"Apri il cuore e accontentati di quello che la vita ti concede. Siamo tutti invitati alla festa della vita,
dimentica i giorni dell'oscurità, qualsiasi cosa possa essere successa non è la fine"
  Augusto Daolio

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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Filosofie orientali


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LA FISICA E L'ORIENTE
LA FISICA E L'ORIENTE

di Guido Dalla Casa

Sono passati più di quarant’anni dalla pubblicazione de “Il Tao della Fisica“, notissimo libro di Fritjof Capra, in cui si descrivevano e spiegavano le notevoli correlazioni e quasi-identità fra le conoscenze acquisite con la fisica quantistica e le concezioni di molte filosofie orientali, che spesso risalgono a più di duemila anni fa.
Dopo qualche anno veniva pubblicato “Il punto di svolta”, dello stesso autore, in cui si delineava con chiarezza un possibile passaggio dal paradigma chiamato cartesiano-newtoniano, in cui sono state inquadrate finora le conoscenze scientifiche, ad un nuovo paradigma battezzato sistemico-olistico, basato in gran parte sulla visione del mondo, dello scienziato-antropologo-filosofo inglese Gregory Bateson.
La situazione attuale Ottant’anni dopo i lavori di Heisenberg e Schroedinger e quarant’anni dopo la pubblicazione del libro di Capra sopra citato, ben pochi scienziati hanno accettato intimamente e completamente il fatto che le conseguenze filosofiche della fisica quantistica, o il paradigma che ne consegue, coincidono praticamente con la visione del mondo della filosofia buddhista (e di qualche aspetto del pensiero indù e taoista).
In fondo, molti ancora pensano in modo semi-conscio, che non è possibile che 2000 anni fa si potessero avere concezioni considerate molto “moderne”. Non riescono a liberarsi del pregiudizio del progresso, cioè dell’idea “ottocentesca” che l’umanità proceda in un’unica direzione, verso conoscenze sempre maggiori e “più vere”. Con alcune eccezioni. Qualcuno resta sorpreso (e quasi dispiaciuto) nello scoprire che la descrizione di sunyata fatta da Nagarjuna (secondo secolo d.C.), coincide con quella del vuoto quantistico della fisica.
Qualcosa era già stato notato dai fondatori, quelli dei “trent’anni che sconvolsero la fisica” (titolo di un fortunato libro divulgativo di George Gamow), tanto è vero che Niels Bohr scelse come suo stemma (richiesto per una onorificenza) il simbolo del Tao con la scritta “Contraria sunt complementa”. Erwin Schroedinger scrisse: “Non sono sicuro che l’individualità che noi sentiamo come persona, come individuo, sia reale, che essa non sia un’illusione. E’ in ogni caso un’idea diffusa in Oriente, presso i maestri delle Upanishad, che si tratti di un’illusione, che noi non siamo realmente individui spirituali, ma parte di una stessa Entità”. (“La mia visione del mondo”, Garzanti, 1987).
Sulla tomba di Werner Heisenberg (1901-1976), sta scritto: “Io sono qui, da qualche parte”.E’ un omaggio al “Principio di indeterminazione”, ma anche una consolazione per la morte: non c’è alcun ego che muore. Non c’è un ego autonomo e permanente che “persiste” o “non-persiste” (le uniche alternative che propone l’Occidente), ma una successione di stati mentali variabili, che non può sparire: non moriremo perché non siamo mai nati. Come gli altri esseri senzienti, siamo oscillazioni della Mente estesa, onde dell’Oceano, dove l’acqua non può sparire.Due paradigmi Come accennato, il paradigma tuttora caratteristico della cultura occidentale, è quello cartesiano-newtoniano, che inquadra il pensiero e le conoscenze, considerando l’universale come una macchina, con l’eccezione della sola parte mentale dell’uomo che la osserva “dall’esterno” e la può manipolare.
Il pensiero corrente è ancora oggi in gran parte ancorato alla visione del mondo che consegue dall’opera di Newton, sia per quanto riguarda i concetti di spazio e di tempo, sia perché viene attribuita a gran parte dei fenomeni, una natura essenzialmente meccanica. Inoltre, alla base della scienza – nella sua versione ufficiale e divulgata – sta il dogma che il mondo materiale sia oggettivamente esistente, in modo del tutto indipendente dal mondo mentale-psichico-spirituale: la scienza di Newton ha cioè come premessa scontata l’accettazione del dualismo cartesiano.
Tutto l’universo, compresa la Natura vivente sulla Terra, è assimilabile a una gigantesca macchina smontabile e ricomponibile: come conseguenza, la natura è priva di ogni rilevanza morale. L’uomo non ne fa parte, ma è qualcosa di superiore.Cartesio considerava “macchine” anche gli altri esseri viventi. Continua...
SAVITRI,
LA SCOPERTA DELL'ANIMA
E LA VITTORIA SULLA MORTE

SAVITRI,<BR> LA SCOPERTA DELL'ANIMA<BR> E LA VITTORIA SULLA MORTE

di Paola De Paolis

Da Savitri – La scoperta dell’Anima e la vittoria sulla Morte di Paola De Paolis, ed. La Lepre, riportiamo alcuni estratti. Questo libro contiene, in appendice, il testo della pièce dallo stesso titolo, (rappresentata all’Auditorium di Roma nel 2007) che è una riduzione teatrale di Savitri – Leggenda e Simbolo, il capolavoro poetico di Sri Aurobindo (ed. Mediterranee).
[…] Savitri e Satyavan, i protagonisti di questa storia, rappresentano rispettivamente la Parola Divina (il Verbo, la Vibrazione d’Amore originale) e l’anima incarnata dell’essere umano, anima non ancora pienamente da lui scoperta in tutta la sua profondità e quindi ancora nelle strette della morte e dell’ignoranza. […]
Savitri riconosce […] in Satyavan un’anima che aspira a un’altra cosa, oltre le tradizionali conquiste spirituali. Satyavan ha realizzato la Sovramente, il culmine della sfera mentale, ma sente profondamente, soffrendone, il limite di questa conquista: la mancanza di un anello di congiunzione fra il cielo e la terra (‘il senso umano dell’immortalità’) e riconosce in qualche modo quest’anello nell’incomparabile fascino di Savitri: Guardavo il mondo e mancavo il Sé, / e quando trovavo il Sé perdevo il mondo [...] / Ma tu sei venuta e tutto certamente cambierà [...] / adesso con te un altro regno s’approssima…
Satyavan, insomma, è l’anima umana pronta per il prossimo passo evolutivo. Pronta cioè ad essere scoperta nella sua dimensione più profonda, ancora non raggiunta – ma raggiungibile col maturare dei tempi.
Egli esprime mirabilmente la sua aspirazione. E se all’essere umano è richiesto di arrivare fino al penultimo passo, giacché l’ultimo è il Divino (o Coscienza, o Energia) a farlo per lui, questa storia d’amore illustra in pieno questo ‘miracolo’. […]
Con Savitri – La scoperta dell’Anima e la vittoria sulla Morte entriamo direttamente nella parte più drammatica del Poema. Satyavan e Savitri s’incontrano, si riconoscono e si amano. Savitri vive l’aspetto umano del suo amore, legato al dolore e alla paura della perdita. Ma Satyavan ha riconosciuto nello sguardo di lei “quello intento del proprio futuro”, “l’incarnazione di sogni eonici…”, e in questo riconoscimento già si profila l’avveramento di un’antica promessa: perché gli eoni, nel loro corso, puntano infallibilmente alla realizzazione del ‘Regno dei Cieli’ sulla Terra.
(La visione di Sri Aurobindo richiede un ritorno al nucleo fondamentale di tutte le religioni, Cristianesimo compreso: ‘la Città di Dio’, nel credo popolare cristiano, è possibile solo dopo la ‘fine del mondo’; ma questa ‘fine’, nel suo senso più profondo, non è che la fine di un’era – quella mentale). Continua...
15 AGOSTO, NASCITA DI SRI AUROBINDO
E DATA INDIPENDENZA DELL'INDIA

15 AGOSTO, NASCITA DI SRI AUROBINDO<BR> E DATA INDIPENDENZA DELL'INDIA

di Paola De Paolis

Il 15 agosto è il giorno natale di Sri Aurobindo ed anche il giorno in cui venne proclamata l’Indipendenza dell’India. Può sembrare una coincidenza, ma forse non lo è. Pubblichiamo, in proposito, alcuni estratti dall’Introduzione, di Paola De Paolis, al capolavoro di Sri Aurobindo da lei tradotto, il Poema  “Savitri – Leggenda e Simbolo”, vol. I, Ediz. Mediterranee (la cui 2° edizione, riveduta e aggiornata, uscirà il prossimo ottobre). 
Sri Aurobindo nasce a Calcutta il 15 agosto 1872, in quel Bengala che, all’inizio del XIX secolo, attraverso i canali della nuova influenza inglese, era divenuto un vero e proprio centro propulsore della cultura occidentale: Nella mia casa paterna si parlava solo inglese e hindustani, egli ricorda. Non conoscevo il bengali, niente dell’India o della sua cultura* (p. 7). Inviato a sette anni, dal padre medico condotto, a studiare in Inghilterra, a Manchester, Londra e infine Cambridge (dove, come documentano i biografi, vinse tutti i premi per la versificazione greca e latina), lettore insaziabile, assimila in breve tempo tutta la cultura europea leggendone i classici, antichi, medievali e moderni, nelle lingue originali, compreso il nostro Dante. La sua ri-nazionalizzazione cominciò solo a 20 anni, al suo rientro in India e avvenne, com’egli stesso precisa, per naturale attrazione verso la cultura indiana (...) C’era un attaccamento al pensiero e alla letteratura inglese, ma non all’Inghilterra come paese. (p. 7) […]
 Nel 1893 dunque, Sri Aurobindo, perfettamente occidentalizzato, rimette piede sul suolo natale (Come misi piede sul suolo indiano [...], cominciai ad avere esperienze spirituali, ma queste non erano separate da questo mondo, avevano anzi un’interiore e infinita relazione con esso: p. 98). Gli basteranno 13 anni per reindianizzarsi fino al midollo: apprende il sanscrito, il bengali e molte lingue indiane moderne, assimilando profondamente nel contempo tutto il vasto patrimonio culturale e religioso del suo paese. […]
 La sua attività è subito intensissima: oltre a insegnare francese e inglese al College di Baroda (di cui diventa presto rettore), svolge come giornalista, oratore e organizzatore una formidabile attività rivoluzionaria per la liberazione dell’India dal giogo britannico (So di avere la forza di liberare questa razza caduta. Non è una forza fisica – non combatterò con la spada o il fucile – ma la forza della conoscenza, scriveva in una lettera del 1905: in A.B. Purani, The Life of Sri Aurobindo, p. 82). Già la serie di articoli (New Lamps for Old) che, ventunenne, aveva cominciato a scrivere sul quotidiano di Bombay Hindu Prakash era stata interrotta dalle autorità. Ma è soprattutto sulle pagine del quotidiano inglese Bande Mataram (‘Inno alla Madre Patria’, titolo bengalese di una famosa poesia di Bankim Chatterji) ch’egli ispirerà come nessun altro il nascente movimento nazionalista: La più grande cosa fatta in quegli anni fu la creazione di un nuovo spirito nel paese (p. 32), in un tempo in cui parlare di completa indipendenza era considerato, come ricorda Nirodbaran, un delirio da pazzi (Sri Aurobindo for All Ages, p. 43. Continua...
WU WEI ICHINEN E SPONTANEITA'
WU WEI ICHINEN E SPONTANEITA'

di Paolo D'Arpini

Tutti  agiamo in modo spontaneo, sempre, ognuno mette in pratica quel che sente. C'è un'aura che lo dimostra, c'è un odore che lo annuncia. Tu non puoi comportarti diversamente da come i tuoi pensieri indicano. Come e da dove sorgono i tuoi pensieri? Chi li sceglie? Chi decide una via di azione piuttosto che un'altra? Forse il desiderio? Forse la volontà di raggiungere un fine? E dove si raggiunge qualcosa se non nel mondo delle apparenze, nel sogno dell'esistenza?

Da qui la teoria del karma che pone l'uomo all'interno di una ruota. La stessa ruota che vediamo nelle gabbiette dei criceti. Si muove perché il criceto che ci sta dentro la fa muovere. In se stessa la ruota è inerte. Perciò sia nel taoismo che nell'advaita si proclama "il non agire", nel senso di non compiere azioni con la finalità di un raggiungimento.

Però, in tutta sincerità con te stesso, agisci, non rifuggire dall'azione per paura. Lo stesso Krishna ad Arjuna disse: "Se rifuggi dall'agire la tua stessa natura ti spingerà a compiere le azioni che sono a te dovute". Perciò agisci conformemente al tuo "Dharma/Karma" e lascia i risultati al "Cielo"... Continua...
GLI INSEGNAMENTI DI DATTATREYA
GLI INSEGNAMENTI DI DATTATREYA

di Paolo Quircio

Nell’ultimo periodo della sua incarnazione, quando la sua missione di Avatar stava per concludersi, Krishna impartì all’amico e discepolo Uddhava una serie di insegnamenti. Questi insegnamenti, una sorta di testamento spirituale di Krishna, sono raccolti in una porzione dello Srimad Bhagavatam Maha Purana, un testo molto lungo e complesso che narra la vita di Krishna. Spesso questa porzione viene pubblicata separatamente con il nome di Uddhava Gita.

Nel primo capitolo dell’Uddhava Gita, dal verso 25 in poi, si parla dell’incontro, nel folto di una foresta deserta, del potente re Yadu con un giovanissimo Brahmano solitario, un asceta. Il re, percependo la serenità e la felicità che emanavano dal ragazzo, gli chiese come mai, pur essendo nudo, senza famiglia né proprietà, completamente solo e povero, potesse essere così felice. Gli chiese inoltre da quale Guru avesse imparato tale saggezza. La Gita non ci dice il nome del giovane Brahmano, ma tutti i commentatori sono concordi nel riconoscere in lui Dattatreya, l’Avatar della Trimurti, il Guru degli Avadhuta, i mistici asceti, coloro che si sono ‘scrollati’ di dosso l’io e tutti gli attaccamenti che da esso derivano. Dattatreya rispose che non aveva mai avuto un insegnamento formale, né un Guru in carne e ossa, ma che tutta la sua saggezza gli era derivata semplicemente dall’osservazione di cose, animali e persone: i 24 Guru che sono stati descritti da Swami Sivananda nel capitolo I 24 Maestri di Dattatreya. Continua....
IL SIMBOLISMO DI DATTATREYA
IL SIMBOLISMO DI DATTATREYA
di Paolo Quircio 
 
L’universo culturale indiano, e quello induista in particolare, hanno un modo di esprimersi, di tramandare le conoscenze e di insegnarle molto diverso da quello occidentale. Nel nostro sistema, di solito, per spiegare qualcosa si enuncia una tesi, la si amplia e si presentano i vari argomenti a sostegno della tesi stessa. Un sistema lineare e molto chiaro, estremamente funzionale sia per le cose pratiche, sia per quelle teoriche, filosofiche.

Il sistema indiano ha invece un approccio dai tempi forse più lunghi, affabulatorio, che la prende da lontano, ma che porta al punto essenziale attraverso racconti e analogie spesso molto pittoreschi e favolistici, apparentemente ingenui, quasi infantili. Ma, a ben guardare, queste favole esotiche sono intessute di simboli di sorprendente profondità. Insegnando per racconti e per simboli, con la stessa storia si possono raggiungere eccellenti risultati pedagogici con ogni tipo di pubblico. I più semplici saranno attratti dalle gesta degli eroi, dai giochi amorosi di Krishna e delle Gopi o dai prodigi operati dai Rishi e dai Deva; il ricercatore che è più avanti nel suo percorso spirituale avrà la capacità di vedere in quei simboli gli insegnamenti profondi delle Scritture; coloro che hanno già raggiunto un livello spirituale ancora più elevato sapranno avanzare ulteriormente, cogliendo in quei racconti e in quella simbologia l’espressione diretta dell’energia divina con cui, tramite il racconto simbolico, si immedesimeranno. Un solo insegnamento, ma dalle mille sfaccettature, valido dalla prima elementare alla laurea, e anche oltre. Continua...
INVECE DEL SUPERMERCATO SPIRITUALE
INVECE DEL SUPERMERCATO SPIRITUALE

di Paolo Quircio

Una caratteristica delle divinità induiste è quella di avere moltissimi nomi. Una serie lunghissima di attributi che descrivono i diversi aspetti propri di ogni divinità. La cosa non dovrebbe sorprendere più di tanto, considerando che in realtà tutte le divinità, a prescindere dalle loro specifiche peculiarità, non sono altro che diversi aspetti dell’unico, eterno, immutabile Brahman, la causa prima del tutto. Si pensi al bellissimo Purna Mantra. Purna vuol dire tutto, intero, completo, assoluto, e il Mantra ci spiega che: “Questo è il Tutto, quello è il Tutto, dal Tutto nasce il Tutto e se dal Tutto si leva il Tutto non rimane che il Tutto”. Sembra quasi una formula matematica! Naturalmente il Tutto è talmente multiforme che può essere definito con una miriade di nomi. Molti di questi si riferiscono ad episodi raccontati nei vari testi sacri.
Esempio, uno dei nomi di Devi, la divinità nel suo aspetto femminile, e in particolare di Durga, considerata nella sua forma più temibile, la spietata distruttrice del male, è Chamunda, colei che ha ucciso i due demoni Chanda e Munda. L’episodio è narrato nel Devi Bhagavatam, uno dei Purana attribuiti al Saggio Vyasa, l’estensore del Mahabharata, detto anche Vedavyasa, poiché ha raggruppato vari testi sparsi e li ha riorganizzati nei quattro Veda fondamentali. Uno dei nomi di Siva è Niilakantha, dalla gola blu, e deriva dall’antichissima storia della zangolatura dell’oceano del latte, quando il gigantesco serpente Vasuki, usato da Deva e Asura per far girare il bastone della zangola, comincia a rilasciare un terribile veleno che rischia di intossicare l’intero universo. Spaventati, i Deva invocano l’aiuto di Mahadeva, il grande dio, altro nome di Siva, il quale prontamente accorre e salva il mondo, bevendo il veleno e trattenendolo nella gola, che diventa blu. Continua...
IL MITO UNA STORIA RACCONTATA DIVERSAMENTE
IL MITO UNA STORIA RACCONTATA DIVERSAMENTE

di Paolo Quircio

Il rapporto che hanno gli uomini con coloro che li hanno preceduti, con i propri antenati, è spesso ambiguo. Per chi considera la storia come qualcosa di lineare, una strada che, seppur irta di difficoltà, conduce nella direzione del progresso, è quasi impossibile non considerarsi, se non il punto di arrivo, almeno uno stadio molto avanzato di un processo di evoluzione iniziato dalle caverne e che, passando per i grattacieli e le navicelle spaziali, ha portato l’umanità a un livello di sviluppo scientifico e tecnologico senza precedenti. In questa visione della storia gli antichi sono di solito considerati dei semi-selvaggi, ignoranti e superstiziosi, sanguinari e crudeli. Salvo poi rimanere attoniti davanti ai mille ‘misteri’ del passato più o meno remoto. Come e perché sono state costruite le piramidi? Come facevano gli Indiani a sapere che la materia è solo una forma più grossolana di energia? E i Dogon come conoscevano l’esistenza di Sirio? Grandi architetti che ammettono che forse oggi nessuno sarebbe in grado di costruire una cattedrale gotica. Per rispondere a questi interrogativi a volte si ricorre anche a soluzioni originali, se non bizzarre, interventi di extraterrestri inclusi.Continua...
AZIONE NATURA E FEDE: KARMA GUNA E SHRADDA
AZIONE NATURA E FEDE: KARMA GUNA E SHRADDA

di Paolo Quircio

“Quando la mente è fermamente convinta che Brahman è reale e l’universo irreale, è ciò che chiamiamo viveka, la discriminazione tra il Reale e l’irreale.” Adi Shankaracharya ‘Viveka Chudamani’, XX      
Questo è il concetto principale, fondante, dell’Advaita Vedanta, il Vedanta non dualistico, così come è stato formulato dal grande filosofo e mistico indiano Adi Shankaracharya, vissuto, probabilmente, tra il 788 e l’820.
Brahman, infinito, mai nato, eternamente esistente, che tutto pervade, è l’unica realtà. Prakriti, la natura sensibile, a volte indicata anche come Jagat, l’Universo, o Maya, il velo dell’ignoranza, è un’illusione, una creazione della mente. Così come il sogno è creato dalla mente di chi dorme e al suo risveglio non esiste più, così l’erronea identificazione con il corpo e la mente dà luogo nell’individuo, il Jiva, ad una sorta di sogno apparentemente molto reale, destinato comunque a dissolversi con il risveglio spirituale, la profonda presa di coscienza che la nostra vera realtà non è quella illusoria dei sensi di percezione e della mente che li coordina, ma l’Atman, il riflesso del Brahman che è in tutti noi, come l’unico Sole che si riflette in innumerevoli pozze piene d’acqua.  Continua...
SATSANG INTEGRALE
SATSANG INTEGRALE
Conversazione con Mokshananda

Come può la mappa integrale aiutarci a comprendere meglio la verità spirituale, agli insegnanti, e alle comunità? La parola Satsang deriva dalle radici Sanscrite SAT (vero) e Sanga (compagnia), e può essere interpretata in tre modi: a) la compagnia della .verità più alta,. b) la compagnia di un gruppo di studenti o professionisti riuniti per studiare, discutere e assimilare quella verità, e c) la compagnia di un maestro spirituale che agisce come un collegamento tra il popolo e la verità. Mentre è tipicamente associato con la tradizione Advaita Vedanta, il concetto di Satsang può essere applicato a qualsiasi tradizione spirituale o comunità, Est, Ovest, contemplativa o tradizionale.
Se vi trovate in chiesa, alla moschea, alla sinagoga, o allo zendo, vi trovate in una qualche forma di Satsang, cercando di capire qualche versione di verità spirituale, insegnata da qualche insegnante spirituale o leader, a una comunità di altri ricercatori e praticanti. Il Satsang universalmente può essere applicato a qualsiasi comunità impegnata a scoprire la .verità più alta. perché la più alta verità stessa è universale. E questa verità universale è situata nel cuore di ogni tradizione spirituale di tutto il mondo, nel cuore di ogni grande santo, saggio, e insegnante spirituale nel corso della storia, e al centro di ogni esperienza umana che si sia mai avuta. E', infatti, la sola cosa che ciascuno di noi abbia mai conosciuto. Continua...
SPIRITO REINCARNAZIONE E KARMA
SPIRITO REINCARNAZIONE E KARMA Per l'anima non c'è mai nascita, né morte.
Esiste e non cessa mai di esistere.
È non nata, eterna, esiste sempre, non muore ed è originale.
Non muore quando il corpo muore.
(Bhagavad-gita 2.20)

Può sembrare che ciò che si pensa su ciò che succede dopo la morte non sia così importante, e che ciò che veramente conta sia solo come si vive qui e adesso. Ma che dire se le due cose fossero strettamente connesse? Che dire se ciò che si fa ora influisse in modo determinante sul futuro e le mie attività del passato avessero ora i loro effetti? Con un'analisi approfondita, inoltre, si può osservare che lo stile di vita nelle diverse culture del mondo si può facilmente mettere in relazione al concetto che ciascuno ha della vita dopo la morte. Spesso è proprio questo che modella l'intera impostazione culturale. Sebbene i particolari della trasmigrazione dell'anima, la reincarnazione, varino da religione a religione, le basi scientifiche di questo credo o i principi su cui si fonda, sono gli stessi. Continua...
DELL'ALTO E DEL BASSO
DELL'ALTO E DEL BASSO

di Sri Aurobindo

Due soli poteri possono, mediante la loro congiunzione, compiere la grande e difficile opera scopo del nostro sforzo: un'aspirazione costante, ineluttabile, che chiama dal basso ed una grazia suprema che risponde dall'alto. Ma, la grazia suprema non potrà agire che nella luce e nella verità; non potrà farlo nelle condizioni imposte dalla menzogna e dall'ignoranza. Se dovesse sottomettersi a queste esigenze, incorrerebbe nel fallimento dei suoi stessi piani. Ecco le condizioni di luce e di verità, le sole accettabili dalla più alta forza per la propria discesa; ed è soltanto la più alta forza supermentale discendente dall'alto ed aprentesi il passaggio dal basso che può dirigere vittoriosamente la natura fisica ed annichilire le sue difficoltà. Occorre un dono di sé totale e sincero, un'apertura di sé rivolta esclusivamente verso il potere divino, un'ammissione costante ed integrale della verità che discende, un costante ed integrale rifiuto della menzogna, dei poteri e delle apparenze della mente, del vitale e del fisico che governano ancora la natura terrestre. Il dono di sé deve essere totale ed estendersi a tutte le parti dell'essere. Continua...
THICH NHATH HANH: 14 PRECETTI
THICH NHATH HANH: 14 PRECETTI 1. Non adorerò ciecamente e non mi vincolerò a nessuna dottrina, credenza o ideologia, compreso il buddismo. Considero ogni sistema di pensiero una guida lungo la via, e non ritengo nessuno di essi la verità assoluta.

2. Non penserò che la conoscenza che attualmente possiedo sia la verità assoluta e immutabile. Eviterò di avere una mente ristretta, limitata alle mie opinioni attuali. Praticherò il non attaccamento alle credenze per rimanere aperto al punto di vista degli altri. La verità si trova nella vita, non nelle nozioni intellettuali. Mi manterrò sempre disponibile a imparare dalla vita, osservando costantemente la realtà in me stesso e nel mondo.

3. Non costringerò con alcun mezzo altre persone, compresi i bambini, ad adottare le mie credenze, ne' con l'autorità', ne' con la minaccia, il denaro, la propaganda e nemmeno con l'educazione. Invece, attraverso il dialogo compassionevole, aiuterò gli altri ad abbandonare il fanatismo e la chiusura mentale. 
Continua...
(DAL DOSSIER I SENTIERI DELL'ESSERE)

BRAHMASUTRA
IL COMMENTO DI SANKARA

BRAHMASUTRA<br>IL COMMENTO DI SANKARA Poiché è una perfetta evidenza che nessuna reciproca identità può logicamente essere stabilita tra l’oggetto e il soggetto [della conoscenza], i quali sono espressi dai concetti di “tu” e “io” rispettivamente e sono per natura antitetici come l’oscurità e la luce, segue che tantomeno una tale reciproca identità può essere posta, secondo logica, tra le loro rispettive proprietà. Di conseguenza, sia la sovrapposizione dell’oggetto con le sue proprietà, il quale [è non-consapevole ed] è espresso dal concetto “tu”, al soggetto che, viceversa, la sovrapposizione del soggetto con le sue proprietà, il quale è di per sé consapevole ed è espresso dal concetto “io”, all’oggetto, entrambe risultano essere affatto erronee. Continua...
IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

IL TANTRISMO, TRADIZIONE SENZA TEMPO
IL TANTRISMO, TRADIZIONE SENZA TEMPO Selene Calloni

Elementi storici
Che cosa è e come si diversifica assimilandosi alle varie culture e religioni sociali la tradizione senza tempo che tramanda la conoscenza naturale? "Oggi si comincia a vedere che la parte anti-storica di ogni essere umano non affonda, contrariamente a quanto si pensava in precedenza, nel regno animale, anzi, al contrario deriva e si innalza ben al di sopra di essa: questa parte astorica dell'essere umano porta, come una medaglia, l'impronta del ricordo di un'esistenza più ricca, più completa, quasi beatifica." Mircea Eliade.
Filosofia e psicologia astorica per eccellenza la tradizione tantrica ha raccolto in sé l'eredità delle tradizioni sciamaniche e animiste pre buddiste e pre induiste sviluppandole in un corpus di testi la cui codificazione risale a varie epoche ed è ancora viva ai giorni nostri: i Tantra.
La tradizione senza tempo è anche la tradizione apolide che, con diverse vesti e nomi, si ritrova in Oriente come in Occidente quale parte connaturante delle tradizioni dei misteri. In Occidente si pensi agli aspetti tantrici dell'alchimia, dei riti templari, dei culti celtici e persino, nel mondo islamico, alle somiglianze evidenti tra le tecniche dell'estasi del sufismo e quelle del tantrismo.
Tutte le tradizioni misteriosofiche derivano da una medesima matrice sciamanica e animista della quale il tantrismo è portavoce.
Lo yoga è l'aspetto più pratico del tantrismo indiano e tibetano. Ma, in senso allargato, esso assume molteplici connotazioni a
Continua...
Il Brahmasutra con il Commento di Sankara
Il Brahmasutra con il Commento di Sankara Poiché è una perfetta evidenza che nessuna reciproca identità può logicamente essere stabilita tra l’oggetto e il soggetto [della conoscenza], i quali sono espressi dai concetti di “tu” e “io” rispettivamente e sono per natura antitetici come l’oscurità e la luce, segue che tantomeno una tale reciproca identità può essere posta, secondo logica, tra le loro rispettive proprietà. Di conseguenza, sia la sovrapposizione dell’oggetto con le sue proprietà, il quale [è non-consapevole ed] è espresso dal concetto “tu”, al soggetto che, viceversa, la sovrapposizione del soggetto con le sue proprietà, il quale è di per sé consapevole ed è espresso dal concetto “io”, all’oggetto, entrambe risultano essere affatto erronee...(tratto dal libro Brahmasutra)
Continua...
IL LAVORO COME CULTO
IL LAVORO COME CULTO

La convergenza tra spiritualità, sostenibilità e giustizia.
Vandana Shiva**

Il 5 dicembre del 2004 sono stata insignita del premio “Basavashree Award”  come riconoscimento per il mio contributo nei riguardi della gente e della natura svolto attraverso la ricerca, le campagne informative e di movimento. Questo premio viene dato a coloro che si impegnano a creare una società giusta, ideale abbracciato da Saint Basava nel 12° secolo, nel sud dell’India. Egli dedicò la propria vita a lavorare contro la tirannia della discriminazione basata su casta, fede e genere.
 La spiritualità di Basava era una riforma sociale imperniata sull’uguaglianza fra tutti gli individui. Rifiutava le differenze fra uomini e donne, fra
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DIFETTI DI PERCEZIONE
DIFETTI DI PERCEZIONE

di Deepak Chopra

Per capire veramente la natura della realtà dobbiamo guardare attraverso gli occhi dell'anima.
Non c'è vita senza coscienza - vita e coscienza sono la stessa cosa. Vita è sinonimo di ciò che chiamiamo spirito, coscienza, consapevolezza, esistenza. Negli ultimi 300 anni si è creduto che la coscienza fosse un epifenomeno della materia fisica.  Questa visione "riduttiva" dice che se possiamo comprendere il comportamento delle molecole, allora potremo anche capire che la coscienza è una qualità emergente;  cioè, una volta che le molecole raggiungono un certo grado di complessità di comportamento, da quel momento in poi, in qualche modo, emerge la coscienza. Continua...
LA NECESSITA' DI UNA SPIRITUALITA' PRATICA
LA NECESSITA' DI UNA SPIRITUALITA' PRATICA

di Satish Kumar

Una semplicità sobria è il modo per scoprire la spiritualità. Materia e spirito sono le due parti della stessa medaglia. La materia è ciò che misuriamo; quello che proviamo è spirito. La materia rappresenta la quantità; lo spirito la qualità. Lo spirito si manifesta attraverso la materia; la materia vive tramite lo spirito. Lo spirito conferisce significato alla materia; la materia dà forma allo spirito. Senza spirito la materia non ha vita. Noi siamo, nel contempo, corpo e spirito. Anche un albero ha un corpo e uno spirito; anche le pietre, che sembrano inanimate, hanno il loro spirito. Non c’è dicotomia, non c’è dualismo, nessuna separazione tra materia e spirito.Il problema non è la materia ma il materialismo. Allo stesso modo, non c’è problema con lo spirito, ma è lo spiritualismo il problema.
Quando incapsuliamo un’idea o un pensiero dentro un “ismo” mettiamo le basi per il pensiero dualistico. L’universo è verso-l’uno, è una canzone, una poesia, un verso. Contiene forme infinite che danzano insieme armoniose, che cantano insieme in un concerto, che si equilibrano nella gravità, che si trasformano evolvendosi, tuttavia l’universo mantiene la sua interezza ed il suo ordine interiore. Oscurità e luce, sopra e sotto, sinistra e destra, parole e significato, materia e spirito sono complementari l’uno l’altro, a proprio agio in un reciproco abbraccio. Dov’è la contraddizione? Dove il conflitto? La vita nutre la vita, la materia alimenta la materia, lo spirito nutre lo spirito. La vita nutre la materia, la materia nutre la vita e lo spirito alimenta sia la materia che la vita. C’è una totale reciprocità. Questa è la visione orientale, un punto di vista antico, un modo di vedere che si ritrova nelle tradizioni tribali delle culture preindustriali dove, natura e spirito, Terra e cielo, sole e luna sono in eterna reciprocità ed armonia. Continua...
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17 APRILE 2019 MILANO - CELEBRAZIONE EQUINOZIO DI PRIMAVERA E MEDITAZIONE DELLA PASQUA
13 - 14 APRILE CANTAGALLO (PO) - TEMPIO INTERIORE - SEMINARIO DI DANZA SUFI
13 - 14 APRILE 2019 FIRENZE - WORKSHOP LA SAGGEZZA DEL CUORE - PER INSEGNANTI E GENITORI
02 APRILE 2019 MILANO - IL POTERE DELL INTUIZIONE
14 APRILE 2019 MILANO - IMPARIAMO AD INTERPRETARE SEGNI E COINCIDENZE - CON GIAN MARCO BRAGADIN
05 APRILE 2019 PERUGIA - MEDITAZIONE E ARTE
25 - 28 APRILE 2019 GROSSETO - SEMINARIO DI ASCOLTO DI SE CON IL RESPIRO
27 APRILE 2019 FIRENZE - HO OPONOPONO IL SEGRETO HAWAIANO
27 - 28 APRILE 2019 MONTELUPO FIORENTINO - CORSO DI COSTELLAZIONI FAMILIARI E SISTEMICHE
25 - 26 - 27 - 28 APRILE 2019 BELLARIA IGEA MARINA (RN) - OSHOFESTIVAL 2019
06 APRILE 2019 ROMA - TRA LUCE E OMBRA - SEMINARIO ESPERIENZIALE
12 APRILE 2019 SAN PIETRO IN CERRO (PC) - LIBERA LE EMOZIONI
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