I sedici principi del bodhisattva costituiscono un sistema promosso dal maestro zen Dōgen (1200-1253) e aiutano a rispondere alla sofferenza senza rassegnazione, ma con azioni che promuovano il cambiamento e la guarigione.
Dōgen non vedeva però l’azione etica né la pratica di meditazione come modi per raggiungere il risveglio.
Piuttosto, esse manifestavano la natura già illuminata dell’essere umano. La pratica della meditazione zen aiuta a interrompere il flusso di pensieri ed emozioni egoici, placa la mente e la apre alla realtà immediata e pura dell’esistenza umana.
Non è quindi un metodo per ottenere qualcosa che non abbiamo, ma per vedere ciò che siamo già e vivere in modo autentico, senza più scappare dalle sfide difficili o dolorose.
I concetti rigidi di ‘male’ e ‘bene’ devono sì essere trascesi e sorpassati, ma senza assolutizzare, né agire sganciati da ogni obbligo morale; a questo si riferiscono i precetti descritti nel libro.
L’introspezione e la consapevolezza degli sbagli rimangono quindi cruciali per il praticante zen.