quest'ultima sorge dal raziocinio dal lobo logico del cervello mentre  la melodia musicale nasce dal  lobo analogico, dall'emotività.   
Trattandosi di argomento così differenziato,  al fine di esprimere un senso compiuto almeno su uno dei due aspetti in esame, vorrei utilizzare la capacità descrittiva "delle parole" per illustrare -in termini empiricamente comprensibili - l'importanza della musica ecologica per la psiche umana. Non a caso nel confucianesimo uno degli aspetti conduttivi all'armonia sociale è la musica. Ma attenzione quando si parla di musica non si intende il rumore elettronico e cacofonico al quale ci hanno assuefatti i tecnologi moderni del suono.   
Nel campo musicale  dobbiamo invece far sì che gli studi sull’acustica  abbiano un valore positivo. Quali sono i suoni che intendiamo privilegiare, conservare, moltiplicare? Per capire questo discorso dobbiamo imparare a scegliere il suono al quale sottoporci. Possiamo cominciare discriminando fra l’ascolto volontario della nostra melodia preferita ed il martellamento della musica indiretta. Questa presa di coscienza non ci potrà certo impedire l’ascolto della musica indiretta, spesso ammannitaci nelle forme più subdole come quando si va al supermercato o si ascoltano musiche strane su internet o televisioni (e dir si voglia), ma ci consentirà comunque di abituarci al distacco ed al discernimento in modo da non cadere vittime degli incantatori pubblicitari.
Infatti la sottomissione passiva (ignorante) alla musica indiretta è fonte di stravolgimento culturale e mutazione dei costumi (esattamente ciò che vuole la pubblicità..). Se restiamo vittime di questo influsso la musica, che è l’arte più vicina alla spirito (essendo nata proprio in funzione del nutrimento spirituale) ed orgoglio della nostra tradizione millenaria, smette di essere una cosa nata per “illuminare” la mente umana, allietando il nostro vivere, ma diventa fonte di confusione ed alienazione dalla vita. Continua...
TERTIUM NON DATUR
TERTIUM NON DATUR

di Guido Dalla Casa

Un prato in salita Ero sdraiato su un prato di montagna, a prendere il sole. A volte un leggero soffio di vento mi accarezzava il viso. Ero semi-sveglio. Mi rendevo conto di essere tutt’uno con il prato, il vento, le nuvole, il vicino bosco, dal quale sentivo aleggiare gli spiriti degli alberi. Qualche volta riuscivo a sentire gli alberi: sapevo che erano viventi e senzienti, mentre nella civiltà industriale erano considerati risorse, oppure legname, e venivano accettati solo per questo. Vidi alcune galline, di quelle poche che ancora razzolano e beccano per terra: le altre, laggiù, erano chiamate risorse-per-fabbricare-uova ed erano ammassate in capannoni, tutte in fila, immobili. Così crescevano i cosiddetti indici di efficienza, ma molto di più la sofferenza e la tristezza del mondo.
Forse le sofferenze apportate alla Vita saranno restituite e ci sarà un “ritorno” ad opera delle forze sistemiche, o, se preferite, ad opera del karma. 
Perché ero lì? Avevo scelto io, oppure ero destinato ad essere lì? In una logica non-dualistica, la domanda non ha senso: forse mi aveva portato su quel prato il mio karma di quel momento. Non potevo sfuggire alla legge del karma, però lo avevo accumulato con le mie azioni, quindi ero/non ero libero, così come lo erano l’erba, gli alberi, il cielo, le nuvole. 
Mi accorsi che il principio di non-contraddizione era volato via. Tertium non datur? Mentre mi assopivo, vedevo il gatto di Schroedinger nel suo scatolone, nella sua condizione di vivo/morto in quella ora fra la rottura/non rottura della fiala di cianuro e l’apertura dello scatolone da parte dell’”osservatore”. Così, pian piano, mi accorgevo che anche per questa via il principio del terzo escluso (il Tertium non datur) stava volando via, insieme alla logica aristotelica.  A e non-A possono coesistere, quindi anche l’Essere e il Nulla.
Tertium datur: si può anche esistere/non esistere contemporaneamente. Pensavo e sentivo che tutto si risolveva nel vuoto quantistico, che è vuoto/pieno, una Vacuità creativa: così se ne andava allegramente col vento anche la visione atomistica di Democrito e dell’Occidente moderno.  Ma se io ero quel prato e quegli alberi, o quelle montagne, non c’è nessun ego separato. Mi stavo consolando per la morte? Se non c’è nessun ego, non c’è niente che muore. Non moriremo perché non siamo mai nati. Questo ego/non-ego è inconsistente, è solo una successione di stati mentali, variabile e impermanente come tutte le cose del mondo. Continua...
IL SERVIZIO COME ESPRESSIONE DI SE'
IL SERVIZIO COME ESPRESSIONE DI SE'

di Vittorio Viglienghi 
 
Parlare del servizio come di uno degli aspetti portanti della Nuova Era non è affatto semplice, soprattutto perché si tratta di un termine già ampiamente utilizzato nell’era uscente, e quindi già carico di significati, interpretazioni e contenuti che devono essere innanzitutto rimossi. E non si tratta appunto di cosa semplice, considerato lo spessore che questi engrammi ormai collaudatissimi hanno assunto nell’inconscio collettivo.
 Quali sono infatti le interpretazioni convenzionali e scontate del termine?
In linea di massima sono due: una per così dire laica, e una religiosa, entrambe comunque caratterizzate da un netto ed esclusivo riferimento all’idealismo, che nella prima si esprime squisitamente nel concetto di volontariato, e nella seconda nell’atteggiamento di dedizione, devozione, rinuncia, oblatività, sacrificio, ecc. Si possono tutti ben riassumere nel concetto del cosiddetto “spirito di servizio”, che ha in effetti rappresentato e tuttora rappresenta un valore di punta di quest’epoca, ma che si rivela essere ampiamente insufficiente e fuorviante, se si vuole – come è mio intendimento – considerare l’argomento sullo sfondo della Nuova Era.
 Il disinteresse, la generosità, la dedizione, la rinuncia, il servizio in nome di..., qualunque cosa o chiunque sia questo “nome”, non trova infatti spazio nella Nuova Era, e vi resta quindi estraneo. Questo perché – e non solo a livello di servizio – nella Nuova Era non esiste il lavoro in conto terzi, ma solo il lavoro in proprio. Non esistono dipendenti, ma solo liberi professionisti. Non esiste il servizio a... o l’essere al servizio di..., ma solo il servizio, e basta. Il verbo servire, cioè, si coniuga solo all’intransitivo.
 E questo ci introduce a quella totale risignificazione del termine di servizio che è un indispensabile passaggio da realizzare per poter effettivamente collocare l’argomento nell’ottica della Nuova Era. Del vecchio concetto di servizio va recuperato giusto il termine, il nome, ben svuotato di ogni contenuto precedente. Solo a questo punto si può allora prendere in considerazione come si può configurare il tema del servizio nella Nuova Era, e qual è la nuova accezione che in essa vi assume.
 A mio avviso, l’essenziale fattore di differenziazione del servizio nella Nuova Era risiede nel soggetto di questo servizio, che a differenza di prima è ora rappresentato dall’Io fenomenico illuminato dal Sé e non più dalla personalità, o da qualche parte di essa. Continua...
COME PARTI DI UN INTERO
COME PARTI DI UN INTERO

di Satish Kumar

Siamo in un viaggio: un viaggio dalla separazione alla relazione e dal dualismo all’unità. Uno dei dualismi dominanti della nostra epoca è stato l’idea di scollegamento tra la scienza e la spiritualità. Dall’inizio dell’epoca della pura ragione, in nostro sistema educativo si è impegnato a fondo per far sì che si affermasse la convinzione che la scienza debba essere libera dalla spiritualità, e che la spiritualità non debba avere nulla a che fare con la scienza.  
Negli ultimi quattrocento anni, milioni di laureati sono usciti dalle università dopo aver subito un lavaggio del cervello, con la credenza che o la spiritualità è una questione che riguarda esclusivamente la vita personale e privata, o che sia roba da stregoni, superstizione. Questa visione dominante ha ignorato gli scienziati del passato e del presente che non vedono alcuna dicotomia tra scienza e spiritualità.
Lo straordinario poeta e scienziato tedesco Johann Wolfgang von Goethe lavorò con un profondo spirito scientifico. Nei suoi libri ’La Metamorfosi delle Piante’ e ‘La Teoria dei Colori’, egli sfidò la visione ristretta e lineare della scienza. Con la sua comprensione fenomenologica della Natura, egli espose una scienza più interconnessa, ciclica e olistica. Ma la scienza idealistica e spirituale di Goethe è stata trascurata dagli studenti di scienze nella maggior parte delle università. Fu molto apprezzato come grande poeta, ma non come scienziato!
Lo stesso vale per Leonardo da Vinci. Ognuno pensa a lui come un grande artista, ma raramente viene riconosciuto come scienziato. Però, la nostra scienza contemporanea di complessità e teoria dei sistemi trova le sue radici nell’opera di Leonardo, perché egli si occupava di forme viventi, e perciò sposava una scienza di qualità, oltre che di quantità.
Nel momento in cui pensiamo ad una scienza di qualità, viene in mente la parola ‘spiritualità’. Anche Albert Einstein era uno scienziato spirituale. Continua...
PSICOLOGIA DELLA DONNA
E RELAZIONI DI COPPIA

PSICOLOGIA DELLA DONNA<br> E RELAZIONI DI COPPIA

Intervista ad Assagioli di Claude Servan Schreiber
 
 Vidi Roberto Assagioli per la prima volta circa due anni fa, a Firenze, nella sua vecchia casa dove ha passato gran parte della sua vita. Fece entrare mio marito e me nel suo studio, pieno di libri e carte a tal punto che dovette muoverne una pila per farci sedere.
Per un lungo momento ci guardammo, noi tre, senza parlare. Assagioli sorrideva, i suoi occhi straordinariamente vitali in una faccia segnata dalla vecchiaia, e guardava ora l’uno ora l’altra di noi. Ci stava sottoponendo ad un esame? Era proprio il contrario: ci stava permettendo di scoprirlo senza fretta, e di stabilire un rapporto con lui, senza che noi neppure ci rendessimo conto di che cosa stava succedendo. Era un clima di comunicazione, dove le parole potevano trovar posto in seguito, mentre fra noi si stava sviluppando qualcosa di simile a una corrente. La sua faccia era illuminata da una gioia interna straordinaria e radiosa, come non ho mai incontrato in un ottuagenario, e raramente in uomini molto più giovani. Il suo messaggio di gioia, percepito immediatamente, e immediatamente comunicato, è il ricordo più bello che io conservo dei numerosi incontri che abbiamo avuto in seguito con lui. «Tutto è possibile e accessibile a voi: gioia, serenità, ve le offro come un dono».
Non mi aspettavo di trovare in Roberto Assagioli l’eco del mio interesse in un’area specifica: la psicologia delle donne in un mondo in cui i loro ruoli e le loro funzioni le portano a subire dapprima un condizionamento, poi un’oppressione che spesso non riconoscono. Agli occhi della femminista che io sono, il padre della psicosintesi ha dunque un merito in più: una straordinaria capacità di adattarsi ad atteggiamenti che cambiano, che gli viene dalla sua volontà di capire gli altri, e dal suo amore della verità scientifica, anche quando questa è diversa da credenze avute in passato. Sul soggetto delle donne Assagioli una volta era stato limitato; lo sa e lo ammette francamente.
Non c’è e non può esserci una psicosintesi generale delle donne, e neppure degli uomini. C’è solo, per ogni individuo di entrambi i sessi, un itinerario personale unico verso lo sviluppo di tutte le sue facoltà emotive, mentali e spirituali. «L’essere umano — mi ha detto Assagioli — oggi non è più definito da nessuno dei suoi ruoli. Io credo nel primato dell’essere umano non condizionato dal suo sesso». Ci può essere un messaggio più bello? Ecco, più estesamente, ciò che mi ha detto su questo soggetto: Continua...
TRACCIARE IL CAMMINO:
L’ARTE DI UNA NAZIONE

TRACCIARE IL CAMMINO:<BR> L’ARTE DI UNA NAZIONE

di Christine Morgan

Salve amici.(...) Il titolo di questo intervento è Tracciare il cammino verso l’unità: L’arte di una nazione. Il suo tema di unità è famigliare ma, dati i recenti avvenimenti mondiali, sembra opportuno tornare ancora una volta su di esso.(...)
Naturalmente, conoscete già molto di questi argomenti e starete anche realizzando che questi drammi nazionali hanno bisogno di essere riconosciuti e affrontati nel nostro lavoro soggettivo per un mondo nuovo e migliore. A differenza di prima, oggi i conflitti hanno luogo nell’era dell’informazione e delle comunicazioni, il che aggiunge un’altra dimensione ai molti problemi dell’umanità, così come molte opportunità; recenti statistiche dell’UNESCO riportano che attualmente esistono circa 44.000 stazioni radio, che trasmettono discorsi e musica di ogni tipo. Oltre a questo mezzo, c’è anche internet – un potere per il bene, di cui ci si avvantaggia ovunque; allo stesso tempo una piattaforma per il crimine e per tutto ciò che di male c’è nel mondo, il tutto diffuso in un istante.
In questo mondo interconnesso, pensieri e desideri di ogni genere viaggiano velocemente attraverso le linee eteriche di comunicazione che circumnavigano il mondo. È impressionante pensare a tutta questa energia che attraversa l’etere, e gli effetti che ciò può avere sui nostri corpi eterici o corpi di energia. Questi sono cambiamenti eccezionali, che stanno avendo luogo nella sostanza eterica di questo mondo polarizzato ed è da questa sostanza che l’umanità deve incidere il suo futuro. Ora, in queste condizioni di estremo mutamento, sembra che ci venga presentata, come mai prima, la scelta tra il giusto e lo sbagliato, tra principi maggiori e minori, sapendo che ciò che scegliamo determinerà i valori e le forme della prossima civiltà.
(...) Non è difficile riscontrare qui la rilevanza per l’umanità nel suo insieme, che sta davvero sospesa tra un vecchio e un nuovo stato dell’essere. Sta rapidamente e chiaramente divenendo disillusa rispetto ai valori materiali, con la corruzione e la mancanza di leadership; tuttavia, individuare l’importante e necessario passo in avanti è immensamente difficile. Attualmente si trova nello stato doloroso di oscillazione tra una visione più ampia ed espansiva e il ritrarsi verso ciò che è conosciuto e famigliare. (...)
Così, il nostro tema “Tracciare il cammino verso l’unità” è tempestivo ed ha una rilevanza particolare per l’Italia dal momento che, secondo gli insegnamenti, il motto dell’Italia è “Io traccio i sentieri”. Come ogni altra nazione, l’essenza spirituale dell’Italia è racchiusa nel lavoro visionario dei suoi precursori, che ne incarnarono il cuore e l’anima. Esotericamente, potremmo dire che i precursori spirituali racchiudono la qualità dell’anima di una nazione e il suo proposito spirituale. Continua...
LA VERITA' E' SULL'AMORE E SULLA SAGGEZZA
LA VERITA' E' SULL'AMORE E SULLA SAGGEZZA


di Bollettino Buona Volonta Mondiale -  08/2018

In una recente lettera del Lucis Trust, la domanda  di assoluta  verità e realtà ultima è presentata  attraverso  una citazione  dall’Inno della Creazione dal Rig Veda. L’Inno chiede: “Chi lo sa davvero? Da dove viene questa creazione?... lui nel più alto dei cieli è il geometra.  Sicuramente  EGLI  lo sa,  o forse non lo sa.”  Da ciò vediamo  che la verità  è relativa,  poiché la scoperta  della verità a un livello serve solo ad aprire un mistero più grande  ad  un  altro.  La  verità  sta  sempre avanti ma, mentre la ricerca di essa si intensifica, la coscienza indagatrice evoca la luce della rivelazione,  e l’essenza di ciò che si trova  appena  al di là del nostro  presente stato   di   coscienza,   può   essere   toccata   e conosciuta.
Per quanto riguarda la conoscenza  della verità  di  un’altra  persona  –  la  sua  qualità essenziale  – essa può essere raggiunta  solo attraverso l’Amore-Saggezza. Questa è un‘energia  che  usa  la  mente  per  penetrare nel  cuore  di  un  altro  e  vedere  la  persona come un’unica parte del tutto. Coloro che percorrono un sentiero spirituale, stanno imparando  a  lavorare  con  questa  energia; ma anche molte altre centinaia  di migliaia, se non milioni di persone intelligenti in tutto il mondo, stanno iniziando ad attingere a questa energia, in maniera inconscia. Diventano naturalmente inclusivi nei loro pensieri   –  provano   un  senso   di  identità condivisa con gli altri e si risvegliano in una certa qualità di saggezza  e una più ampia comprensione della verità. Molte migliaia stanno associando questo con una ricerca consapevole di significato attraverso la meditazione. La meditazione porta luce spirituale nella propria vita, ma richiede uno sforzo mentale e la costante pratica  del  distacco.  Ci  chiede  di  affrontare  ciò  che  è distorto e non redento in noi stessi e negli altri, e questo non è un processo comodo.   Uscire dalle distorsioni  che possiamo  incontrare  nei  regni  delle  emozioni  e  della mente concreta richiede tempo e sforzi persistenti.
E‘ vero che le barriere e gli ostacoli alla realizzazione spirituale  sono scoraggianti  in questo periodo maniacale della  storia.  Il materialismo,  l’egoismo,  il sentimento  e l’intelletto   non   illuminato   e   orgoglioso,   sono   alcuni esempi  delle comuni  illusioni  che velano e spengono  la luce. Per dissipare questi veli, alcuni dei quali avvolgono tutti  noi  in  una  certa  misura  e  ad  un  certo  livello, dobbiamo continuare ad osservare il mondo esterno come il mondo dei simboli – e continuare a cercare di guardare attraverso  tutte  le  forme  e  gli  eventi  verso  il  mondo interiore del significato che è l’origine degli stessi. Continua...

INNOCUITA' INCLUSIVITA' IMPERSONALITA'
INNOCUITA' INCLUSIVITA' IMPERSONALITA'


di Mariabianca Carelli

Acquistiamo più chiaramente la percezione di noi stessi e della nostra esistenza quando entriamo in relazione. La qualità della nostra vita è determinata in gran parte dalla qualità dei nostri rapporti; a seconda della loro maggiore o minore armonia e delle ampie o ristrette potenzialità progettuali che da essi scaturiscono, la nostra esistenza sembra acquistare o perdere senso, illuminarsi d’amore o spegnersi nell’indifferenza. L’Età dell’Acquario vedrà attuarsi sulla Terra la Legge dei retti rapporti, basata sull’altruismo e sulla Pace; per l’avvento di tale realtà siamo tutti chiamati a portare il nostro contributo di amore e intelligenza. Il nostro passaggio sulla Terra richiede che sviluppiamo:

– l’Innocuità, intesa in senso attivo, come la capacità di favorire il progresso di tutti gli elementi della Manifestazione;
– l’Inclusività, la qualità del cuore che permette di abbracciare una parte sempre più vasta di umanità;
– l’Impersonalità, ovvero la capacità di stabilire rapporti privi di colorazioni “personalistiche”, rivolti all’anima, e non alla personalità dei nostri interlocutori; si terrà presente, cioè, che tutti coloro che avviciniamo sono, in realtà, “anime in evoluzione”.

Afferma Hermann Hesse, scrittore e ricercatore spirituale: “Il mio prossimo non è solamente ‘un uomo come me’ ma è ‘me’, poiché la separazione è solo un’illusione. Chi ha compreso che il mondo è un’unità, ha ben chiara l’assurdità che le singole parti di un tutto si facciano del male reciprocamente”.
Nel cammino evolutivo, la qualità dell’Innocuità è il presupposto affinché i gruppi umani funzionino a livelli più alti. “Innocuità” (da non nocere, non nuocere) non è da intendersi solo nel senso omissivo di “non fare del male” ma in senso assertivo e propositivo: sostenere lo sviluppo delle creature di tutti i regni di natura, i quali sono parti del grande Essere in cui abbiamo la nostra esistenza e che evolve con noi. L’innocuità diventa “ovvia” quando l’uomo comprende che la propria evoluzione è collegata a quella di tali altre “parti”. Continua...

MENZOGNA E VERITA'
MENZOGNA E VERITA'

"La leggenda vuole che un giorno la verità e la menzogna si siano incrociate.

-Buongiorno. Disse la menzogna.
-Buongiorno. Rispose la verità.
-Bella giornata. Disse la menzogna.
Quindi la verità si sporse per vedere se era vero. Lo era.
-Bella giornata. Disse allora la verità.
-Il lago è ancora più bello. Rispose la menzogna.
La verità guardò verso il lago e vide che la menzogna diceva il vero e annuì.
La menzogna disse: 
-L'acqua è ancora più bella. Nuotiamo.
La verità sfiorò l'acqua con le dita ed era davvero bella e si fidò della menzogna.
Entrambe si spogliarono e nuotarono tranquille. Continua...

BYPASS SPIRITUALE O COME NON AFFRONTARE LA VITA
BYPASS SPIRITUALE O COME NON AFFRONTARE LA VITA


di Fabiana Fondevila

Ti sei rifugiato talvolta nella Spiritualità per evitare di affrontare un aspetto doloroso della tua Vita? Lasciato correre abusi nel nome della compassione? Ti sei mai fatto scudo delle tue convinzioni più elevate per evitare di sentire gelosia o rabbia, considerandole emozioni “poco spirituali”? Se la risposta a qualcuna di queste domande è positiva sei in buona compagnia. La maggior parte delle persone che fanno un cammino spirituale restano vittime di tale inganno, che lo psicologo statunitense John Welwood chiamò nel 1984 ‘Bypass Spirituale’.
Di fatto, è una circostanza tanto comune nella pratica spirituale che pochi ne riconoscono la frequenza e i pericoli che essa nasconde.
Autori come Ken Wilber e Robert Masters avvertono che molti consiglieri spirituali e psicologi transpersonali favoriscono, con le migliori delle intenzioni, questo errore, proponendo la ricerca spirituale a coloro che cercano il loro aiuto per problemi di altra natura (cognitivi, psicologici, fisici). Lo psicoterapeuta Robert Masters nel suo libro ‘Bypass Spirituale’ scrive: Quando la Spiritualità ci sconnette da quanto è veramente importante’ dice che la nostra difficoltà a tollerare e far fronte alla nostra ombra personale e collettiva è la spinta che ci conduce a cercare la spiritualità come rifugio o soluzione facile ai nostri problemi. In questo caso, le Pratiche o ciò in cui crediamo non aiutano ad elevarci ma soltanto ad evitare il faticoso transito dentro l’esame di noi stessi e l’auto osservazione, a zittire la voce interiore che ci dice che qualcosa non va, a nascondere sotto il tappeto i conflitti e le difficoltà che chiedono di essere affrontati. Continua...

 

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